di Riccardo Chiari

“Annuncio cancellazione del treno…”. Il ritornello che ha contraddistinto la giornata di ieri nelle stazioni dell’intero paese ha dato la portata del riuscito sciopero di otto ore, dalle 9 alle 17, di tutte le sigle sindacali, confederali e di base, di Trenitalia. Era da quasi otto anni che non avveniva un’agitazione così massiccia in ogni comparto aziendale, dagli equipaggi dei treni agli addetti delle sale operative, dal personale delle biglietterie a quello degli uffici e dell’assistenza ai viaggiatori. Il risultato è stato ben visibile a partire dagli scali semideserti, con alcuni viaggiatori che sono riusciti a prendere i pochi treni a lunga percorrenza (Frecce e Intercity) garantiti per legge, e altri che hanno dovuto organizzare un viaggio alternativo in autobus. In previsione dello sciopero gran parte dei pendolari e degli studenti, utenti abituali delle linee regionali, hanno evitato di rischiare un viaggio a vuoto, mentre per i turisti in viaggio per la penisola c’era l’offerta di Italo.

L’adesione media allo sciopero – hanno fatto sapere i sindacati – è stata dell’80%, con punte fino al 100% in alcuni comparti, come le officine della manutenzione. Ci sono stati anche alcuni presìdi di lavoratori, uno a Milano Centrale e un altro nel piazzale antistante la stazione di Bologna. Secondo l’azienda invece è saltato solo il 40% dei viaggi a lunga percorrenza, e il 65% dei regionali.

Diversamente da quanto accaduto a marzo in Germania, dove lo sciopero dell’intero settore dei trasporti poneva la richiesta di aumenti salariali anti inflazione, la piattaforma sindacale ha puntato il dito sulla carenza di personale e condizioni di lavoro sempre peggiori, sui mancati investimenti che pure erano stati promessi dai vertici di Trenitalia, e sui processi di esternalizzazione di alcune attività, a partire da quelle legate alla manutenzione. Con la richiesta di migliorare la vita quotidiana sia dei ferrovieri che degli addetti delle ditte appaltatrici di pulizie e ristorazione, di mettere in pratica un adeguato piano di assunzioni, e di assicurare un maggiore equilibrio nella programmazione dei turni lavorativi.

“Dalla fine della pandemia sono peggiorate le condizioni di lavoro sia dei ferrovieri che degli addetti delle ditte appaltatrici di pulizia e di ristorazione – hanno riepilogato Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Confsali – e occorre riprendere un confronto serio per risolvere le criticità per le lavoratrici e i lavoratori di Trenitalia.

L’indeterminatezza di riferimenti sul futuro, il mancato rispetto degli accordi in essere, l’indisponibilità aziendale a mettere in atto soluzioni concrete alle criticità denunciate da sindacati e lavoratori, e l’assenza di un adeguato piano di assunzioni, scaricano le tensioni sul costo del lavoro, peggiorando le condizioni dei ferrovieri, ritenuti indispensabili durante l’emergenza sanitaria ma oggi dimenticati da Trenitalia”.
Di qui, nel dettaglio, le richieste di un preciso piano di assunzioni; di un adeguamento della quota ferie, specie nel fine settimana, garantendo equanimità del lavoro nel rispetto dei tempi di riposo; di un maggiore equilibrio nella conciliazione dei tempi di lavoro con quelli privati, vista la saturazione dei turni di lavoro degli equipaggi messa in atto dall’azienda. Inoltre viene chiesto il rilancio del settore della manutenzione e della rete di vendita e assistenza, e la trasparenza dei processi in corso nella riorganizzazione degli uffici.
Infine i sindacati hanno chiesto di risolvere il problema, sempre più serio, delle aggressioni al personale a bordo treno e delle stazioni: “Chiediamo di migliorare le condizioni di sicurezza, anche attraverso l’attivazione del Protocollo per la promozione della sicurezza nella mobilità-attività ferroviarie, già sottoscritto con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il ministero dell’Interno, e condiviso con Conferenza delle Regioni, Anci e associazioni datoriali”.

Fonte: Il Manifesto

Condividi