TERNI - “La nostra comunità è chiamata ancora una volta a lottare duramente per guadagnare il proprio futuro, questa volta per la difesa della Provincia di Terni che si vorrebbe cancellare con un provvedimento irrazionale, senza senso”. Lo ha detto poco fa il presidente della Provincia di Terni Feliciano Polli aprendo i lavori del Consiglio provinciale unificato con il Consiglio comunale di Terni sull’ipotesi di soppressione della Provincia di Terni alla presenza, fra gli altri, del sindaco di Terni Leopoldo di Girolamo e della presidente della Regione Catiuscia Marini. “Colpire i piccoli Comuni e le Province – ha dichiarato il presidente - è un errore gravissimo perché oltre a non produrre alcun risparmio finisce per penalizzare fortemente identità radicate e valori consolidati. Esprimo la più calorosa gratitudine, per la generosa partecipazione, ai tantissimi cittadini che, a tutti i livelli, si sono impegnati in una battaglia che non è affatto di retroguardia, come qualcuno vorrebbe far credere, ma di fondamentale importanza per il futuro della nostra comunità. Essi hanno dimostrato di avere compreso fino in fondo l’importanza della posta in gioco, con le gravissime ripercussioni della manovra del governo sulla nostra provincia e sull’intera regione, cresciute nelle autonomie. Dalle autonomie ha, infatti, avuto origine il grande patrimonio di partecipazione e di civiltà che ci caratterizza e che noi abbiamo il dovere di custodire e sviluppare per le generazioni che verranno. Come presidente della Provincia di Terni sono orgoglioso di tutto questo, così come sono orgoglioso della storia della Provincia e dell’Umbria, regione autentica, articolata, laboriosa e pluralista che ha capito le insidie di un’operazione sommaria e ingiustificata, destinata ad incidere negativamente sui già bassi livelli di crescita della regione. Ragioni solide per le quali non ci stiamo! Non intendiamo – ha rimarcato Poli - essere liquidatori imbelli e timorosi, per colpe insussistenti, di un patrimonio, costruito da generazioni e consolidato con il lavoro e l’ingegno, che oggi all’improvviso viene ritenuto inutile fardello da rimuovere. Smantellare semplicisticamente l’attuale assetto politico-istituzionale e, quindi, declassare la città capoluogo, il territorio, le categorie, le associazioni, i cittadini e le imprese, significa anche indebolire drasticamente la capacità di affrontare i problemi terribilmente complessi riguardanti la chimica (Basell, ecc.), la siderurgia, lo sviluppo del tessuto imprenditoriale, la cassa integrazione, la disoccupazione, in particolare quella giovanile e tutto il resto, dall’Università alla ricerca, ai servizi, ridimensionando le possibilità di ripresa e le ambizioni per il futuro. La nostra posizione, forte e determinata, non ci qualifica affatto come conservatori. Non siamo, però, così ingenui e autolesionisti da ritenere che per affrontare meglio le sfide del futuro la prima cosa da fare sia mollare il nostro patrimonio. È emblematica e rivelatrice la vicenda del salvataggio della Provincia di Sondrio voluto da «grandi innovatori e modernizzatori del paese», in primo luogo dal ministro Tremonti; nessuno si è scandalizzato, neppure gli specialisti dell’antipolitica. Significa forse questo che dobbiamo affrontare la sfida del futuro restando immobili, in un paese immobile, che non riesce a realizzare le indispensabili riforme? Assolutamente no! Vogliamo essere, al contrario, protagonisti di una grande riforma del paese e del suo ordinamento istituzionale e di una riforma strutturale della nostra regione. Colgo l’occasione, visto che è presente la presidente Catiuscia Marini, per lanciare un appello affinché i lavori di questa riforma vengano affrontati rapidamente e con grande determinazione. Per questo motivo, sin dall’inizio del mandato, ci siamo posti l’obiettivo del riordino del sistema istituzionale regionale, della semplificazione, dell’efficienza e del costo della pubblica amministrazione, a partire dalla Provincia di Terni. Riordino reso ancora più urgente dagli effetti del federalismo lento e strampalato che viene avanti. Abbiamo sostenuto – ha ricordato il presidente - la Carta delle Autonomie, riforma, da troppo tempo in Parlamento, indispensabile per chiarire «chi fa che cosa» attraverso la puntuale individuazione delle funzioni fondamentali di Comuni, Province, città metropolitane nonché dell’amministrazione regionale e statale, in un processo di riordino complessivo. All’interno della Carta delle Autonomie deve trovare soluzione la razionalizzazione delle Province, che noi rivendichiamo, auspicando che venga affrontata coinvolgendo direttamente le Regioni, così come previsto dalle tre diverse proposte presentate in Parlamento in luglio da Pdl, Lega e Pd. Spetta al Parlamento portare rapidamente a termine una riforma che tutti, le Province per prime, attendono. Tale provvedimento, per produrre gli effetti sperati, dovrà essere accompagnato da norme che stabiliscono il superamento di enti e agenzie strumentali (ATO, ATI, consorzi e società varie), con l’assegnazione ai Comuni e alle Province delle competenze esercitate. La norma consentirebbe un risparmio immediato e consistente e, nel contempo, una più completa razionalizzazione del sistema istituzionale, affidando tutte le competenze agli organi elettivi. La strada che proponiamo, e alla quale in tanti abbiamo molto lavorato in questi giorni, è quindi quella di evitare provvedimenti parziali, squilibrati, privi di benefici dal punto di vista economico e delle riforme, puntando su percorsi rapidi di riforma organica. Per questo è necessario lo stralcio delle norme ordinamentali, in particolare degli articoli 15 e 16 della manovra, e la revisione dell’art. 133 della Costituzione, spostando le competenze dallo Stato alle Regioni per la modifica o la soppressione delle circoscrizioni provinciali che non raggiungono limiti dimensionali adeguati all’esercizio delle funzioni di area vasta, nonché per la soppressione delle Province nelle quali sono istituite le città metropolitane, attese ormai da troppo tempo. Passando attraverso le Regioni – ha concluso Polli - il processo non sarà calato dall’alto. Si potranno, quindi, considerare meglio le esigenze delle comunità e dei territori senza inseguire la retorica dell’antipolitica, ma realizzando riforme efficaci, dando così risposte di buon governo ai cittadini e alle imprese.Tale percorso impone anche la rapida approvazione della Carta delle Autonomie da parte del Senato e l’approvazione definitiva da parte della Camera. In conclusione, ritengo che sulle riforme debba valere l’accorato appello del Presidente Napolitano ad evitare scorciatoie, a «parlare il linguaggio della verità» e ad agire di conseguenza con risposte efficaci e in tempi brevi. Consapevoli che, nella situazione in cui ci troviamo, non ci saranno prove d’appello per nessuno. Non lo consentirebbero i cittadini, sempre più esasperati e lontani dalla politica e dalle istituzioni, né, tanto meno, un mondo sempre più globalizzato e capace di leggere e colpire, lo dico ancora con le parole del presidente Napolitano, approcci «angusti e strumentali» ai problemi strutturali del nostro Paese non più sostenibili”.

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