La tortura continua ad esistere. In Libia, dove questa è la quotidianità per migliaia di persone, la tortura è una pratica diffusa, in particolare sulle persone migranti, che diventano vittime di tratta di esseri umani e di un sistema di estorsioni e abusi di cui le autorità libiche sono complici e fautori.

Il comandante della polizia giudiziaria libica, Osama Almasri Njeem, è ricercato della Corte Penale Internazionale con l’accusa di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, tra cui omicidi, torture, stupri e violenze sessuali, commessi in Libia nella prigione di Mitiga a partire da febbraio 2015. Almasri si trovava in Italia il 19 Gennaio 2025 quando è stato arrestato per queste accuse, ma è poi stato rilasciato e rimpatriato in Libia per volontà del governo italiano.

Con il rimpatrio di Almasri, l’Italia non ha rispettato gli obblighi internazionali, previsti nello Statuto di Roma, e dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. 
Il governo italiano ha così negato alle vittime dei crimini indicibili commessi dal generale libico, tra cui persone sopravvissute a torture, il diritto alla giustizia e alla riparazione, previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ratificata dall’Italia. Per interessi politici, le istituzioni italiane continuano a garantire impunità alle autorità libiche, da anni responsabili di gravi violazioni dei diritti umani ampiamente documentate e testimoniate direttamente anche dal team di MSF a Palermo, che dal 2020 fornisce supporto alle persone sopravvissute alle torture subite in Libia.   Alla devastante sofferenza che devono affrontare le persone sopravvissute a tortura oggi si aggiunge il dolore di vedere la complicità delle istituzioni italiane con i loro torturatori, i quali non soltanto non vengono consegnati alla giustizia ma continuano a essere protetti e finanziati. 

La mancata consegna di Almasri alla Corte Penale Internazionale  si pone in continuità con i disumani accordi di esternalizzazione delle frontiere, attraverso i quali l’Italia continua a finanziare crimini e violazioni dei diritti umani in nome della difesa dei confini.

Così si legge in una nota diffusa da Medici Senza Frontiere 

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