TERNI - A Terni i Cobas della scuola hanno patrocinato un'importanze vertenza sulla competenza disciplinare dei dirigenti scolastici che spunta l'arma della ritorsione e del ricatto disciplinare contro i docenti chiarendo che il dirigente non può sospendere per motivi disciplinari e che la sua competenza disciplinare si limita alla censura.

La vertenza riguarda due docenti dell’ITT Allievi Sangallo di Terni, F.C. e S.M. che si erano rifiutati di frequentare lo scorso anno i corsi di formazione per la sicurezza organizzati fuori dall’orario di servizio. Dopo una denuncia penale (archiviata dalla magistratura) la dirigente pretendeva di sanzionare con 10 giorni di sospensione dal servizio e dallo stipendio i due docenti con un provvedimento disciplinare da “scontare” alla ripresa dell' anno scolastico a settembre 2016.

I docenti ricorrevano contro il provvedimento al Tribunale di Terni con il patrocinio dei COBAS della scuola difesi dall'avvocato Gabriella Caponi e chiedevano la sospensiva del provvedimento disciplinare per incompetenza disciplinare del dirigente che veniva ordinata a settembre dal Tribunale di Terni in attesa della sentenza. A settembre, dunque, i due docenti in questione prendevano regolarmente servizio.

La sentenza n. 85/2017 del 22 marzo 2017 della Giudice Gabriella Piantadosi  del Tribunale di Terni - pur non entrando nel merito della questione riguardante i corsi di formazione sulla sicurezza - ha stabilito che le competenze disciplinari dei dirigenti scolastici si devono limitare alla sola censura.

In particolare la Giudice dopo aver analizzato la normativa vigente ribadisce che "Ai sensi della normativa da ultimo richiamata la competenza del dirigente scolastico è limitata, dunque, alle sanzioni di minore gravità per le infrazioni per le quali “è prevista” l’irrogazione di una sanzione inferiore alla sospensione dal servizio con privazione della retribuzione per più di dieci giorni." Cioè la censura.

La conclusione è quindi “che il dirigente scolastico che ha adottato la sanzione non era competente ad irrogarla, con conseguente illegittimità della stessa”. Inoltre il MIUR è stato condannato al pagamento delle spese.

Un bel risultato di valenza generale – sostengono ora i Cobas -  contro quei dirigenti dal provvedimento facile, che da più forza alle battaglie per una scuola democratica, orizzontale dove convivano e si confrontino diverse pratiche educative e relazionali, contro i tentativi di standardizzare la didattica e limitare i diritti dei lavoratori della scuola e la libertà di insegnamento garantita dall’art. 33 della Costituzione.

“Dalla promulgazione della legge Brunetta per il pubblico impiego – si osserva inoltre nella nota di commento diramata dal sindacato -, abbiamo assistito ad una preoccupante mutazione antropologica di tanti ex colleghi già trasformati dalla precedente legge Bassanini da presidi a dirigenti scolastici. Spesso, per gestire le nefaste riforme che stanno cercando di trasformare la scuola pubblica da luogo di formazione della cittadinanza e del pensiero critico a centro di obbedienza e addestramento al lavoro precario, una sorta di  delirio autoritario ha caratterizzato le pratiche di molti presidi-podestà che tentano di intimidire chi, tra i docenti e gli ATA, pratica e rivendica libertà di insegnamento e diritti nella scuola pubblica e contrasta le derive aziendaliste ed il ritorno alla peggiore scuola classista”.

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