Unioncamere Umbria: Economia ancora malata, ma arrivano segnali di ripresa
Realisti, cauti, preoccupati. I circa 600 imprenditori intervistati nell’ambito della indagine congiunturale del settore manifatturiero e commerciale e quelli relativi al Cruscotto degli Indicatori Statistici realizzata da Unioncamere Umbria, prospettano un quadro ancora poco confortante dell'economia regionale.
I dati sono stati presentati da Giorgio Mencaroni, presidente di Unioncamere Umbria nell'appuntamento trimestrale dell'Osservatorio economico dell'Umbria e si riferiscono al secondo trimestre del 2012.
Sono quindi i numeri più aggiornati dell'economia umbra. Quasi un ceck up in tempo reale del mondo delle imprese.
L'economia ma male ma non peggio della media nazionale. I numeri non sono esaltanti ma presentano piccoli segnali di inversione di tendenza. Soprattutto per quello che riguarda l'export e le aziende che puntano con più decisione sull'innovazione. La dinamica delle imprese (nuove iscrizioni e cessazioni) è più stabile e mostra finalmente segnali positivi, in particolare per la nascita di nuove Società di Capitali (+18% rispetto all'anno precedente): il dato non indica solo forme di autoimpiego per rispondere in qualche modo alla crisi ma segnala attività strutturate e quindi la presenza di imprese vere e proprie affrontano i mercati.
In generale il quadro congiunturale, basato sui risultati conseguiti nel 2° trimestre 2012 dal sistema produttivo regionale, sembra sostanzialmente confermare il trend sfavorevole già osservato nei primi tre mesi dell’anno.
A livello quantitativo il confronto con le stesso trimestre del 2011 evidenzia una contrazione complessiva del 5,0% della produzione, del 5,2% del fatturato e del 5,3% degli ordinativi.
Sul fronte dell’export gli imprenditori intervistati, pur facendo registrare un calo dello 0,8% del fatturato rispetto allo stesso periodo del 2011, hanno comunque indicato un apprezzabile incremento degli ordinativi esteri (+2,3%) insieme ad una netta prevalenza delle segnalazioni di aumento (48%) rispetto a quelle di diminuzione (20%).
Vanno peraltro segnalati, congiuntamente, l’ incremento delle settimane di produzione (che passa dal 6,7 del 1° trimestre a 7 del secondo) e il grado di utilizzo degli impianti che sale ad un livello del 74,7% rispetto al 72,4% della precedente rilevazione.
A livello settoriale le industrie meccaniche e dei mezzi di trasporto registrano la migliore dinamica in ragione di una crescita del 2,4% della produzione, dell’1,6% del fatturato (che viene determinato soprattutto dal risultato del + 5,1% ottenuto sui mercati esteri) e del 6,4% degli ordinativi. Il buon andamento del settore viene confermato anche dalle previsioni per il 3° trimestre che denotano indicazioni di segno positivo per la produzione, per gli ordinativi e per il fatturato. A riprova dei favorevoli effetti determinati dalla mercato estero, i tre quarti degli imprenditori del settore si aspettano una crescita degli ordinativi a fronte di una quota del 7% che prevede una diminuzione.
Le indicazioni raccolte per le imprese operanti nel settore dell’industria alimentare mostrano nel 2° trimestre 2012 un trend certamente non positivo quanto a produzione (-4,1%), fatturato (-3,8%) e ordinativi (-3,9%) nei confronti dello stesso periodo dell’anno precedente. Una nota positiva è costituita dagli ordinativi del mercato estero con un incremento del 5,2% pur in presenza di un significativo calo del fatturato (-3,6%). Le previsioni per il trimestre successivo sembrano improntate ad un inequivocabile pessimismo considerata la netta prevalenza delle indicazioni di “diminuzione” fornite dagli imprenditori.
Il tessile-abbigliamento conferma la difficile fase congiunturale ma, rispetto al trimestre precedente, denota una significativa attenuazione delle contrazioni della produzione, del fatturato e degli ordinativi valutate sulla base del confronto con gli analoghi periodi del 2011. Va altresì sottolineato come il fatturato estero registri un aumento dell’1,6% rispetto al secondo trimestre 2011, un risultato che migliora quello conseguito nel primo trimestre quando la variazione positiva era stata pari allo 0,1% e come gli ordinativi del mercato estero registrino un + 0,5% rispetto ad un valore negativo del primo trimestre (-0,2%).
Per il comparto delle industrie chimiche, petrolifere e delle materie plastiche, si segnalano risultati di segno negativo per tutti i vari indicatori considerati. In particolare le variazioni percentuali con il corrispondente periodo del 2011 sembrano evidenziare un’intensificazione della sfavorevole fase congiunturale testimoniata da più forti contrazioni dei volumi produttivi (-6,9%), del fatturato (-7,5%) e degli ordinativi (-8,2). Le difficoltà del comparto sono confermate anche sul fronte del mercato estero con variazioni negative sia per il fatturato che per gli ordinativi. Anche le previsioni per il trimestre successivo non fanno intravedere spiragli di miglioramento.
il settore del legno e del mobile mostra un sensibile peggioramento del suo ciclo congiunturale determinato da una significativa contrazione dei volumi produttivi (-4,7%), del fatturato (-4,8%) e degli ordinativi (-3,1%) rispetto allo stesso trimestre del 2011. Le maggiori difficoltà si possono cogliere prendendo in considerazione le analoghe variazioni riscontrate nel trimestre precedente quando i valori dei tre suddetti indicatori avevano evidenziato una situazione di sostanziale stazionarietà nei confronti del corrispondente periodo del 2011. A determinare tale evoluzione ha contribuito non poco l’andamento sul mercato estero che ha registrato un sensibile rallentamento sia in termini di fatturato che di ordinativi dopo un primo trimestre decisamente positivo.
L’industria dei metalli si conferma come uno dei settori, tra quelli analizzati, maggiormente penalizzati dalla crisi. Sia per le indicazioni a carattere “qualitativo”, con una netta prevalenza delle segnalazioni di diminuzione su quelle di aumento, sia per quelle “quantitative”, i risultati dell’indagine rivelano la situazione di grande difficoltà. In particolare rispetto al secondo trimestre del 2011 si osserva un calo della produzione (-7,2%) che supera nettamente quello registrato nel primo trimestre (-2,9%). A questo si aggiungono le contrazioni del fatturato (-8,2%) e degli ordinativi (-6,2%). Per quanto riguarda il mercato estero a fronte di un apprezzabile aumento del fatturato (1,7%), il settore evidenzia una forte diminuzione degli ordinativi (-15,2%). Le prospettive a breve, pur contrassegnate dalla prevalenza di previsioni negative per i vari indicatori considerati, segnalano una marcata supremazia della quota di imprenditori (96%) che si aspettano un aumento degli ordinativi per il mercato estero nel trimestre successivo.
Assai pesante anche il consuntivo del settore delle industrie elettriche ed elettroniche testimoniato da consistenti contrazioni della produzione (-7,6%), del fatturato (-4,1%) e degli ordinativi (-8,2%) rispetto al 2° trimestre del 2011. In questo caso le difficoltà si segnalano con la stessa intensità anche sul fronte del mercato estero con un calo del fatturato del 7,6% e degli ordinativi dell’8,9%. Le aspettative degli imprenditori per il trimestre successivo non fanno presagire un’inversione della tendenza fortemente negativa che ha investito il settore.
Ugualmente dal comparto “altre industrie”, che ricomprendono la produzione della carta, della ceramica e la riparazione e manutenzione di macchine ed apparecchiature, giungono indicazioni di segno decisamente negativo considerato che nel corso del secondo trimestre i volumi produttivi si sono ridotti del 7,7% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, il fatturato dell’8,4% e gli ordinativi dell’8,6%. Meno marcato il calo del fatturato estero (-1,5) cui si accompagna un risultato di segno positivo (+0,6%) degli ordinativi relativi al mercato estero. Le previsioni per il 3° trimestre sembrano in linea con i risultati del periodo esaminato.
Esaminando i risultati per dimensione delle imprese, la classe maggiore (cioè le imprese con 50 dipendenti ed oltre) sembra tenere meglio nella fase congiunturale esaminata soprattutto grazie ad una positiva dinamica del fatturato e degli ordinativi relativi al mercato estero. Un trend che sembra destinato a proseguire sulla base delle previsioni formulate dagli imprenditori intervistati. Come già constatato nei primi tre mesi del 2012, la sfavorevole congiuntura penalizza maggiormente le imprese di minore dimensione, un fenomeno che si riflette direttamente sul comparto artigiano i cui indicatori risultano sistematicamente più negativi rispetto al sistema manifatturiero nel suo complesso.
Indagine congiunturale sul commercio
La rilevazione sul settore commerciale viene condotta su un campione di circa 180 imprese articolate in tre specifici comparti: ipermercati, supermercati e grandi magazzini, commercio al dettaglio di prodotti alimentari e commercio al dettaglio di prodotti non alimentari.
Nel secondo trimestre 2012 una quota del 43% delle imprese commerciali intervistate segnala una diminuzione delle VENDITE rispetto al trimestre precedente a fronte di una percentuale del 14% che invece indica un aumento. In termini quantitativi si rileva una contrazione delle vendite totali del 6,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A questo riguardo va osservata la diversa dinamica dei settori esaminati: a fronte di un calo del 7,1% del commercio al dettaglio di prodotti alimentari e del 9,1% del commercio al dettaglio di prodotti non alimentari, si registra una crescita dell’1,8% degli ipermercati, supermercati e grandi magazzini.
Le GIACENZE, alla fine del secondo trimestre 2012, sono ritenute adeguate dal 72% delle imprese intervistate, mentre il 22% le considera esuberanti e solo il 6% scarse. Si distingue il settore degli ipermercati, supermercati e grandi magazzini che segnala l’adeguatezza delle scorte per il 98% .
Quanto alle PREVISIONI per il trimestre successivo il 44% degli operatori intervistati, a conferma della difficile fase congiunturale, segnalano un’ulteriore diminuzione delle vendite, mentre solo il 21% indica un incremento. Viene confermata una migliore dinamica delle grandi strutture di cui oltre la metà degli imprenditori indicano una crescita delle vendite. Le stesse considerazioni possono essere fatte per gli ordinativi ma in questo caso anche la grande distribuzione vede ridursi la quota delle imprese che prevedono un aumento mentre prevale nettamente la quota (66%) di quelle che si attendono una situazione stabile.
E’ infine interessante cogliere l’orientamento delle imprese circa l’EVOLUZIONE della propria attività nei dodici mesi successivi: il 25% degli imprenditori intervistati ha indicato un’aspettativa di sviluppo, il 62% di stabilità, l’8% di diminuzione, mentre il restante 5% pensa di ritirarsi dal mercato.
Cruscotto di indicatori statistici
L’andamento congiunturale delle imprese
Iscrizioni e cessazioni totali
Nel secondo trimestre 2012, le iscrizioni di nuove imprese in Umbria sono state 1.499, il 16,5% in meno di quelle del precedente trimestre e il 3% in meno delle iscrizioni nello stesso trimestre del 2011 (mentre a livello nazionale, la riduzione è stata del 2,6%).
Oltre il 18% delle nuove iscritte sono Società di capitali, mentre circa il 67% sono imprese individuali.
Le cessazioni (non d’ufficio) sono state in totale 943, con una riduzione del 58,5% rispetto alle cessazioni nel precedente trimestre, e del 9,5% rispetto al valore dello stesso trimestre dello scorso anno. Anche per le cessazioni prevalgono nettamente le imprese individuali.
Rispetto sia al precedente trimestre di quest’anno, che allo stesso trimestre dello scorso anno, la dinamica delle imprese risulta dunque più stabile con una contrazione significativa delle nuove iscrizioni, ma anche (e in misura percentualmente maggiore) delle cessazioni.
Il confronto tra iscrizioni e cessazioni (non d’ufficio) nel secondo trimestre 2012 mostra un saldo nettamente positivo di 556 unità, pari al 37% delle nuove iscritte.
Il saldo positivo è determinato principalmente dalle imprese individuali (+272) e in seconda battuta da quelle di capitali (+190).
Iscrizioni e cessazioni per comparto produttivo
Il 28% circa delle imprese nuove iscritte (e classificate) appartengono al “commercio”; le iscritte nel comparto “costruzioni” sono invece il 16% del totale; a poca distanza per numero di nuove iscritte si colloca l’ “agricoltura e attività connesse” e poi i “servizi alle imprese”. Relativamente minore il numero di nuove aziende negli altri comparti
Con l’eccezione di “trasporti e spedizioni”, in tutti i comparti, le iscrizioni nel secondo trimestre 2012 sono in diminuzione rispetto a quelle nel precedente trimestre (e in modo particolarmente forte nel “commercio”). A confronto con il secondo trimestre dello scorso anno, le iscrizioni sono in aumento del 24,5% nell’ “agricoltura e attività connesse” e addirittura del 69% nei “trasporti e spedizioni”. Sono, invece, in diminuzione negli altri comparti.
Il “commercio” è il comparto dove sono state maggiori le cessazioni (30% del totale delle cessazioni classificate), seguito dalle “costruzioni” con il 19% del totale. Relativamente numerose le cessazioni anche in “agricoltura e attività connesse”.
Iscrizioni di imprese ”femminili”, “giovanili” e “straniere”
Il 32% delle nuove imprese iscritte nel secondo trimestre appartengono alle categorie delle imprese “giovanili”; il 29% a quella delle imprese “femminili” e oltre il 17% a quella delle imprese “straniere”.
Le iscrizioni di imprese “giovanili” diminuiscono rispetto al precedente trimestre del 6,8% e rispetto allo stesso trimestre del 2011 del 6,3%. Rispetto al precedente trimestre, risulta leggermente minore la contrazione delle imprese “femminili” (-6%)e lo è ancor più rispetto allo stesso trimestre del 2011 (-2%). Le straniere sono in crescita del 6,5% rispetto al trimestre precedente ma anch’esse subiscono una diminuzione delle iscrizioni intorno al 7% rispetto al risultato del secondo trimestre dello scorso anno.
Il 74% delle imprese “femminili” e il 77% di quelle “giovanili” è iscritta nella forma di impresa individuale. Per quelle “straniere”, questa percentuale sale al 90%. Le società di capitali “femminili” e “giovanili” sono circa il 12% del totale delle nuove società di capitali.
Circa il 30% delle imprese nuove iscritte “femminili” e classificate nasce nel “commercio”; molto minore, ma comunque significativa anche la presenza anche nella “agricoltura”, nei “servizi alle imprese”, “manifatturiero energia e minerario” e nel “turismo”.
Anche per le imprese “giovanili” prevale nettamente il “commercio” (33% del totale delle classificate), seguito a notevole distanza dalle“costruzioni, dai “servizi alle imprese” e ancora dal “turismo”. Due terzi delle nuove iscritte “straniere” si distribuisce in modo equilibrato tra “commercio” e “costruzioni”.
Le procedure concorsuali
Nel secondo trimestre sono state aperte 58 procedure per fallimento, pari allo 0,6 per mille imprese; valore leggermente superiore alla media italiana.
Circa il 53% dei fallimenti ha riguardato società di capitali, con un’incidenza perfettamente uguale a quella media nazionale.
Sono stati invece 12 i concordati o altre forme di accordi; un valore che in proporzione alla dimensione del tessuto produttivo risulta leggermente superiore a quello medio italiano. La metà dei concordati ha riguardato le società di capitali.
Quasi la metà delle procedure concorsuali ha riguardato le imprese di “costruzioni”. Il secondo comparto più coinvolto è quello del “commercio”, seguito da “manifatturiero, energia e minerario”. La proporzione di procedure aperte rispetto alla numerosità delle imprese nelle “costruzioni” in Umbria è più che doppia rispetto alla media italiana nello stesso comparto.
Scioglimenti e liquidazioni
Gli scioglimenti e le liquidazioni sono stati 205, pari al 2,13 per mille imprese; un valore inferiore a quello medio
italiano. A queste si aggiungono altre 2 conclusioni di attività d’impresa.
La maggior parte degli scioglimenti e liquidazioni si è avuto tra le società di capitali e tra quelle di persone; la proporzione rispetto al totale delle società di capitali rimane comunque inferiore a quella osservata a livello nazionale; lo stesso vale per le società di persone.
Le liquidazioni e scioglimenti sono più numerose nel “commercio e nei “servizi alle imprese”; seguono a non molta distanza le “costruzioni” e il “manifatturiero, energia e minerario”. In questi comparti i valori dell’Umbria risultano comunque inferiori quelli medi italiani, in termini ancora di proporzione degli scioglimenti e liquidazioni rispetto alla numerosità delle aziende operative in ciascun comparto; fa eccezione il comparto delle “costruzioni” che ha valori analoghi a quelli nazionali.
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