Umbria: c’era una volta la sanità pubblica
“Abbiamo ancora bisogno degli allievi di Seppilli, degli eredi del sindacato unitario degli anni Settanta, dei tanti amministratori umili ma preparati che con grande umiltà e dignità hanno lavorato per il bene comune dell’Umbria. Prima che sia troppo tardi”
di P.L.
C’era una volta…un’Italia che aveva un cuore verde, l’Umbria, dove, fino a qualche anno fa, tutti i parametri di vivibilità erano di alta classifica nazionale compresi quelli della sanità pubblica. C’era una volta… una regione che, pur piccola, seppe dare un contributo importante alle riforme sociali degli anni Settanta sia sul piano della mobilitazione del movimento democratico sia su quello dell’elaborazione teorico-organizzativa. Basti ricordare il fondamentale apporto all’abbattimento dei manicomi di Carlo Manuali e quello di Alessandro Seppilli nella realizzazione del Servizio Sanitario Nazionale. Una sanità alla quale tutti potevano accedere gratuitamente. “Utopie concrete” che finalmente vedevano la luce e premiavano le dure lotte del movimento democratico, operaio e studentesco, di quegli anni. Negli scritti di Alessandro Seppilli ricorre spesso questo concetto: “la riforma sanitaria concepita come uno strumento politico verso una maggiore democrazia”. E c’era una volta una piccola regione, l’Umbria, che seppe organizzare al meglio questo strumento non solo negli ospedali ma soprattutto nel territorio. Poi, una decina di anni fa circa, favoriti dalle ansie di novità, da vocazioni maggioritarie, da partiti liquidi, correnti e spifferi e da americanate varie, pochi “apprendisti stregoni” con la complicità di molti indifferenti masochisti, buttano via l’acqua sporca insieme al bambino. Apprendisti stregoni analfabeti politici che testardamente e inesorabilmente, pieni di autoreferenzialità, di spocchia e di arroganza, preparano il terreno alla vittoria delle destre dell’ottobre 2019 anche in Umbria. È in questo contesto che la Lega si appropria della Regione e passa a privatizzare la sanità approfittando della pandemia e del silenzio della sinistra tutta presa ad elaborare organigrammi e a scalare assessorati e segreterie locali e regionali. Dirigenti improbabili che già sono passati alla storia per aver perso una regione come l’Umbria senza neanche imbastire uno scontro politico. Quanto tempo ci vorrà per l’elaborazione del lutto, per digerire la perdita del potere collettivo non lo sappiamo dire. Sappiamo però che mentre a sinistra si discute, spesso a sproposito o flebilmente, a destra si viaggia spediti verso la distruzione di quella che un tempo fu la sanità pubblica. Qui di seguito un commento alla delibera che riguarda i test per la ricerca di SARS-CoV-2 presso i luoghi di lavoro e le strutture private. Sembra proprio un manifesto funebre per la sanità pubblica che avrà pesanti conseguenze sulla salute e sul portafoglio degli Umbri. Con questa delibera la giunta Regionale definisce compiutamente la sua totale inadeguatezza a gestire la attuale emergenza pandemica. Sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista economico come vedremo.
Al punto 3 stabilisce quanto segue:
in caso di positività al test antigene/sierologico, la conferma diagnostica attraverso test molecolare dovrà essere effettuata da un laboratorio privato dell’elenco regionale dei laboratori autorizzati ai sensi della DGR n. 571/2020;
Ovvero che un un cittadino della Regione Umbria, ad esempio contatto stretto di un caso positivo come un convivente (moglie-marito-figli) che voglia essere sicuro di non rappresentare un pericolo per sé e per gli altri (andare al lavoro) e che quindi cerchi di sapere in breve tempo se è stato contagiato o meno, non riuscendo ad ottenere in tempi rapidi un tampone molecolare (il test più sensibile da eseguirsi dopo 5 giorni dall’ultimo contatto con il positivo) o un tampone antigenico rapido (test di screening validato in letteratura scientifica che se positivo va confermato dal test molecolare) da parte delle strutture pubbliche né ad essere preso in carico dalle stesse strutture (cosa ampiamente occorsa nei mesi di Ottobre e Novembre 2020) e decida di effettuare autonomamente un test antigenico (quello sierologico citato nel DGR è assolutamente inutile) se lo deve pagare di tasca sua (cosa già in atto e già risibile per sé). Al danno economico a carico del cittadino, alla mancanza di sorveglianza sanitaria da parte delle strutture pubbliche si aggiunge la beffa AL PUNTO 4 DELLA DGR dove si afferma:
PUNTO 4
di stabilire che in caso di positività del test antigene/sierologico rapido, il prelievo del tampone
per il test molecolare dovrà essere eseguito durante la stessa seduta di prelievo.
Ora il termine dovrà implica che il cittadino è costretto, se si reca in un laboratorio privato per fare un test antigenico rapido (ripeto validato da letteratura scientifica internazionale come test valido per lo screening), ad effettuare anche un secondo tampone molecolare di conferma (sempre a carico del suo portafogli)!!! Come ben esplicitato al
PUNTO 7
di stabilire che il costo del test antigene/sierologico e del test molecolare di conferma in caso di positività degli stessi, è a carico del soggetto richiedente;
nell’allegato documento istruttorio al DGR si afferma inoltre che
Il test antigene/sierologico presso il Laboratorio/Punto prelievo/Medico Competente potrà essere eseguito solo dopo la sottoscrizione da parte del cittadino del consenso informato, di cui all’allegato2a, che prevede anche il consenso a sottoporsi al test molecolare di conferma nel caso di positività al test antigene/sierologico
Ovvero che se io, cittadino coscienzioso, decido farmi uno screeening (con test antigenico, ripeto il test sierologico non serve a nulla, ma viene comunque citato nel DGR come test di screening, segno evidente della incapacità culturale scientifica degli estensori del testo) per non ledere la salute dei miei familiari o dei colleghi di lavoro devo subire anche la “colpa” di essere positivo e obbligatoriamente (l’obbligatorietà sarebbe a carico della Sanità Pubblica) effettuare un tampone molecolare di conferma e pagarmelo di tasca mia.
Come viene di seguito affermato sempre nel documento istruttorio:
3) di stabilire che, in caso di positività al test antigene/sierologico, la conferma diagnostica
attraverso test molecolare dovrà essere effettuata da un laboratorio privato dell’elenco
regionale dei laboratori autorizzati ai sensi della DGR n. 571/2020;
4) di stabilire che in caso di positività del test antigene/sierologico rapido, il prelievo del tampone
per il test molecolare dovrà essere eseguito durante la stessa seduta di prelievo;
In definitiva la Regione Umbria stabilisce incontrovertibilmente di essere (1) incapace di effettuare qualsiasi capacità di screening con le sue strutture pubbliche, (2) di essere incapace di progettare un modello di sorveglianza sanitaria (rifacendosi alla definizione di caso positivo del Ministero della Salute affermando a pag 6 della DGR che.. “di disporre che fino a quando il Ministero della Salute non indicherà ufficialmente che il “caso confermato” può essere definito tale anche sulla base del solo test antigenico rapido positivo, ogni test antigenico positivo effettuato per identificare un caso dovrà essere confermato contest molecolare) come ad esempio fatto in ALTO ADIGE la scorsa settimana in modo gratuito e volontario su oltre 350.000 abitanti in pochi giorni (modello criticabile ma almeno l’iniziativa aveva una sua ratio), (3) stabilisce inoltre di abdicare al privato la salute del cittadino ( come se una privata cittadina che effettui una diagnostica ad esempio per “tumore del seno” effettuando una mammografia presso un centro privato a pagamento e risulti ammalata debba pagare questa “colpa di essersi ammalata” facendosi operare sempre privatamente e a pagamento).
Francamente la Sanità Umbra è in mano a personaggi sconsiderati, culturalmente impreparati e politicamente imbarazzanti. Personaggi scelti per centrare certi obiettivi che, grazie alla inconsistenza delle opposizioni istituzionali e sociali, stanno svolgendo i compitini assegnati da Salvini. I troppi apprendisti stregoni che vestiti da cacicchi hanno provocato il casino politico in Umbria guardano basiti il panorama politico ferito dalle frane provocate dalla loro imperizia e dai loro sperimenti azzardati. Invece di rimboccarsi le maniche progettano le proprie carriere personali. Ma dove sono i tanti allievi di Seppilli, gli eredi del sindacato unitario degli anni Settanta, i tanti amministratori umili ma preparati che con grande umiltà e dignità hanno lavorato per il bene comune dell’Umbria? Abbiamo ancora bisogno del loro aiuto per venire fuori da questo pantano prima che sia troppo tardi.
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