*“Libere di… Vivere” per prevenire la violenza economica sulle donne*: è il titolo della puntata di *questa sera giovedì 1 settembre de *“Le Interviste di Qualità - Estate”*, curate da *Giuseppe Castellini*, in onda *stasera alle ore 22,30 in anteprima in Umbria su Trg-canale13* (replica domani ore 14,30) mentre da domani sarà in onda nelle *Tv delle altre regioni italiane* in giorni e orari differenziati impossibili da sintetizzare qui.

Protagonista dell’intervista è *Claudia Segre, Presidente Global Thinking Foundation*, che tra le varie iniziative sta portando avanti la *Mostra itinerante “Libere di…VIVERE “*, un Progetto che nasce per favorire maggiore consapevolezza ed agire fattivamente sulla prevenzione delle situazioni di violenza economica contrastando l’isolamento sociale delle donne.

Legata ai *Global Goals 4, 5 e 8 dell’Agenda 2030 dell’Onu*, obiettivo della Mostra è informare e sensibilizzare, soprattutto le nuove generazioni, sui temi della violenza economica che molte donne subiscono; a tal fine, l’utilizzo della letteratura disegnata può contribuire a un “cambio di visione” da parte dei giovani. La Mostra tematica si compone di 3 aree che sono visitabili anche in animazione digitale 3D: le graphic novel originali sulle disuguaglianze di genere; le illustrazioni inedite: i sul tema della violenza economica; la rappresentazione di 5 eroine del fumetto, e degli ideali del femminismo.

*Partita da Parigi, la Mostra itinerante ha già toccato numerose città e località italiane*.

“Sentirsi vittime di una violenza che non ha nome – afferma la *Presidente Segre* - Esserne vittime e non avere punti di riferimento. Scivolare inconsapevolmente in una prigione senza sbarre, di inadeguatezza e alienazione. Questa è la drammatica condizione in cui vivono molte donne che sono state espropriate del proprio status socioeconomico. Questo fenomeno avviene per sudditanza economica, quando nel nucleo familiare, anche a parità di impegno lavorativo, il coniuge percepisce gran parte del reddito familiare e ne dispone a suo arbitrio; o attraverso la condivisione dei redditi da lavoro col coniuge, che può usufruirne a piacimento e, sovente, in modo sconsiderato. Venire private dei frutti del proprio lavoro, o non ricevere adeguato riconoscimento, significa perdere non solo la libertà ma anche il senso di identità, sociale e individuale, che ogni essere umano trae dalla propria attività. Molto spesso il fenomeno avviene: col tacito consenso delle vittime, per amore, insicurezza, scarsa educazione o ricerca del quieto vivere; con l’avallo delle istituzioni, per le quali queste procedure sono solo in pochissimi casi illegali; e nel silenzio della società, in cui questo tipo di violenza è spesso favorito da usi e tradizioni, e dei mezzi di comunicazione che tendono a dare maggior risalto ad altri tipi di conflitti domestici”.

Le *“Interviste di Qualità”* sono una produzione *Nuovo Giornale Nazionale* (assistenza tecnica *Gamma Multimedia Italia di Roberto Sportellini*).

Condividi