Di Ciuenlai - Meglio un giovane con esperienza amministrativa (Betti, De Rebotti, Chiodini, Leonelli) o meglio uno della società civile, magari meno schierato di un discutibile “civico” alla Giubilei e più incisivo di un Pizzoni.  Meglio andare sull’esperienza,  sull’usato sicuro, rispolverando qualche”buon  fantasma” del passato (il solito Stramaccioni, Brachelente, Baiardini, Agostini, Marina Sereni,  lo stesso Verini ecc. ) o meglio puntare, nonostante tutto e visto che si continua a dare giudizi più che positivi sull’operato di questa GIunta,  sulla continuità (Paparelli, Bartolini, Chiacchieroni, Cecchini ecc.). Insomma per il Pd regionale , da domenica, trovare il candidato giusto è il rompicapo da risolvere, possibilmente in fretta e con l’accordo di tutti.

Ma facendo così,  l’approccio allo tsunami delle amministrative porta inevitabilmente ad una nuova e sonora sconfitta.  Perché si ricomincia dalla cima e non dal pedone.  Un candidato che voglia avere un minimo di speranza di vincere,  non può essere che la logica conseguenza di un processo politico doloroso e impietoso. Un processo che non può che prevedere una pubblica ammissione di colpa per : 1) la  cattiva gestione del Governo di questi ultimi 20 anni, 2) la constatazione del fallimento, al netto delle solite eccezioni,  di un intero gruppo dirigente, vecchio e giovane che sia, che, prendendone atto, si tira da una parte e si mette a disposizione del partito e della coalizione, 3) la mancanza completa di una strategia complessiva, di un idea, che non sia la solita spesa pubblica + “calce e carrello”, per rimettere in moto una Regione entrata in crisi nera già alla fine degli anni 80

Tutto questo per permettere la  ricostruzione dalle fondamenta di un campo politico in grado di tornare a confrontarsi con le vere esigenze dei cittadini ,sia a livello regionale che locale, riscoprendo il valore del volontariato, del porta a porta, della fatica quotidiana per costruire consenso sul campo,  cancellando in toto la stagione delle correnti,  dei capibastone e dei loro portaborse. Il tempo è poco, ma la necessità per Pd e soci è questa. Si può perdere accettando il declino e l’inevitabile marginalità o si può perdere iniziando a guardare al futuro.  

Trovare un nome, magari di spicco e riempirlo di liste che vanno dagli ex forzisti di Ricci ai comunisti di Oscar Monaco, servirà solo (forse, ma non è detto) a limitare le perdite, a mascherare il pericolo di estinzione, ma non a far nascere una nuova stagione della sinistra in Umbria.

E, come è successo già a Perugia e in altri comuni, servirà solo a preparare e a rendere inevitabile  la “riperdita” tra 5 anni, facendo diventare strutturale e definitivo  il cambio di campo dell’elettorato.  E sembra questa la strada che si sta intraprendendo.

Come la destra per decine di anni, chi comanda la baracca del Pd sta orientandosi ad accontentarsi di avere il monopolio dell’opposizione. La linea è’ aspettare che succeda qualcosa. Magari un miracolo. E’ successo alla Lega può succedere a noi. Per la serie “hai visto mai”. Una rivisitazione di una canzone di Bruno Martini “e la chiamano politica….”.

P.s.  Per  campo politico si intende una parte che non può essere composta dal  motto ’”aggiungi un posto a tavola”, ma da ideali,  principi e valori comuni. Basta con formule come centrosinistra, fronte repubblicano, democratico o progressista, che permettono di tenere dentro  tutto e il contrario di tutto, compagni, amici, vecchi e nuovi avversari e perfino qualche nemico, creando confusione , rigetto e disaffezione e  uccidendo quello spirito di appartenenza che è stata la vera grande risorsa della sinistra sia nei trionfi, che nelle sconfitte.

 

 

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