Turismo in bici/ Giro in sette tappe dell’Etruria umbra

PERUGIA - In bici in Umbria alla scoperta degli Etruschi, tra colline con vigneti ed uliveti, necropoli e citta' dalle possenti mura costruite proprio da questo antico popolo.
Sono sette le tappe, in gran parte alla portata anche dei meno allenati, da Perugia ad Orvieto, due delle citta' etrusche piu' importanti, su un itinerario (consultabile su www.segnietruschi.it) alla cui realizzazione hanno contribuito la Regione, Sviluppumbria e la Soprintendenza ai beni archeologici dell' Umbria.
Un viaggio nella storia e sulle tracce degli etruschi che propone al turista, al curioso, all'amante della cultura un itinerario ricco di fascino, in cui i 'segni' archeologici si fondono con l'ambiente, con il vivere bene, con l'enogastronomia di qualita'. Il percorso parte dal borgo mediovale di Corciano, a pochi chilometri da Perugia, una delle 12 citta' stato (Lucumonie) dell'Etruria, territorio che comprendeva l'Emilia Romagna, tutta la Toscana, parte dell'Umbria, del Lazio e della Campania.
Gli Etruschi all'apice della loro potenza cacciarono gradualmente gli Umbri sulla sponda orientale del Tevere, che allora era una importante via di commercio fluviale. Questi ultimi, chiamati dagli autori antichi ''gens antiquissima italiae'', sarebbero giunti nella penisola nel secondo millennio avanti Cristo. Parlavano una lingua indoeuropea ed occupavano un'area che si estendeva dall'alta valle del Tevere fino al mar Adriatico.
Prima di salire in bici e' opportuna una visita alla Perugia etrusca. I primi insediamenti risalgono a mille anni prima di Cristo e sono probabilmente riferiti a popolazioni umbre. Successivamente, a partire dall' ottavo secolo, il colle sul quale sorge la citta' viene occupato dagli Etruschi per motivi strategici, militari e commerciali. Da lassu' possono dominare l'arteria fluviale del Tevere e controllare i territori confinanti degli Umbri, con i quali si scatenarono aspre rivalita', ma anche proficui scambi commerciali. Per questi motivi la citta' venne fortificata con imponenti mura realizzate in travertino, ancora visibili ed integrate nel sistema difensivo medievale.
L'imponente porta principale, chiamata Arco Etrusco o Arco di Augusto, e' una testimonianza dell'importanza della citta' in quel periodo ed e' senza dubbio la piu' grande opera d'ingegneria etrusca giunta fino ai giorni nostri.
La prima delle sette tappe sulle tracce degli Etruschi parte, come detto, dal borgo medioevale di Corciano, a pochi metri dall'Antiquarium, ed attraversando le colline a sud di Perugia, in gran parte su strade secondarie e con poco traffico, arriva all'Ipogeo dei Volumni di Ponte San Giovanni, passando per la Necropoli Etrusca di Strozzacapponi. Sono 34 chilometri, di difficolta' media, per i quali e' sufficiente un livello minimo di allenamento. Si possono affrontare sia con bici da strada che con mountain bike e bici ibrida.
L'Ipogeo dei Volumni, conosciuto anche come ''Necropoli del Palazzone'', resto' in uso dal sesto al primo secolo avanti Cristo. Venne scoperto nel 1840 e vi si trovano numerose tombe a camera, la piu' importante e' quella della famiglia dei Velimnas. La necropoli di Strozzacapponi e' stata invece scoperta recentemente durante la realizzazione delle fondamenta di un edificio e vi si trovano una serie di piccole nicchie scavate nella roccia a testimonianza di un insediamento di un certo valore nella zona.
La seconda tappa si conclude a Bettona, considerata uno de ''I Borghi piu' Belli d'Italia'' e antica roccaforte etrusca sulla riva sinistra del Tevere. Misura solo 18 chilometri e presenta un dislivello di 250 metri. A meta' strada si puo' fare una sosta a Torgiano per visitare il Museo del Vino, uno dei piu' importanti d'Italia in questo settore, fondato nel 1974. In 20 sale sono esposti oltre 2.800 manufatti di archeologia, ceramica, grafica, editoria antiquaria e altre testimonianze di arti minori che documentano la centralita' del vino nella cultura mediterranea, la sua cultura, la sua storia, il suo rapporto con l'alimentazione, la farmacia ed anche con il mito, a partire dal terzo millennio a.C. fino ai nostri giorni.
Anche la terza tappa, da Bettona a Marsciano, e' tra le piu' facili ed alla portata di tutti. Sono soltanto 24 chilometri e mezzo, quasi tutti in pianura, ed offrono la possibilita' di visitare oltre ad alcuni interessanti siti etruschi due musei molto particolari, quello della Ceramica a Derutta ed il Museo del Laterizio a Marsciano.
Piu' impegnativa invece la quarta tappa, da Marsciano a Todi, di 26 chilometri. Un itinerario tra i piu' suggestivi dell'Umbria, che segue il corso del Tevere. Oltre alle bellezze paesaggistiche si possono ammirare i bei borghi di Fratta Todina, Monte Castello di Vibio (attraverso una breve ma impegnativa deviazione), Montemolino e Pontecuti. Gli ultimi quattro chilometri e mezzo di salita portano fino a Piazza del Popolo, nel centro storico di Todi, citta' di grande interesse turistico il cui museo comunale custodisce anche importanti reperti etruschi.
La quinta tappa conduce a Tenaglie, localita' immersa nel silenzio e nel cuore della natura, dove si possono vistare l'Antiquarium e la Necropoli Etrusca. E' una tappa piuttosto breve ma molto impegnativa, con un dislivello totale di 750 metri, concentrato in gran parte nella lunga salita che porta verso il valico di Civitella del Lago, dove si puo' ammirare lo splendido panorama del lago di Corbara, circondato da aspre rocce e dolci colline.
Ci si puo' riposare nella sesta tappa di questo viaggio in Umbria alla scoperta dei luoghi degli Etruschi. Sono 28 chilometri con un modesto dislivello di 250 metri. La meta e' Orvieto. Essendo in posizione centrale del territorio occupato dagli Etruschi era la loro citta' piu' importante. Non a caso si puo' definire come una moderna capitale politica e religiosa: lo testimoniano i numerosi edifici sacri situati sulla rupe e nel territorio circostante. Si possono visitare il Tempio Belvedere, il Pozzo della Cava, diversi tratti di antiche fortificazioni etrusche, la Necropoli del Crocifisso ed inoltre il Museo Claudio Faina ed il Museo Archeologico Nazionale.
Il Palazzo Faina ospita al pian terreno il Museo Civico che custodisce reperti provenienti da vari scavi eseguiti nel comprensorio orvietano. Al primo piano si trova esposta la collezione dei conti Faina con oltre tremila opere tra cui buccheri, vasi e bronzi etruschi. Tra queste il foculo di bronzo, decorato ai lati con quattro cavalli marini, la Venere della Cannicella ed il sarcofago di Torre San Severo, completamente decorato con scene mitologiche tratte dai poemi omerici.
Anche al Museo Archeologico sono esposti molti materiali recuperati durante gli scavi nelle aree archeologiche e nelle necropoli orvietane. Un sito interessante e' il Pozzo della Cava, interamente scavato nel tufo che costituisce la rupe orvietana. Ha una profondita' di 36 metri, gli ultimi dei quali occupati da acqua sorgiva. Opera d'ingegneria idraulica etrusca e' stata riutilizzata anche nelle epoche successive. Alla base della rupe di Orvieto si trova una cappella scavata nel tufo in cui e' stato inciso un crocifisso. Da questo prende nome la ''Necropoli del Crocifisso'', composta da varie tombe costruite con blocchi di tufo. I sepolcri sono come piccole case, in cui, sopra l'architrave, e' scritto in lingua etrusca il nome della famiglia proprietaria. Le tombe piu' antiche risalgono alla prima meta' del quarto secolo avanti Cristo.
Non lontano da Orvieto sono stati scoperti i resti del santuario federale etrusco, conosciuto dalle fonti antiche come Fanum Voltumnae. Il santuario era dedicato al dio Voltumna o Vertumno, probabilmente riconducibile al dio Tinia (in sostanza il Giove dei Romani). Ogni anno a primavera vi si riunivano i Lucumoni, i capi delle 12 citta' etrusche piu' importanti: si tenevano feste religiose e si prendevano decisioni politiche. L'area e' ancora in fase di scavo, ma e' visitabile.
La settima ed ultima tappa e' un percorso ad anello, con partenza ed arrivo ai piedi di Orvieto. Permette di toccare i siti etruschi che si trovano sulle colline che circondano la citta', in particolare nei borghi di Castel Viscardo e Porano, e di godere delle bellezze naturali di queste zone nonche' di alcuni magnifici scorci panoramici su Orvieto e sulla sua rupe. E' un percorso molto impegnativo sconsigliato ai meno allenati. Per chi lo affrontera' una buona notizia: la seconda parte della tappa e' quasi completamente pianeggiante o in discesa.
BUONGUSTAI GLI ETRUSCHI A TAVOLA
Gli Etruschi erano dei buongustai. Il filosofo stoico Posidonio alla fine secondo secolo avanti Cristo scrive che ''dato che abitano una terra generosa di ogni genere di frutti, che coltivano diligentemente, godono di abbondanti prodotti agricoli che non solo bastano al loro sostentamento ma li inducono ad un lusso eccessivo ed alla mollezza. Si fanno infatti apparecchiare due volte al giorno tavole sontuose con tutto cio' che contribuisce ad una vita raffinata, con tovaglie ricamate a fiori e molti vasi d'argento, e si fanno servire da una turba di servi''.
Le fertili terre producevano in abbondanza cereali (grano, orzo , farro) legumi (specialmente ceci), alberi da frutta ed in particolare viti ed ulivi, piante importate in Italia dai coloni greci la cui coltivazione era largamente praticata in Etruria a partire dal settimo secolo. Sulla tavola dei ricchi non mancava la carne: di bovini (gia' usati per i lavori agricoli) ovini (oltre alla carne si utilizzavano il latte per la produzione di formaggi e la lana) e dei suini e cinghiali, questi ultimi particolarmente apprezzati anche dai Romani. Molto diffuso anche l'allevamento di animali da cortile e quello delle api per ottenerne la cera e specialmente il miele, l'unico dolcificante disponibile nell' antichita'. Usi gastronomici ed abitudini alimentari che hanno lasciato traccia nella cucina umbra.
Maria Luciana Bruseghin (www.segnietruschi.it) correda un suo interessante saggio sull'argomento con 26 ricette, tra le quali la zuppa di ceci e castagne di Piegaro, le ciriole di Passignano, gli umbrichelli con i maghetti di Citta' della Pieve, l'anatra arrosto alla perugina, l'oca delle feste alla nursina, il cinghiale in salsa di Guardea, l'agnello arrosto di Cascia, il colombo accompagnato alla perugina, il vitello perugino alla ghiotta, il fagiano sorpresa alla tiberina ed il brustengolo di Amelia.
Indipendentemente dalle singole ricette di piatti trasformatisi nel corso dei secoli nella cucina umbra tradizionale restano alimenti di cui anche gli etruschi facevano ampio uso nella loro vita quotidiana. Ad esempio l'attuale torta al testo (in alcune zone dell'Umbria chiamata crescia) una focaccia di farina e acqua cotta su una lastra di pietra detta testo, da cui prende il nome. Si puo' consumare come semplice pane o farcita con salumi, formaggi e verdure.
Si fa ancora largo uso degli srangozzi, il primo tipo di pasta che fu creato dagli Etruschi. Sono fatti con acqua e farina, tirata una sfoglia alta e tagliata a strisce; successivamente viene creato un grosso spaghetto arrotolando ogni striscia di pasta con il palmo della mano. Agnello e cacciagione erano molto apprezzati dagli Etruschi. Il primo lo consumavano in umido o arrosto. La carne veniva frollata con vino rosso e nella cottura si impiegavano erbe aromatiche mediterranee, proprio come oggi. La cacciagione all'epoca era molto difficile da catturare, visti i mezzi a disposizione. Quella al cinghiale, ad esempio, era condotta in gruppo con l'aiuto di cani da caccia e l'animale veniva abbattuto con lance.
Eliano nel secondo secolo dopo Cristo scrive che gli Etruschi ricorrevano anche alla musica (arte nella quale erano molto abili) per cercare di incantare e catturare le loro prede. La carne, come oggi, veniva frollata, per ridurne il sapore selvatico. I volatili, invece, venivano cacciati nei boschi con archi e frecce e le carni erano consumate arrosto.
Le castagne erano un altro degli elementi base dell'alimentazione etrusca. Il loro albero forniva legname per realizzare manufatti. I frutti venivano lessati o consumati arrosto; macinandoli si ricava una farina per realizzare dolci o focacce.
Alimento energetico e complementare il vino era elemento integrante della dieta mediterranea, spesso presente in cerimonie e banchetti, come mostrano diversi reperti archeologici. Sebbene la tecnica vinicola sia rimasta immutata, il prodotto ha subito molteplici trasformazioni a tal punto che il vino moderno e' sicuramente molto diverso da quello bevuto dagli Etruschi.
Anche l'olio di oliva era molto utilizzato. Gli Etruschi lo usavano non solo in cucina ma anche come combustibile per l'illuminazione e come medicamento. I legumi, molto usati, erano una importante fonte di carboidrati e proteine poco presenti nell'alimentazione dei ceti sociali piu' poveri per i quali la carne era considerato un lusso. Si e' accertato che gli Etruschi consumavano regolarmente ceci, fave e fagioli sotto forma di zuppe o focacce preparate con farine, proprio come oggi. Anche il farro serviva per la preparazione di zuppe e contorni.
Non si hanno invece testimonianze dirette dell'uso di frutta secca, formaggi e miele come ingredienti nella cucina etrusca. Si possono solo ipotizzare vari impieghi in riferimento alle tradizioni gastronomiche umbre e toscane. Infatti, il consumo di frutta secca insieme a miele e formaggi e' molto frequente ed apprezzato. Il miele in quel periodo era un bene molto prezioso poiche' era l'unico ingrediente in grado di dolcificare gli alimenti. Il comune zucchero estratto dalla barbabietola, infatti, fu introdotto in Europa solo dopo la scoperta dell'America.

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