di Nicola Mariucciani

Per i 100 anni di comunismo italiano mi è stato consigliato questo libro.
Il tradimento: Gramsci, Togliatti e la verità negata di M.Canali, Marsilio editore.

La vicenda dei rapporti fra Gramsci e Togliatti la conosco piuttosto bene dai tempi dello scoop di Giulietto Chiesa su La stampa, che recuperò dagli archivi di Mosca una lettera di Togliatti che rispondeva sulla vicenda carceraria del "sardo...., cervello potente".
Il solco è conosciuto e questo libro sta nel solco, non delude o meglio non più del solco stesso. Il solco delude perché è una operazione  "filatelica", tutta cioè funzionale a ricostruire dal testo di alcune lettere i presunti rapporti malati fra Gramsci e il PCI di Togliatti anche ben oltre la misura dei fatti, come questo libro, sin dalla prefazione, ha l'ardire di ammettere.
Dico l'ardire perché la storia andrebbe giudicata dai fatti principalmente; la ricostruzione dei moventi e delle posizioni umane è sì importante ma per spiegare i perché dei sì e dei no non può arrivare a negare un fatto positivo solo perché lo ha commesso un presunto cattivo, nella fattispecie il cattivo è, ca va sans dire, Togliatti.
Sono allievo del grande Piero Melograni uno dei 101 intellettuali che dopo i fatti di Ungheria furono oggetto della frontale battaglia che Togliatti si incaricò di combattere in prima persona. Da giovane ammiratore (già fuori tempo nei primi 90) di Togliatti registrai una sostanziale antipatia di Melograni ma senza la aperta volontà di negare i fatti.
Questo libro lo fa? No ma cerca di motivarli facendo attenzione ad allargare la forbice fra le scelte politiche operative del PCI e le idee di Gramsci a cui è conferito il primato della matrice ideale primigenia. 
L'antagonismo viene motivato da Canali attraverso l'analisi delle lettere da cui tuttavia emerge un lavoro di manipolazione "psicologistica" e teleguidata poiché dai testi non emerge che la conferma dei fatti:
Gramsci scrive a Togliatti di far presente a Stalin che sbaglia con Trockij, Togliatti gli risponde che è sbagliato contrastare Stalin (lo conosceva meglio di tutti e aveva lucidamente ragione).
La storia costituzionale del PCI del dopoguerra, figlia della svolta di Salerno è tutta sotto l'egida di Togliatti che a mio giudizio non aveva nessun motivo che il ritenere giusto il fatto che il PCI abbia sempre tenuto in un palmo di mano la figura del pensatore sardo. Avrebbe potuto poiché potentissimo e avrebbe anche potuto usare pubblicamente gramsci contro Stalin ai tempi in cui lo scontro con l'URSS era più duro. Non lo hai mai fatto Togliatti perché dunque farlo ora?
Per antipatia intellettuale nata ai tempi dei 101 come detto e per un altro motivo più politico e scivoloso anche perché giocato in casa:
La damnatio memorie di Togliatti si è recitata dal PDS ai tempi della svolta (Veltroni ne fu protagonista) con lo scopo di emancipare il comunismo italiano e i partito dalla esperienza del comunismo reale e dallo stalinismo che in quei giorni era nel mirino della storia con la scoperta delle sue atrocità.
A mio giudizio se la svolta era necessaria era anche giusto farla meglio nel senso che l'opportunismo di creare un ponte ideale fra i due idealismi di berlinguer e del pensiero gramsciano saltando a piè pari Togliatti e la storia repubblicana del partito dei lavoratori ha prodotto un danno culturale enorme.
Il PCI resta il più grande partito comunista d'Europa per la sua natura riformista che è anche il motivo che permette al PDS di adattarsi alla nuova realtà post comunista.
Il tradimento di Mauro Canali è dovizioso ma  viziato, a mio giudizio, da preconcetti taglienti  personali, storici e politici.

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