Un utile di 6 milioni e 900 mila euro per Umbra Acque, una bella cifra che l'ente ha destinato a rafforzare il patrimonio netto della società che raggiunge così il valore di oltre 45milioni di euro. Una trionfo praticamente: riduzione delle perdite degli acquedotti al 46,5% (52% era nel 2018) e che vale un risparmio di 750mila metri cubi di acqua ogni punto percentuale. Il bilancio è servito in un piatto d'argento ma gli utenti, quelli che pagano l'acqua che arriva in casa o negli esercizi commerciali, si chiedono. Ma se c'è tutto questo utile, o l'acqua costa troppo o sono pochi i dipendenti che l'ente ha a disposizione. La la prima, senza dubbio, visto che Umbra Acque resta con il fardello pesantissimo di fornire l'acqua tra le più care in Italia, seconda solo alla Toscana (analisi 2019).
Gli umbri spendono in media ogni anno 531 euro a famiglia, a fronte della madia nazionale di poso superiore ai 400 euro con Isernia che resta la città con la tariffazione più bassa, appena 130 euro di spesa annua a famiglia.
C'è sempre poi quel dato della dispersione idrica, migliorato è pur vero, ma sempre altissimo e con segnalazioni di perdite che spesso hanno attese di giorni per la riparazione. Siamo la quarta peggior regione per dispersione di acqua potabile, con i dati che dicono che per ogni litro fornito al contatore, la metà se ne va in perdite, peggio di noi riescono a fare solo Lazio, Abruzzo e Sardegna.
Lode e merito ai gestori delle fonti, complimenti per il risultato ma occorre ricordare ai fontanieri che l'acqua costa ancora troppo, tasse e aggiunte, conguagli contestati, bollette che fanno venire i mal di pancia e sventolare ai chi paga un botto l'acqua che arriva al rubinetto è pessima cosa. Preferiremmo un conto che va in credito di qualche centinaia di migliaia di euro ,ma far pagare di meno il servizio dell'acqua che lo ricordiamo è pubblica. Non che sia una speculazione, ma ci si avvicina parecchio.

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