“Un'azienda, come Umbria Mobilità, che per garantire il servizio ha la necessità di forzare la mano sia sulla
gestione dei turni che sull'utilizzo del lavoro straordinario ha degli evidenti limiti sia organizzativi che gestionali”. Così il consigliere regionale del PdL, Massimo Monni per il quale, “mentre la crisi di liquidità legata alle problematiche delle ex aziende rischia di pregiudicare il regolare pagamento degli stipendi agli operatori, i compensi di manager e dirigenti aziendali continuano a lievitare”.

“È per questo motivo – osserva Monni - che, oltre a rafforzarsi le motivazioni delle proteste dei lavoratori, sarebbe quanto mai utile e opportuno un comportamento sindacale responsabile e di concreta tutela e
mediazione delle legittime ragioni degli operatori. La Cgil , invece – rimarca -, ha abdicato al suo ruolo naturale per vestire i panni del sindacato filogovernativo boicottando gli scioperi annunciati e agendo in
totale spregio dei diritti dei cittadini e dei lavoratori dei servizi pubblici. Il suo ruolo accondiscendente e privo di qualsivoglia utilità e capacità di influire positivamente su importanti questioni, la rende con tutta evidenza corresponsabile di una politica gestionale dissennata e non coerente”.

“Gli alibi dello sterile attacco al Governo Berlusconi – continua il consigliere regionale del PdL - non sono più utilizzabili, pertanto la Cgil si adoperi seriamente contro: il mancato rispetto degli accordi sindacali aziendali e regionali già siglati nelle ex aziende e ancora vigenti in Umbria Mobilità; il mancato avvio del confronto sul Piano industriale; la mancata definizione dell’accordo di omogeneizzazione dei trattamenti economici del personale; il non rispetto della sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite in materia di riconoscimento degli scatti di anzianità maturati dal personale nei periodi di lavoro con Contratto di
Formazione e Lavoro; la mancata stabilizzazione di due unità già impiegate con contratto a termine, il cui contratto è scaduto lo scorso 30 settembre. Le modalità, infine, con cui vengono gestite le collaborazioni esterne o con cui si garantisce il personale posto in quiescenza continuità nel rapporto di lavoro, e gli incentivi ad personam. Sono tutte questioni – conclude Monni - che non possono essere ulteriormente insabbiate”.

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