Umbria Tpl - Della Vecchia: "Su scale mobili e minimetrò polemica sterile"
PERUGIA - Botta e risposta dunque su Tpl, minimetrò e scale mobili. Fondi, promesse e inversioni di marcia.
Giornate concise nella continua lotta tra Perugia e Terni riguardo mobilità alternativa di Perugia e riguardo alle competenze e ai fondi destinati al minimetò e alle scale mobili.
"L'Azienda Unica è da considerarsi un valore aggiunto, ha dichiarato l'assessore alla Mobilità e trasporti Luciano Della Vecchia, per l'intera Regione e rappresenta un sistema di trasporti all'avanguardia che riguarda tutta l'Umbria e non solo Perugia".
In merito al polverone sollevato lunedì scorso in Consiglio Comunale a Terni, infatti tramite un ordine del giorno la Federazione della Sinistra (che unisce Pdci e Prc), i socialisti, l’Udc, il Pdl, Terni Oltre e la Lista Baldassarre chiedono a sindaco e giunta di "avviare un confronto stringente" affinché in Umbria Tpl non siano inseriti costi di esercizio di scale mobili e minimetrò, l'assessore Della Vecchia considera " il minimetrò non un'opera Comunale ma un vettore che riguarda tutta la regione e non è giusto che Perugia continui a pagare senza avere finanziamenti della Regione, e come se la metropolitana di Roma la pagasero solo i romani".
Insomma "si tratta di una polemica totalmente sterile, continua Luciano Della Vecchia, non dimentichiamo che Perugia ha già pagato per l'unificazione con aziende che non hanno chiuso positivamente il proprio bilancio".
Infine è importante ricordare che non bisogna fermarci a guardare Perugia o Terni ma considerare interamente la Regione Umbria ed essere convinti che l'Azienda Unica possa esere "una risposta ai problemi economici della Regione e soprattutto bisogna considerarla come un valore aggiunto che possa far volare alto l'intera Regione, questo è il punto fondamentale, infine ha concluso l'assessore Della Vecchia, non bisogna perdere di vista il valore reale della mobilità alternativa di Perugia, non dimentichiamo che con i suoi dieci milioni di utenti all'anno coinvolge un elevatissimo numero di pendolari, studenti e lavoratori che operano nel capoluogo umbro".
Armando Allegretti
Martedì
19/07/11
17:59
Bravo Luciano...ma poi i debiti non erano dell'azienda dei trasporti ternana e di quella spoletina... ? Mi pare il colmo...
Piuttosto non riesco a credere che addirittura la federazione della sinistra di Terni sostenga una balcanizzazione di questo genere..
In tempi in cui la vertenza "no tav" ci insegna che occorre un piano nazionale dei traporti e della mobilità alternativa con determinate caratteristiche, leggiamo di certe scempiaggini...
Spero che si tratti di un colpo di sole estivo...La linea del partito dovrebbe essere un'altra, se proponiamo la costituente dei beni comuni e sosteniamo certe vertenze...
Mercoledì
20/07/11
09:38
yes, viene costruita un'opera pubblica estremamente costosa e inutile per gran parte della stessa città di Perugia e dei suoi abitanti, e la si chiama "vettore che riguarda tutta la regione"...
"realizzare strane forme di mobilità alternativa e metterle in conto all'intera regione", vedrei bene un servizio di vaporetti di linea sul Nera tra Terni Centro e la Cascata delle Marmore! =)
Mercoledì
20/07/11
11:10
Alternativa? Meglio parlare di mobilità sostenibile per l'ambiente, per i conti delle aziende (vedi la sostenibilità finanziaria del Minimetro), per le tasche degli utenti (vedi il caro biglietti a Perugia), per gli orari di erogazione del servizio (pagare i taxi di notte e lasciare il minimetro chiuso è un tipico accomodamento all'italiana). A proposito di sostenibilità finanziaria, il secondo tratto del Minimetro vedrà mai la luce, con questi chiari di luna delle casse pubbliche? Recentemente è stata anche avviata una sperimentazione da 1,5 milioni di euro a Perugia, sull'autobus alimentato idrometano. La stessa sperimentazione è in corso da 5 anni in Emilia Romagna (ENEA - Regione) e da due anni in Puglia (Minambiente - Regione) con un investimento di 5 milioni e ancora in Piemonte e Lombardia (ENI - Fiat - Regione). Questo nonostante che i grandi gruppi automobilistici, dopo trenta anni di ricerche, abbiano messo a margine gli studi sull'idrogeno (solo GM ha ancora programmi attivi) perché è vero che l'idrogeno non inquina l'aria delle città, ma per scindere la molecola d'idrogeno dal ossigeno nell'acqua, dobbiamo fornire più energia di quella che otteniamo dalla sua combustione. Quindi il bilancio energetico dell'idrogeno è comunque negativo e per sostenere questo processo di estrazione dell'idrogeno servono catalizzatori al platino molto costosi. Di conseguenza la sostenibilità ecologica dell'idrogeno deve essere valutata non per il ridotto impatto ambientale, ma rispetto al metodo utilizzato per la sua produzione e quello per il suo eventuale trasporto, altrimenti in termini di Protocollo di Kyoto siamo a punto e a capo. La soluzione non può essere più costosa del 'problema', come avviene già in Italia con l'eolico che paghiamo tutti noi con il prelievo dalle bollette (un'altra manovra finanziaria occulta).
L'uso dei veicoli a batteria è allo stato attuale degli studi, la sola tecnologia per la mobilità sostenibile (dopo la bicicletta) e credo che da qui al 2020, quando faremo il primo bilancio europeo 20-20-20, non saremo ancora entrati nella 'civiltà dell'idrogeno' preconizzata dal guru Rifkin, alla quale ora ha cambiato nome 'civiltà dell'empatia'.