TERNI – “È di questi giorni la notizia che l’iter per l’autorizzazione dell’incenerimento di 30mila tonnellate annue di rifiuti nell’impianto ACEA di Maratta sta per giungere a conclusione.

Il procedimento si era avviato nel 2014, quando l’ACEA aveva chiesto l’autorizzazione per bruciare, oltre al pulper di cartiera, rifiuti non pericolosi. Già allora vi furono proteste e mobilitazioni, vi fu il parere contrario del Comune di Terni e la Regione dell’Umbria chiese che si avviasse uno studio epidemiologico più approfondito  per  valutare, con maggior elementi a disposizione, se concedere o meno l’autorizzazione.

Di questo studio epidemiologico si sono perse le tracce e, dopo cinque anni, ci troviamo nella stessa situazione”. Così si legge in una ferma presa di posizione resa nota dalla Federazione ternana di Rifondazione Comunista.

Nel documento in questione si ricorda anche “che l’allarme sul nesso esistente tra inquinamento ambientale e salute era già stato lanciato dallo studio ‘Sentieri’ e che era stato pubblicato, solo qualche anno fa, anche uno studio dell’ASL 2 dell’Umbria che, per la prima volta, rendeva ufficiale la stretta dipendenza fra la mortalità e l’inquinamento nella conca ternana”.

 

“Dopo la chiusura del famigerato inceneritore ASM, a Terni – si sottolinea ancora - è dal 2008 che non si bruciano rifiuti solidi urbani. Una vittoria del fronte ambientalista che aveva costretto  la Regione Umbria (anche sulla spinta delle 6500 firme di cittadini ternani, raccolte dal PRC ed altri), a modificare il Piano Regionale ed a mettere fine all’incenerimento come mezzo di smaltimento dei rifiuti”.

 Il Prc ribadisce quindi oggi “con forza, che non è possibile tornare indietro. Anzi è necessario confermare quella scelta, procedendo alla costruzione di impianti di trattamento che permettano il massimo recupero di materiale utile dall’indifferenziato ed il minimo ricorso all’uso di discariche, quasi tutte ormai sature. Indifferenziato che, in questo periodo, si è positivamente ridotto del 61%, grazie anche all’aumento della raccolta differenziata giunta, nel ternano, al 72%.

La reintroduzione dell’incenerimento metterebbe sicuramente fine a questo processo virtuoso, in quanto l’impianto di incenerimento richiede una quota elevata di rifiuti che ogni anno deve essere garantita bruciando anche, se necessario, rifiuti provenienti da altri territori.

 

“Il problema – si argomenta al riguardo - non è dunque, come alcuni sostengono, il luogo di provenienza dei rifiuti (Roma, o altro) ma la scelta di tornare a tecnologie obsolete, superate e dannose, utili solo agli interessi dell’ACEA (o di Terni Biomassa, l’altro inceneritore di pulper di cartiera, incredibilmente riaperto ad inizio anno dopo la chiusura per  gravissime negligenze, superamenti dei limiti di legge, inquinamento)”.

 

Per gli estensori del documento “Questa scelta sarebbe ancora più grave perché, proprio in questi giorni, sono stati pubblicate dalla rivista scientifica Lancet le graduatorie delle Nazioni in riferimento al livello delle polveri sottili e la conseguente mortalità. E l’Italia risulta essere la prima in Europa (e l’undicesima nel mondo) e, sicuramente, Terni è tra le città  maggiormente inquinate”, per cui “Sarebbe assurdo autorizzare l’incenerimento di rifiuti, innalzando ancora il livello delle polveri sottili e degli altri inquinanti”.

“In una fase storica in cui nei giovani sta finalmente crescendo a livello planetario una coscienza ambientalista, in cui gli scienziati ci dicono che rimangono ormai una decina di anni per invertire la rotta ed impedire la distruzione del pianeta, che entro il 2050 non vi saranno più ghiacci d’estate nei mari antartici, che intere regioni saranno sommerse dalle acque e città come Londra saranno inghiottite dal mare con conseguenze inimmaginabili per l’umanità, è indispensabile che le scelte ad ogni livello siano coerenti con la consapevolezza della prevalenza dell’interesse  ecologico rispetto a quello  economico, e  siano portate avanti e gestite da una nuova classe politica che sostituisca quella attuale che si è mostrata assolutamente inadeguata, complice e responsabile della drammatica situazione del nostro pianeta”.

Quindi per il Prc Ternano “Anche a livello locale ognuno deve fare la propria parte e la Regione Umbria si deve opporre alla richiesta dell’ACEA” e “Se per via legale è problematico chiudere un impianto di incenerimento (e lo Sblocca Italia di Renzi ha peggiorato ulteriormente la situazione), sarebbe un atto irresponsabile  autorizzarlo ad estendere la tipologia delle sostanze da bruciare”.

In conclusione Rifondazione Comunista si dice “ben cosciente che questa è solo una delle questioni ambientali della conca ternana” per cui “invita ad una forte mobilitazione popolare per spingere la Presidente della Regione Umbria ed  il Sindaco di Terni, appartenenti ad un partito che non ha mai mostrato interesse per le problematiche ambientali, a respingere le richieste dell’ACEA nell’interesse della salute di questa e delle prossime generazioni”.

 

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