di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Lascia sgomenti e profondamente addolorati la tragica morte del dottor Sergio Cecconi, 74 anni, travolto e ucciso da un Suv nel pomeriggio di martedì lungo la strada, percorsa in discesa, tra Ripa e Pianello, dove si godeva, nel corso di una passeggiata con la moglie, a poche centinaia di metri dalla propria abitazione, la giornata di tiepido sole invernale.
É stato, Cecconi, un importante chirurgo-ortopedico non solo in Umbria ed in tutto il Centro Italia (Toscana, Marche, Emilia-Romagna), ma pure conosciuto, stimato e apprezzato persino sul piano internazionale. Seguiva infatti dagli inizi degli anni Ottanta, la nazionale italiana di pugilato. A chiamarlo, quale consulente ortopedico,  Franco Falcinelli in occasione dell'apertura del "Centro nazionale di Pugilato di Assisi-Santa Maria degli Angeli". Falcinelli stesso, un lustro fa, nella ricorrenza dei quaranta anni di attività medico-chirurgica di Cecconi, gli aveva consegnato una targa sottolineando come il professionista avesse svolto un ruolo positivo pure nel medagliere olimpico del pugilato azzurro per aver seguito e curato gli atleti e le atlete della "noble art" in numerose imprese sportive (a partire dal 1979 fino al 2006), che portarono ori, argenti, bronzi al medagliere del nostro paese. E Falcinelli - prima allenatore e poi presidente della federazione di pugilato, quindi vicepresidente mondiale della boxe - poteva e può parlare a buon titolo e a buon diritto.
Sergio Cecconi era nato a Ripa (il 21 aprile 1947) ed in questo piccolo, ma elegante borgo con le mura di pietra e le arcate medievali, aveva voluto continuare a vivere: le radici non si tagliano, si coltivano. 
Laureato in medicina all'ateneo di Perugia (nel 1973) e specializzatosi a Firenze (nel 1977), già alla fine degli anni Settanta era stato accolto nel "team" della Casa di Cura Clinica Lami (fondata dal professor Cesare Lami), a poche decine di metri dalla basilica di San Pietro a Perugia, scalando pian piano i ruoli fino ai vertici più alti. Eppure rimanendo sempre se stesso, cortese, discreto, umile, nonostante potesse vantare doti e qualità di primo livello. Disse una volta - e queste per rimarcarne le qualità umane - che i pazienti non hanno soltanto bisogno della professionalità, della competenza, delle conoscenze tecniche dei medici, ma della vicinanza, dell'afflato, in una parola, dell'umanità. Aspetto questo che nei tempi attuali non sempre si nota nelle professioni sanitarie, in cui si pensa più ai mali corpo che non a quelli dello spirito. 
Cultore, anche nella professione, del gioco di squadra: come a lui era stata offerta l'opportunità di crescere nella Casa di cura, così lui poneva a disposizione delle giovani generazioni mediche le sue conoscenze per far crescere bravi ortopedici.
Che la terra gli sia lieve

Questo il ricordo di Franco Falcinelli, già allenatore e presidente della Feferazione Pugilistica Italiana:

"Ho appreso in tarda serata la dolorosa notizia della tragica scomparsa del carissimo amico e prezioso collaboratore sanitario delle Squadre Azzurre dal 1978 al 2008. Nel 2006 fu anche al fianco della Squadra Azzurra femminile che prese parte ai Campionati del Mondo in India. 

Sergio Cecconi era responsabile del reparto di chirurgia ortopedica presso la “Clinica Lami“ di Perugia e quando nel 1979 la squadra azzurra di Pugilato si trasferì nel capoluogo umbro e quindi ad Assisi, la FPI lo nominò, insieme al dottor Francesco Rondoni,responsabile sanitario del Centro Nazionale di Pugilato. La sua assistenza   agli azzurri che sovente dovevano rivolgersi alle sue cure e terapie e talvolta anche a seri interventi chirurgici per affrontare le grandi competizioni internazionali ed olimpiche, fu determinante. 

Patrizio Oliva e Maurizio Stecca subirono seri infortuni alle gambe mentre Giovanni Parisi fu sottoposto ad un intervento chirurgico alla mano sinistra  pochi mesi prima  dei Giochi Olimpici.  Non avremmo vinto  l’oro di Mosca 80, di Los Angeles 84 e di Seoul 88, se l’abilità professionale del dottor Cecconi non li avesse  perfettamente riabilitati per competere  nelle migliori condizioni psicofisiche. 

Sergio Cecconi non era solo un eccellente medico chirurgo, ma un prezioso amico, un confidente dei pugili azzurri che avevano grande fiducia nei suoi metodi di cura e riabilitazione funzionale. Ed anche  dopo la parentesi in maglia azzurra, da professionisti, ritornavano dal dottor Cecconi per risolvere i vari traumi osteoarticolari e muscolari che spesso minacciavano la continuità della loro carriera sportiva. La sua ultima presenza accanto agli Azzurri furono i Campionati del Mondo femminili in India nel 2006.

Era un medico  ammirevole per le sue impareggiabili qualità umane. Sempre disponibile e generoso con tutti. Sempre pronto a dare utili consigli e fornire programmi di cura e di riabilitazione da sviluppare presso le palestre sportive di provenienza.

Lascia un incolmabile vuoto in chi, come me, Mela, Damiani, Renzini, i tanti tecnici di Società hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di averlo avuto a fianco in momenti di criticità motoria che moltipugili azzurri hanno avuto durante l’attività di allenamento e nelle competizioni. 

Grazie Sergio per il tuo prezioso contributo ai successi del pugilato azzurro, riposa in pace!

Auguriamo sinceramente alla moglie Alessia di superare questo drammatico momento ed ai figli Andrea, Marco ed Anna giungano le più sentite condoglianze da tutto il pugilato italiano."

 

 

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