Umbria, segreteria regionale Pd: Bocci (forse) candidato. I retroscena inediti
Gianpiero Bocci candidato alla segretaria regionale del Pd. Non è ufficiale, ma i ‘rumors’ si sono fatti in questi giorni sempre più forti. Secondo fonti accreditate interne al Pd, la questione sarebbe stata discussa in un incontro a Roma tra la presidente della Regione, Catiuscia Marini, e lo stesso Bocci. Ed è un segnale chiaro che la notizia dell’accordo Marini-Bocci sia stata fatta uscire su un sito politicamente vicinissimo all’area Marini-Giulietti (che a livello nazionale fa capo agli ex ‘Giovani turchi’ di Matteo Orfini. Sito che, per dimostrare di avere fonti di prima mano, descrive minuziosamente come, nell’incontro, erano vestiti Bocci e la Marini (particolare di assoluta insignificanza, se non appunto per far sapere che la notizia arriva direttamente o dalla Marini, come è più probabile, o da Bocci, come è più improbabile).
Quindi mettiamola così: l’area Marini-Giulietti ha interesse a far sapere che avrebbe raggiunto un’intesa con Bocci sulla sua candidatura alla segreteria regionale del Pd.
Il che, lo anticipiamo, è considerato un errore da parte di Bocci sia da parte di non pochi analisti politici, sia da parte di autorevoli esponenti del Pd, un po’ fuori dalla mischia ma che conoscono bene le dinamiche interne al partito. Ma di questo parliamo più avanti. Come pure vanno registrati i mal di pancia che, nella sinistra Pd, già si evidenziano sulla candidatura Bocci: “In questo modo si otterrà solo il risultato di accelerare l’abbandono silenzioso del Pd da parte di tanti simpatizzanti, dopo quello gravissimo che il partito ha già subito”.
Quindi, quattro candidati?
A questo punto, i candidati alla segreteria regionale dal Pd potrebbero essere quattro: Walter Verini, Gianpiero Bocci, Andrea Pensi (che però potrebbe annunciare il ritiro) e Marco Vinicio Guasticchi.
I motori per lanciare la candidatura di Verini sono in azione. C’è tutto un movimento di raccolta firme e di redazione di una sorta di ‘Manifesto’ per il lancio di un appello alla candidatura del parlamentare, da sempre come noto vicinissimo a Veltroni. In particolare, molto attivi su questo fronte sono il sindaco di Foligno, Nando Mismetti, e quello di Narni, Francesco De Rebotti, che stanno raccogliendo firme su firme (ma qualcuno, malignamente, afferma che ancora di queste firme non s’è vista l’ombra, quindi è più prudente cambiare “stanno raccogliendo” in “starebbero raccogliendo”).
Ma, come detto, la partita potrebbe diventare a tre, perché l’ex renziano Andrea Pensi, sindaco di Gualdo Cattaneo (ex renziano perché nel frattempo si è avvicinato a Zingaretti), secondo alcuni si troverebbe stretto in una competizione del genere e quindi starebbe meditando di non candidarsi.
Invece dovrebbe confermare la sua candidatura Marco Vinicio Guasticchi, anche se Bocci – con cui ha da sempre un legame, tanto che lo abbiamo definito più volte un ‘bocciano anomalo’ – dovesse candidarsi. E qui basta fare un rapido giro di telefonate per raccogliere subito valutazioni da parte di esponenti Pd: “In realtà – spiegano alcuni – le candidature Bocci e Guasticchi sarebbero complementari, non alternative. È la tattica del ‘marciare divisi e colpire uniti’. Insomma, due candidati ‘vicini’ per avere una forza maggiore all’interno degli organi dirigenti del Pd umbro e ‘coprirsi’, da parte di Bocci, anche rispetto all’abbraccio, che potrebbe diventare troppo stretto, del duo Marini-Giulietti”.
Una situazione surreale
Tutti questi movimenti, per la verità, appaiono quasi surreali vista la situazione elettorale del Pd umbro, che ormai perde a ogni elezione e che il 4 marzo lo ha visto soccombere, in due casi addirittura arrivando terzo, nei cinque collegi uninominali della regione, tutti andati al centrodestra. E c’è stato il crac di Terni, c’è stata la mancata riconquista di Spoleto, c’è stata la perdita di Umbertide, qualche mese prima c’era stata la sconfitta a Todi (che ha ignorato l’appello della Marini “Todi mai alla destra”) e così via.
Un accordo di vertice di questo genere impedirebbe di fatto un dibattito vero nel Pd, un’analisi reale – e al limite anche impietosa - della situazione e sarebbe una pietra tombale su qualsiasi ipotesi di rinnovamento. Inoltre, si rivelerebbe un castello di carte che verrebbe giù se, il prossimo maggio, il centrosinistra dovrebbe risultare di nuovo sconfitto nelle comunali di Perugia, dove peraltro ai nastri di partenza Romizi parte decisamente favorito.
Le interpretazioni
Abbiamo fatto un giro di telefonate tra alcuni esponenti Pd e sono uscite fuori analisi interessanti. Tra le tante, ne proponiamo due, che ci sono parse antitetiche ma entrambe significative e particolarmente argomentate.
Tesi 1 – Bocci farebbe un grosso errore
“Ho saputo della cosa, ma se Bocci si candidasse alla segreteria regionale del Pd farebbe un grosso errore. Perché l’aria che tira un po’ in tutta Italia, e che a livello nazionale potrebbe diventare un vincolo stringente, è che chi fa il segretario regionale non può fare il candidato alla presidenza della Regione. Cosa a cui, come noto, Bocci aspira. Non solo, ma rientrare in pista in questo modo, con un accordo con chi non lo ha voluto candidato a Perugia per il Parlamento, ossia Marini, Giulietti, e Leonelli (diventò lui il candidato a Perugia), darebbe proprio l’idea di un patto di vertice che gli elettori rifiuterebbero a prescindere. Sarebbe, da questo punto di vista, un altro danno inferto al partito, già molto malandato. Insomma per Bocci sarebbe un passo falso che non si può permettere, perché lui esce da una secca e pesante sconfitta subita il 4 marzo nel collegio uninominale dove era candidato e dove è arrivato addirittura terzo, dopo centrodestra e M5S. Giampiero è persona intelligente e accorta, alla fine non credo che farà questo errore. Sarebbe più saggio per lui puntare su una figura ‘amica’ per la segreteria regionale, concentrandosi sulla costruzione della candidatura alla presidenza della Regione, nel 2020.
Tesi 2 – Dietro c’è un piano se il Pd dovesse scindersi
“Bocci non è zingarettiano e casomai ora è vicino a Minniti. L’intesa con la Marini – che è ‘orfiniana’, quindi vicina a Renzi – va letta come un’assicurazione rispetto alla situazione, non probabile ma possibile, di una deflagrazione del Pd, dove i nervosismi sono altissimi: ad esempio i renziani sono sulle barricate accusando che al Forum di Milano gli interventi sono stati tutti molto critici verso la gestione renziana, sia del partito che del governo (tanto che i renziani, sui social, affermano che continua il ‘fuoco amico’ contro il Matteo sbagliato).
Nel caso nel Pd ci fosse la scissione, Bocci e la Marini, in virtù della loro alleanza e nel caso vincessero il congresso (ma Verini è una figura molto forte e non sarà facile batterlo), controllerebbero tutte le leve di comando del partito in Umbria e quindi avrebbero un ruolo importante nella gestione della rottura, portando il Pd umbro verso l’area, diciamo, non ‘zingarettiana’. Insomma, un’alleanza ‘a futura memoria’ che, da questo punto di vista, ha un senso. Anche se per Bocci deve essere difficile mandare giù il rospo dell’alleanza con chi, nelle candidature al Parlamento, lo ha ‘killerato’.
Su quest’ultima valutazione aggiungiamoci solo un aforisma di Pietro Nenni: “La politica non si fa coi sentimenti… figuriamoci con i risentimenti”.
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