“Perché le difficoltà di un'azienda partecipata in minoranza da Umbria Mobilità mettono in crisi la casa madre? Perché non si cura il male della azienda romana partecipata, limitando le sue perdite in vari modi, e si permette che questo stato di sofferenza si estenda alla nostra azienda umbra? Queste sono le domande a cui non rispondono gli amministratori di Umbria Mobilità”.
Paolo Brutti, segretario regionale dell'Italia dei Valori (ma soprattutto ex presidente Apm e per anni segretario nazionale Cgil Trasporti) torna a mettere il dito sulla piaga dopo la vertenza con i dipendenti per la mancata erogazione delle quattordicesime.
“Ci sono solo due possibilità per questo mutismo omertoso”, rincara Brutti. “Umbria Mobilità non vuole o non può fare uno sgarbo ai potenti soci romani che tengono gli amministratori umbri in ostaggio per patti occulti, non autorizzati. Oppure Umbria Mobilità ha coperto gli investimenti in materiale rotabile della società romana con fideiussioni a valere sul suo patrimonio diretto e non può permettere che vengano escusse dalle banche, pena il suo disastro economico. In questo caso i suoi amministratori avrebbero messo a rischio il patrimonio della società all'insaputa dei soci. Entrambe queste possibilità hanno una sola conclusione: il commissariamento immediato di Umbria Tpl Mobilità Spa. Se invece esiste un'altra risposta - conclude il segretario dell'Italia dei Valori - che venga data subito. Il gioco delle tre scimmiette è durato anche troppo”.

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