di Eleonora Martini

La filosofa ed esperta di Visual studies Anna Camaiti Hostert, che vive e lavora tra l’Italia e gli Stati uniti, riflette su democrazia e libertà soggettive da quarant’anni e già nel lontano 1996 scriveva il lungimirante saggio «Passing. Dissolvere le identità, superare le differenze» edito da Castelvecchi e poi ristampato nel 2006 per Meltemi, nel quale parlava di fluidità prima che il concetto entrasse nel sentire comune. Oggi, l’ossessiva avversità delle destre nostrane contro i diritti delle coppie omosessuali affonda le radici, secondo lei, sempre nello stesso pantano: cos’è l’identità.

«In particolare – ricorda – quella che ha a che vedere con il corpo che ci sentiamo di abitare non è assegnata una volta per tutte». Eppure l’identità altrui può essere anche destabilizzante, per alcuni.

Anna Camaiti Hostert

Professoressa, i diritti di una minoranza – in particolare quella delle coppie gay e dei loro figli nati attraverso le tecniche disponibili di procreazione assistita, compresa la Gpa – sembrano diventati una sorta di spartiacque tra due visioni di mondo opposte. Cosa rivelano in realtà?

Sì, sono il simbolo di un’idea di mondo libero e aperto oppure di un mondo pre-ordinato. Perché il problema per me è uno solo, molto semplice in fondo: si tratta di lasciare la libertà di scegliere. Un po’ come sull’aborto la divisione tra i pro-choice, i favorevoli alla libera scelta, e i pro-life: sta tutto nella costruzione di questi slogan. Permettere a ciascuno di essere ciò che sente di essere, nell’ambito di regole condivise: è questa è la società democratica, si chiama democrazia.

Come si declina la libertà individuale in una società liberista in cui il mercato decide tutto o quasi, in cui l’identità spesso passa anche per il ceto socio-economico?

L’identità Lgbtqi+ non è influenzabile dalla ricchezza o dalla povertà, né dalla fede politica. Come dimostrano molti repubblicani fortemente conservatori e omosessuali negli Usa, ad esempio. Certamente, la possibilità di avere un figlio potrebbe essere invece legata anche a fattori economici, questo sì. Ma è una cosa orribile.

Proprio per questo occorrerebbe la legalizzazione di queste pratiche, che sia la Gpa o l’eterologa anche per i single e per gli omosessuali, non crede?

Non credo sia solo il motivo economico la principale spinta per la legalizzazione di queste pratiche. Credo che la questione sia sempre la libertà di scelta. Personalmente non condivido queste pratiche ma volterianamente non mi sognerei mai di imporre la mia convinzione ad altri.

Qual è il rapporto tra procreazione e identità, genericamente parlando?

C’è differenza tra un’identità individuale e un’identità condivisa: la genitorialità, comunque venga declinata, sia in una coppia etero che in una coppia dello stesso sesso, genera identità condivisa. Questo vale, a suo modo, anche per i single che possono offrire una genitorialità totale, basti pensare a Barack Obama che è figlio di donna single, o a Bill Clinton che aveva una madre quasi single.

Quali differenze ci sono tra l’Italia e gli Stati uniti nell’approccio a questo tipo di temi?

Gli anglosassoni hanno una concezione dei diritti molto diversa dalla nostra. Perfino dopo gli anni di Trump, che pure hanno cambiato molto la società americana, e malgrado la cronaca ci possa raccontare di persecuzioni nei confronti della comunità Lgbtq, direi però che generalmente è cosa molto rara la discriminazione verso le persone omosessuali o transgender. Perfino Mary Cheney, la figlia lesbica dell’ex vicepresidente repubblicano, si è esposta molto per i diritti degli omosessuali ed è diventata acerrima nemica di Trump. Quando hanno abolito il diritto all’aborto, ci sono state nutrite manifestazioni e molti Stati hanno pensato a come aggirare il divieto e altri a implementarlo subito. Questo per dire che secondo me sarebbe impensabile negli States imporre la cancellazione del genitore non biologico solo perché si tratta di famiglie omoaffettive. Anche gli americani conservatori reagirebbero, almeno fino ad ora. Una società che tiene così tanto alle scelte individuali non credo che accetterebbe una legge retroattiva che taglia dallo stato anagrafico di un bambino uno dei due genitori solo perché gay. Attenzione però, perché se si inasprisce la lotta politica e si ideologizza, allora le cose potrebbero cambiare.

Secondo lei in Italia l’omotransfobia è un rigurgito sociale o l’istigazione politica di una destra che non vuole proprio cambiare e anzi vorrebbe che la società italiana tornasse indietro?

Ambedue. È qualcosa che non se n’è mai andato dalla società italiana, ed è al contempo la provocazione di una destra che non si vuole arrendere e usa l’identità come un passepartout per le sue politiche. Credo però che Giorgia Meloni abbia un’idea molto più dinamica della società rispetto ai suoi colleghi maschi di area, ma lascia loro delineare un’identità antica che crede possa ancora piacere ad una parte del suo elettorato più nostalgica. È come se ne fosse prigioniera. Eppure basterebbe pensare alla cucina italiana che è un misto di influenze etniche diversificate e che proprio per questo è diventata famosa nel mondo. E allora che cos’è l’identità italiana? È il frutto di tutte queste stratificazioni culturali nella storia e nella vita quotidiana.

Fonte: Il Manifesto

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