Umani e visoni
Com’è noto, per commuoverci, o almeno per sollevare la testa dalla nostra gelosa scodella, abbiamo bisogno di individuare, di estrarre una faccia dal mucchio. Il numero all’ingrosso di bambini e mamme annegati nel mare nostro passa inosservato, una singola maglietta rossa spiaggiata o un singolo grido di madre che ha perso il suo piccolo strappano qualche minuto di attenzione. Giuseppe Stalin l’aveva capito, se davvero disse che “una morte è una tragedia, un milione di morti una statistica”. (Variante barocca attribuitagli da Le Carré: “Mezzo milione di persone liquidate sono una statistica, un morto in un incidente stradale è una tragedia nazionale”). Non succede solo con gli umani, anche con gli altri animali. Non sempre, però. La pandemia ha coinvolto i visoni, che hanno un recettore nell’apparato respiratorio, ACE2, simile a quello umano, che favorisce il contagio da noi a loro e di ritorno da loro a noi. Così sono arrivati i primi titoli dai Paesi Bassi, dove la chiusura degli allevamenti è fissata al 2024, per la crisi della domanda e la protesta di chi vuol bene agli animali: la trasmissione da umani a visoni e viceversa vi aveva provocato una mutazione aggravata del virus, “Cluster 5”. La Danimarca ha annunciato a inizio novembre l’abbattimento di milioni di visoni. E qui un raccapriccio è venuto proprio dalla cifra: milioni. (Beninteso: ai visoni di allevamento non è comunque riservato un destino diverso dalla strage, eseguita lentamente in camere a gas di monossido o biossido di carbonio, che non danneggino la pelliccia). Casi di Covid 19 sono stati registrati in allevamenti di parecchi paesi europei e negli Usa, e anche in Italia, dove l’allevamento si è ridotto a 60 mila visoni all’anno in 6 stabilimenti. In Italia il ministro Speranza ha deciso la “sospensione” delle attività fino a febbraio, espressione misteriosa a un profano, dato che l’attività fondamentale consiste nel nutrire gli animali, ucciderli e conciarli. I contagi sono facilitati perché i visoni sono reclusi in gabbie minuscole e affollate, come gli animali umani, di cui le notizie di ieri davano 2000 contagi fra detenuti e agenti, 161 su 200 detenuti nelle gabbie dell’allevamento umano di Tolmezzo. I milioni e le migliaia di visoni liquidati smettono per un momento di essere una statistica, soprattutto se li accompagna il primo piano di un musetto. Le migliaia di contagiati carcerari sono solo una statistica, quasi mai un primo piano.
Dalla pagina facebook Conversazioni con Adriano Sofri
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