Gabriele Lavia torna al teatro di Luigi Pirandello con La trappola, oltre a curarne l’adattamento e la regia, è anche interprete nel ruolo del protagonista, accompagnato da Giovanna Guida e Riccardo Monitillo.

La pièce, dopo il grande successo riscosso nel corso della tournèe, arriva sul palcoscenico del Teatro Secci di Terni, per chiudere la Stagione, martedì 23 e mercoledì 24 aprile, alle 21.

Lavia propone una lettura rinnovata e interagita direttamente con il pubblico che si compone di altri testi dell’autore siciliano attraversati da rimandi dostoevskiani e da incursioni filosofiche con riferimenti a Schopenhauer e Nietzsche. Un testo lontano oltre un secolo che conserva ancora la sua profonda carica eversiva, rinnovandosi nell’eterno conflitto fra l’essere e l’apparire che soggioga al ricatto delle debolezze e delle fragilità umane. Tra cataste di armadi di varia stazza, librerie e scaffali carichi di volumi, tra sedie confuse e disordinate, un vecchio divano conquista la scena per diventare il perno della rappresentazione su cui Lavia rivela l’ossessione di un uomo tormentato dalla morte, in dissidio continuo tra l’inganno della forma e il tranello che è la vita. Disteso sul divano, l’uomo recita e denuncia le contraddizioni della condizione umana, la vecchiaia e il risentimento familiare, la misoginia e le convenzioni sociali, portando in palcoscenico il “buio, dove la verità si scopre più profonda”.

La trappola è il discorso interiore di un uomo che confessa la propria ossessione di essere umano intrappolato dalle forme sociali, dalla famiglia, addirittura dall’obbligo della riproduzione. Per il nostro protagonista, infatti, le donne sono lo strumento che attira l’uomo spingendolo a riprodursi e generare così altri infelici, altre maschere del gran ballo della società. Anche lui naturalmente è vittima del tranello: una donna sposata, che non può avere figli da suo marito, lo seduce, gli strappa una gravidanza per poi abbandonarlo e tornare dal marito. Così rimane da solo con il vecchio padre malato e paralizzato, condannato a quella sorte dal padre, suo nonno, che lo generò 76 anni prima. Per il protagonista ogni genitore è il boia della creatura che genera e che dice di amare perché la condanna a morte.

«Un uomo si muove nella sua casa. Di là, fuori scena, un uomo piange – commenta Gabriele Lavia – È il vecchio padre di quell'uomo solo. Il vecchio mangia imboccato, i bisogni corporali se li fa addosso come i bambini piccoli. E piange. Piange senza un’apparente ragione. La casa è piena di oggetti della realtà di quell'uomo. Sono i mobili che appaiono come sospesi in una immobilità che inquieta. Questa casa è una trappola. Il pensiero di quest’uomo è una trappola. Il venire al mondo dell’uomo è cadere nella trappola. Le donne sono trappole. I sentimenti, le opinioni, le abitudini, i concetti sono trappole. Il corpo stesso intrappola la vita condannandolo alla morte. “La vita è il vento, la vita è il mare, la vita è il fuoco, non la terra che si incrosta e assume forma. Ogni forma è la morte. Una donna-trappola entra nella vita dell'uomo solo...” La trappola che Pirandello scrive nel 1912 è, forse, la novella più filosofica, amara e disperata dell’autore agrigentino».

Si può prenotare telefonicamente, al Botteghino Telefonico Regionale 075/57542222, tutti i giorni feriali, dalle 16 alle 19. I biglietti prenotati vanno ritirati mezz’ora prima dello spettacolo, altrimenti vengono rimessi in vendita.

E’ possibile acquistare i biglietti anche on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it.

 

 

Condividi