TERNI - “Chi è tosato da un usuraio non mette più pelo”. E’ questo uno dei proverbi popolari che rende meglio l’idea dei danni provocati alle vittime dell’usura. Il significato è chiaro: onorare il proprio debito con uno strozzino è molto difficile, se non impossibile, a causa degli altissimi tassi di interesse, talmente riprovevoli, dal punto di vista sociale, da essere considerati illegali.

Le difficoltà connesse al loro rimborso pongono il debitore in una situazione di soggezione tale da accettare qualsiasi condizione: la vendita di propri beni ad un prezzo particolarmente vantaggioso, l’ulteriore indebitamento, la commissione di atti illeciti. Era con queste tecniche che un «cravattaro» ternano di anni 65 (R.L.) stringeva il collo delle sue vittime. Nel caso non fossero restituiti lauti interessi sulle somme prestata si rivaleva sui beni mobili ed immobili dei suoi clienti, depauperandoli lentamente della loro ricchezza.

Il suo “cliente” tipo un imprenditore ternano di anni 45. Quale titolare di una attività di installazione di apparecchi da intrattenimento ha dovuto restituire, in più rate, la somma di 270.000 euro a fronte di un prestito di 180.000 euro circa, oltre a decine di orologi marca Rolex, Cartier, Jaeger Lecoltre, oggetti preziosi come collane, bracciali, anelli ed altri oggetti d’oro, finanche una motocicletta Harley Davidson. La tecnica utilizzata era quella di pretendere beni mobili ed immobili della vittima a garanzia delle rate future. In altra situazione lo stesso usuraio simulava con la propria vittima un contratto di compravendita di un bene di lusso ad un prezzo pari all’importo del prestito richiesto.

L’usuraio versava in tal modo i soldi all’usurato, simulando il pagamento del prezzo del bene ma poi il contratto non si perfezionava. La vittima restituiva così la somma percepita al suo usuraio maggiorata dal prezzo della penale contrattualmente prevista. Nello specifico, dagli atti di indagine, si legge della simulazione di compravendita di una Porsche Carrera di proprietà dell’usurato con versamento di 20.000 euro a titolo di caparra da parte dell’usuraio. Trascorso un mese l’usurato, colto da un malinconico pentimento dichiarava di non voler onorare il contratto, impegnandosi a restituire al suo aguzzino i soldi ricevuti a titolo di caparra più 5000 a titolo di penale. In questo modo l’usurato corrispondeva 5000 euro al proprio strozzino quale interesse maturato sul prestito di 20.000. Fra le vittime anche un medico ternano di anni 67. Ha tentato di ripianare un prestito di 10.000,00 euro cedendo all’usuraio 2 autovetture nuove, una Golf ed una Y10 appena acquistate.

Quando i militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Terni hanno scoperto l’illecito giro di soldi il povero professionista pagava ancora le rate del finanziamento regolarmente stipulato presso il concessionario per il loro acquisto, di certo a tassi più convenienti rispetto a quelli applicati dallo stozzino. Informata dell’indagine la competente Autorità Giudiziaria della Procura della Repubblica di Terni, il magistrato titolare emetteva specifici decreti di perquisizione e sequestro di tutte le notevoli disponibilità economiche/patrimoniali illecitamente acquisite dall’usuraio. Nel corso delle perquisizioni venivano così sequestrati all’imprenditore usuraio 720.000 euro tra conti correnti, depositi postali e investimenti finanziari, nonché 230.000 euro in contanti rinvenuti all’interno delle cassette di sicurezza per una somma pari a complessivi € 950.000 circa.

Ad essere sequestrati anche n.28 orologi di pregio, svariati oggetti in oro lavorato, n.1 motoveicolo Harley Davidson, n.1 autovettura Lancia Y oltre a documentazione varia suscettibile di successivi sviluppi operativi, anche in riferimento alle immense disponibilità economico-finanziarie di cui è risultata disporre la parte. Come volevasi dimostrare i proverbi popolari alla fine hanno sempre ragione: “L'usura arricchisce, ma non dura”.

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