Sul caso del dipendente ex Ilva di Taranto licenziato dalla gestione ArcelorMittal per un post

di Stefano Vinti // associazione culturale Umbrialeft

Un dipendente dell’ex Ilva di Taranto è stato licenziato dalla gestione ArcelorMittal per un post sulla miniserie ‘Svegliati amore mio’. Una fiction che racconta di una bambina che vive accanto a un grande polo siderurgico e si ammala gravemente di leucemia.

ArcerolMittal lo ha licenziato invocando una serie di articoli del codice civile, che prescrivono la buona fede e la correttezza del dipendente nei confronti dell’azienda, in quanto quel post provocherebbe un rilevante danno d’immagine all’impresa. Roba da matti!

L’immagine dell’ex Ilva era in pessimo stato ben prima della pubblicazione del post del lavoratore.

Non è che i manager ex Ilva penseranno che tutti noi siamo convinti che i fumi della fabbrica siano una ‘boccata d’aria fresca’!?

È bene ricordare che l’azienda di Taranto ha già subito due condanne definitive per inquinamento (2002 e 2005) e nel 2015 ha visto tutto il gruppo dirigente arrestato per presunta associazione a delinquere degli inquinatori.

Il giudizio sul rapporto malato del polo siderurgico con il territorio a Taranto, non è solo del lavoratore licenziato, ma è condiviso da anni da buona parte della città, che si batte addirittura per la chiusura della fabbrica (con non poche ragioni).

Quanti cittadini dovrebbe denunciare ArcelorMittal?

Una discussione non di oggi che investe tutta Italia, tra chi difende l’ambiente e chi il lavoro, ma nessuno ha mai sostenuto che i fumi della fabbrica facciano bene.

Quindi, un licenziamento totalmente assurdo che evidentemente è un atto di intimidazione nei confronti dei lavoratori e del loro diritto di manifestare liberamente quello che pensano, anche di critica nei confronti della loro azienda e del loro padrone, anche con un ‘post’.

La lotta di classe dall’alto verso il basso non si ferma, occorre organizzare una risposta efficace anche al tempo dei social network.

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