È dedicata alla Strage di Piazza Fontana, la “madre di tutte le stragi” avvenuta a Milano il 12 dicembre 1969 - di cui ricorre quindi il 52esimo anniversario e che provocò 17 morti e 88 feriti - aprendo una lunga scia di sangue nel Paese, la puntata-reportage de “Speciale XX Secolo”, in onda *questa sera giovedì 16 dicembre* nelle Tv (in Umbria stasera alle ore 22,30 su Trg-canale 11, da domani nelle altre regioni italiane in orari e giorni differenziati impossibili da sintetizzare qui), prodotta da *Nuovo Giornale Nazionale* e curata da *Gamma Multimedia Italia di Roberto Sportellini*, con introduzione di *Giuseppe Castellini*.

A fare da guida a tutto ciò che ha girato e per lungo tempo ha continuato a girare intorno a quella strage *Indro Montanelli*, il numero uno del giornalismo italiano del Novecento e che resta tuttora insuperato, intervistato sull’argomento da *Alain Elkan* nell’ambito di una serie di puntata con Montanelli sulla storia dell’Italia contemporanea.

Lo speciale-reportage riporta immagini assemblandole in maniera molto efficace video dell’epoca e anche alcuni spezzoni del film sulla vicenda della morte dell’anarchico *Giuseppe Pinelli* (tra i fermati per la strage) e dell’omicidio, alla fine di una campagna stampa all’insegna del linciaggio, del commissario *Luigi Calabresi*, il poliziotto più preparato e scrupoloso (anche dei diritti dei fermati e degli arrestati) della questura di Milano, indicato dalla campagna di linciaggio come il responsabile ella morte di Pinelli anche se lui, nel momento in cui Pinelli venne giù da una finestra della Questura di Milano, non era neppure nella stanza.

*Montanelli* inanella fatti, ricordi, ragionamenti con i suo stile talvolta da ‘stecca nel coro’ (atteggiamento che gli valse, come al suo giornale, un isolamento odioso e prolungato), con giudizi anche taglienti. Come quando ricorda gli 800 intellettuali, molti allora di primo piano tra giornalisti, scrittori, artisti e universitari, che firmarono un Manifesto contro Calabresi che sapeva tanto di linciaggio e che, a differenza dei tre condannati per l’omicidio del commissario (*Sofri, Bompressi e Pietrostefani* di Lotta Continua, che si sono sempre dichiarati innocenti sul piano penale, ma non su quello morale) non hanno mai neppure chiesto scusa alla famiglia Calabresi per quella infame campagna.

E ancora molto altro in cui non mancano sorprese. Da non perdere.

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