"Due vasi comunicanti, uno pieno di virtù e l'altro di nequizie". Questa l'immagine allegorica delle attività di Umbria Mobilità. Solo che per gli uni (Rometti) la virtù è in Umbria e per gli altri (il Consiglio d'amministrazione di Umbria Mobilità) è a Roma, che in questi anni ha sanato le perdite del sistema umbro. Chi dice la verità? Non si è appurato nell'audizione odierna in II Commissione regionale. Tra i due vasi, chi sarà quello di coccio?”.
Paolo Brutti, segretario regionale dell'Italia dei Valori e membro della II commissione, ricostruisce la complessa vicenda dell'azienda di trasporto, di recente balzata alle cronache per i buchi di bilancio.

 

“Umbria Mobilità - rammenta Brutti - ha accumulato dalla sua nascita 25 milioni di euro di deficit nel conto economico. Dicono gli amministratori che questo era noto e implicito già nella costituzione di Umbria Mobilità, visto che si fondeva un'azienda solida con tre aziende dai conti precari.
Il risultato, oggi, è di avere azzoppato anche il cavallo da corsa dell'Apm. Si è appurato, peraltro, che Apm da sola avrebbe potuto reggere al gravame finanziario generato dai ritardi di pagamento romani ma che la somma del deficit strutturale più quello straordinario delle attività su Roma ha aumentato l'esposizione finanziaria di Umbria Mobilità fino alla chiusura delle linee di credito da parte delle banche. La ricapitalizzazione della società – prosegue brutti - ha quindi uno scopo finanziario e non è a fronte di investimenti e innovazioni. Serve poi per far durare la cassa di Umbra mobilità fino alla fine dell'anno, in attesa di qualche buone notizie dal fronte romano, altrimenti seguiranno riduzioni dei servizi e aumento delle tariffe.

 

Rometti, sentito prima dell'azienda, non è sembrato molto consapevole di questo stato di cose. Per lui Umbra Mobilità era in pareggio quando è nata e oggi soffre solo di un limitatissimo deficit. Tutta la colpa, dunque, dell'avventura romana e delle previsioni troppo rosee fatte al momento delle gare romane. Chi dice la verità? L'audizione di oggi non lo ha potuto appurare. Tutti convengono, invece, sulla necessità di una privatizzazione di Umbria Mobilità, con un aumento del capitale richiesto. Bella fine per un'azienda che ha fatto del “tutto pubblico” la ragione stessa della sua nascita”, è l'amara conclusione di Brutti.

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