“Prove generali” entro Natale di apertura delle paratie del Canale emissario del lago Trasimeno. A questa decisione è giunto il Tavolo tecnico convocato questa mattina presso il “Servizio Risorse idriche e rischio idraulico” della Regione Umbria, a cui hanno preso parte anche la Provincia di Perugia con i propri tecnici e il sindaco di Magione, Giacomo Chiodini, delegato dalla Conferenza dei sindaci del Trasimeno. Come è stato spiegato al termine dell’incontro, le “prove generali”, che saranno effettuate dalla Provincia di Perugia, serviranno a “verificare la piena funzionalità dell’Emissario di San Savino nel far defluire le acque del bacino lacustre e a ritarare le scale di deflusso del canale stesso, interessato recentemente da opere di pulizia e risanamento ambientale”.

Sono trenta anni che a San Savino (comune di Magione) non si effettua una tale operazione. Con queste prove generali, che richiederanno 5-6 giorni, si punta ad abbassare il livello delle acque di pochi centimetri, fino al limite di +15 sullo zero idrometrico. “Dopodiché – dichiara il sindaco Chiodini – anche in accordo con la Conferenza dei sindaci, ci si atterrà alle indicazioni contenute nel Piano Stralcio del Trasimeno che prevede, almeno per i mesi più piovosi e quindi a rischio esondazioni, di non aprire le paratie fino a che il livello non abbia raggiunto i +27 centimetri sulle zero idrometrico (257,60 s.l.m.)”. Secondo quanto riferiscono gli esperti, nei mesi più piovosi, l’aumento medio annuo del livello del Trasimeno dal ’92 è stato di 57 centimetri, con un picco minimo toccato nel 2012 (13 centimetri) e un picco massimo avuto nel 2013 (+137 centimetri). Va inoltre ricordato che il canale emissario, la cui realizzazione risale alla fine dell’Ottocento, è una struttura, in parte in galleria, che ha una portata pari a 8 metri cubi al secondo e che, pertanto, può consentire al lago di scendere di un solo centimetro ogni due giorni. “Considerato tutto ciò – spiega Chiodini – la soglia dei 27 centimetri è da considerare un buon punto di equilibrio tra l’esigenza di mantenere il territorio in sicurezza, proteggendolo dal rischio esondazioni, e la necessità di conservare la risorsa idrica in vista dei mesi caldi e maggiormente siccitosi”.

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