TREVI - Sembra che nei primi giorni della prossima settimana verrà trattata in conferenza di servizi la proposta di trasformazione della zona ex serre in un enorme parco fotovoltaico.
Nessuna obiezione e men che meno pregiudizio nei confronti delle energie alternative, ma a queste ben precise condizioni:

1) Che i cittadini nel cui territorio gli insediamenti sorgono, non vengano espropriati del potere di esprimere il loro parere;

2) Che non venga messo a rischio il patrimonio ambientale e naturale del territorio stesso;

3) Che, infine, l’assenza di precise ed uniformi norme sia generali che regolamentari e di p.r.g. non si traduca in un far west, con conseguenti arbìtri e disparità di trattamento.

Orbene, con riguardo all’insediamento fotovoltaico di che trattasi, non sussiste nessuna delle tre condizioni sopra indicate.

Non la prima, relativa alla partecipazione diretta e/o rappresentativa delle istituzioni locali, perché, come noto, il Comune di Trevi si trova sotto gestione commissariale: per cui, un tema annoso e di così grave importanza, verrebbe trattato come se fosse di carattere esclusivamente tecnico e di ordinaria amministrazione. Tale tema impone invece un ampio dibattito, previa dettagliata conoscenza dell’entità, della consistenza e dei vantaggi per la collettività dell’insediamento proposto.
Non la seconda, relativa all’impatto ambientale, perché nello specifico si tratta di una installazione che sorge su di una fascia collinare di particolare pregio paesaggistico: un complesso di sei o sette ettari di pannelli, un mare di silicio grigio ricoprente l’intero declivio di una collina, visibile da ogni prospettiva. E non è affatto vero che il fotovoltaico non inquina, perché la compromissione del paesaggio ed il consumo del territorio sono anch’essi delle forme di inquinamento.
Non la terza, relativa alla mancanza di regole certe, sia generali che regolamentari e di p.r.g. In alcune regioni, quali ad esempio il Piemonte, gli impianti fotovoltaici a terra risultano progressivamente disincentivati. In alcuni comuni limitrofi, come ad esempio quello di Castel Ritaldi, sono stati consentiti insediamenti senza riserve ed in pianura. Il Comune di Trevi ha già invece più volte negato insediamenti in pianura del tipo di quelli consentiti nella vicina Castel Ritaldi. E come sia ora possibile consentire questo parco fotovoltaico in fascia pedecollinare rimarrebbe davvero un mistero.
Il rischio dell’arbitrarietà e della mera speculazione è quindi altissimo, tenuto anche conto che la società proponente l’intervento, sulla stessa zona, ha sempre proposto soluzioni irriguardose nei confronti del territorio e del paesaggio (outlet, megavillaggi turistici ecc.).
Il sospetto che con la scelta di questa tempistica agostana, peraltro in condizioni di straordinarietà amministrativa, si voglia bypassare un serio e democratico confronto è quindi una quasi certezza.
Il Sel Trevano, ma anche tanti altri cittadini ed associazioni che sul tema della c.d. riqualificazione delle serre si battono da anni, chiedono pertanto a Sua Eccellenza il Commissario Prefettizio che voglia sospendere la trattazione dell’iniziativa, in attesa dell’auspicato ripristino della normalità istituzionale nel Comune di Trevi.

Il Segretario SEL Trevi
Marco Trivelli
 

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