La Commissione d’inchiesta dell’Assemblea legislativa dell’Umbria sui fenomeni di criminalità organizzata e traffico di stupefacenti, presieduta dal consigliere Eugenio Rondini, ha ascoltato in audizione il Procuratore generale Sergio Sottani, per un confronto sulla situazione relativa a infiltrazioni mafiose sul territorio. Ai pericoli rappresentati dalle infiltrazioni mafiose nelle attività di ricostruzione ancora in corso a seguito degli eventi sismici del 2016, si aggiungono quelli collegati ai finanziamenti pubblici previsti per far fronte alla crisi economica acuita dalla situazione sanitaria.

Il Procuratore generale ha sottolineato che oltre all’aspetto repressivo, esercitato da Magistratura e Forze dell’ordine, è altrettanto importante l’azione culturale che deve essere portata avanti a tutti i livelli all’interno della società, a partire dalle scuole ma anche per le imprese e con l’ausilio delle istituzioni.

Nel suo intervento, il Procuratore ha distinto varie tipologie di associazione mafiosa: quella tradizionale, con la coppola e la lupara; quella che si articola in filiali delle mafie tradizionali (mafia, camorra, n’drangheta, sacra corona unita) attraverso soggetti ad esse collegati che mutuano forme di mafia in territori diversi da quelli dove hanno avuto origine; la mafia autoctona, non collegabile ad altre ma che usa gli stessi metodi in realtà diverse; la mafia etnica, in riferimento ai gruppi criminali nigeriani, albanesi, magrebini, cinesi e pakistani; infine la mafia “silente”, quella che nemmeno interviene perché gli basta un’azione intimidatoria, come le minacce o i casi di attività commerciali date alle fiamme. In Umbria non vi sarebbero evidenze della presenza della mafia tradizionale, ma si vigila sulle varie forme rilevate e sulla nuova dimensione assunta da tempo dalla criminalità organizzata, con la mafia che diventa imprenditoriale, finanziaria, si evolve e ricicla i proventi del narcotraffico in territori lontani dalla fonte originaria. Una mafia “mercatista”, che trova anche il consenso, quando dà servizi, concede subappalti a prezzi più bassi, usa contributi pubblici e fa evasione fiscale, condizionando l’intero sistema economico.

La nuova frontiera, ha detto Sottani, non è solo il silenzio delle persone offese, ma quella forma di complicità che può venire ad instaurarsi quando si riescono a pagare meno tasse o ad avere più facilmente appalti con l’ausilio di professionisti del settore. Per contrastare tutto questo è necessaria la conoscenza dei dati economici, il riscontro fra dati bancari, fra quelli in possesso delle Camere di commercio, di Confindustria, delle istituzioni, per individuare situazioni sospette come arricchimenti improvvisi e ingiustificati di persone incensurate che fungono da prestanome. Serve un controllo su frequenti spostamenti o prelievi di somme, serve una cultura dell’attenzione verso gli investimenti finanziari, fino ad ora c’è stata scarsa consapevolezza dei pericoli.

Le modalità da attivare per capire se qualcosa di sospetto sta accadendo nel settore economico sono: l’estromissione del titolare di un’attività, anche se compiuta in modi legittimi; la verifica su operazioni finanziarie che possono rivelarsi inesistenti, i prelievi eccessivi oppure anche sottosoglia ma ripetuti nel tempo. Per questo serve la collaborazione di tutti gli attori coinvolti nei processi economici, devono essere segnalate operazioni sospette o trasformazioni dell’oggetto sociale, che sempre più è generico. Non facile neanche sapere con esattezza quali e quanti sono i beni confiscati alla mafia, neanche questi dati sono attualmente reperibili con facilità.

Poi c’è il ruolo delle amministrazioni pubbliche, che possono dare il loro contributo non solo nella costituzione di parte civile nei processi ma anche per rompere quel consenso che la mafia potrebbe ottenere attraverso la fornitura di finanziamenti, servizi o appalti, soprattutto in una congiuntura economica sfavorevole per diversi e noti motivi. Occorre favorire la cultura della legalità a cominciare dalle scuole, quindi nelle imprese e nella Pa, riuscire a rendere appetibile questa forma di conoscenza del problema e sviluppare buone prassi nella stipula dei contratti, su cui non devono mancare la conoscenza e la trasparenza. Tutti gli strumenti disponibili sono importanti, serve creare meccanismi utili allo scopo, come il Fondo per le vittime dell’usura che dà un contributo economico ma soprattutto ascolto, quindi fornisce conoscenza e informazione per capire come si arriva a certe situazioni. O come gli Osservatori antimafia, che producono conoscenza dei fenomeni sul territorio.

Il presidente della Commissione, Eugenio Rondini, ha preso atto delle indicazioni del Procuratore generale e lo ha invitato a Pietralunga per l’avvio della nuova attività economica che verrà svolta su un podere confiscato alla mafia, sottolineando che nella proposta di legge regionale che la Commissione sta portando avanti c’è anche un articolo che riguarda i casi di beni confiscati alla mafia, sul cui riutilizzo sono emerse difficoltà a vari livelli. 

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