Umbria cuore nero d’Italia
Di Ciuenlai - Entravi nella storica sede della Federazione comunista di Perugia e in fondo al corridoio che costeggiava la mitica “Sala Rinascita”, il primo ufficio che ti si presentava davanti era quello degli enti locali. Sulla parete c’era una grande carta dell’Umbria con tutte bandierine appiccicate con uno spillo, del colore delle varie amministrazioni comunali.
Era un prato di papaveri rossi, interrotto qua e là da sporadiche margherite bianche che Ostelio Quaglia guardava e mostrava con orgoglio. Quella cartina oggi è senza fiori, è un immenso prato verde. E non è quello “dove nascono speranze”. E’ il prato dove oggi al posto del Pci, “pastura” la Lega . Non la sinistra perchèla mucca di Bersani sta sul corridoio.
Ma si continua a far finta di niente formulando giudizi del tipo “beh il 24% non è mica male”. Si avevamo il 65%, ma erano altri tempi. Al massimo usano espressioni meravigliate del tipo “ma come è potuto succedere?”. Eh cari signori è una storia lunga, che viene dall’ultimo Pci, trasformatosi, negli anni post berlingueriani, da partito dei lavoratori e degli oppressi, a”partito degli assessori”. Una storia che la maggioranza dei dirigenti ha determinato e voluto in nome della “modernità” e di quell’andare oltre, che li sta portando verso il precipizio.
Fui trattato come un eretico se non da traditore quando nel 1987 , all’indomani della dura sconfitta alle politiche dei comunisti guidati da Natta, rilasciai un’intervista, da semplice militante, al Corriere dell’Umbria, dal titolo “ho votato Pci turandomi il naso”. Li c’era già la denuncia di un partito che perdeva ruolo ,perché piegato alle logiche delle istituzioni e al potere degli eletti . Il “noi” cominciava a sparire a favore dell’io.
Con la seconda Repubblica le cose sono gradualmente peggiorate, fino ad arrivare alla formazione del “non partito”. Il Pd è una sigla che politicamente contiene personaggi della serie “di tutto e di più”. Un luogo dove il concetto di appartenenza non esiste. Un luogo che ha prodotto personaggi che si sono rinchiusi nei fortini delle istituzioni, dando l’impressione di utilizzarle per esigenze individuali o di gruppo. Addio a qualsiasi progetto collettivo, addio anche alla pratica del “buon governo”, che è solo un lontano ricordo.
Ecco perché votano Lega. Perché odiano questo sistema e chi lo ha costruito e perseguito. Lo odiano e li detestano così tanto che , a distanza di un anno, migliaia di persone abbandonando i 5 stelle, piuttosto che “ tornare a casa”, hanno addirittura scelto Salvini, la sponda opposta da cui sono partiti. Ma, nonostante le batoste , il processo di dissoluzione non si fermerà. Perché non c’è ne un progetto, ne una classe dirigente di ricambio.
L’uso individualistico della politica ha fatto danni inenarrabili a sinistra. Ha portato alla creazione di sedicenti gruppi dirigenti formati , salvo rarissime eccezioni, non sul campo, ma per le esigenze dei signori delle tessere e delle preferenze. Un esercito di “portaborse”, che quando i capi corrente vanno in pensione , scompaiono nel nulla politico che li ha creati. Mandare a casa Verini, Leonelli, Chiacchieroni, Marini e compagnia è scelta facile e logica ma, paradossalmente, suicida, perché, con loro, manderà a casa il poco di competenza ed esperienza che è rimasto. Anche se , a mio parere, tenerli o dimetterli, non servirà a cambiare le cose e le ragioni di un declino che , salvo miracoli, sembra ineluttabile.
P.S. – Ma c’era davvero qualcuno a Perugia che pensava che catapultando da Roma un noto personaggio che non viveva nel capoluogo da decine di anni , che camuffando da civico un uomo da sempre legato alla sinistra ufficiale e ad alcuni suoi leader, senza esperienze dirette di amministrazione pubblica e di politica attiva e affidandolo a personaggi che pensano che Perugia inizi e finisca a Corso Vannucci e dintorni, si poteva battere Romizi ? Penso che la risposta dei Perugini (60 a 25) sia stata eloquente, quanto scontata!
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