PERUGIA – Assistiamo, con crescente preoccupazione, alla massiccia campagna di disinformazione che si sta costruendo, negli ultimi tempi, intorno alla questione “gender”. Anche in Umbria, da sempre terra all’avanguardia in tema di diritti e rispetto delle persone. Solo l’ultima di una lunga serie di eventi, che dovrebbero allarmarci rispetto agli orientamenti del dibattito pubblico, è stato l'incontro organizzato qualche giorno fa all'Hotel Giò “Salviamo i bambini”, da sedicenti sostenitori di una campagna contro la diffusione del cosiddetto “gender”.

Premessa doverosa: il GENDER NON ESISTE! E' una invenzione mediatica, una truffa, una trovata propagandistica, un’espressione usata da gruppi reazionari per gridare “a lupo a lupo”, creare consenso intorno a posizioni sessiste e omofobe e distorcere gli studi di genere. Il termine genere è un pot pourri di slogan e di pregiudizi sessisti e omofobi; un’etichetta fabbricata per stravolgere e condizionare qualunque intervento, teorico, giuridico, politico o culturale, che voglia scardinare l’ordine sessuale fondato sul dualismo maschio-femmina e tracciare e combattere i pregiudizi e le discriminazioni che producono una rigida suddivisione dei ruoli: le donne confinate nella sfera privata e familiare e gli uomini destinati per natura alla sfera pubblica. Pregiudizi e discriminazioni che ancora oggi sono alla radice della marginalizzazione e dell'esclusione di una consistente forza femminile preziosa per il paese e che impediscono una reale parità tra uomini e donne in tanti ambiti della vita pubblica e privata.

Vorremmo ricordare ai genderisti che è l’omofobia, non l’omosessulità, a non esistere in natura e che non solo ciò che è considerato caratteristico della donna o dell’uomo cambia nel corso della storia e nei diversi contesti culturali, ma anche il concetto di famiglia ha conosciuto, e sempre più spesso conosce, configurazioni diverse: famiglie nucleari, adottive, monoparentali, ricombinate, omogenitoriali, allargate, ricomposte. Difendere i diritti dei bambini, quindi, non può significare delegittimare forme di famiglia, confondere i diritti delle coppie omosessuali con la tutela dei minori o peggio la stepchildadoption con la maternità surrogata, danneggiando la vita di molti genitori e dei loro figli.

Vorremmo, infine, ricordare, che termini come parità, equità, autonomia, lotta al bullismo e alla violenza, promozione, non discriminazione non sono orientati a creare una società “transumana”, attraverso l’indottrinamento, ma a fare della società un luogo accogliente e giusto.

Ma è evidente che anche l’impegno di associazioni come la nostra, che nasce per rimettere al centro i temi dei diritti, dell'uguaglianza e della parità, dovrà moltiplicarsi concentrando sempre maggiori sforzi sul contrasto alla diffusione di pericolose falsità, come i vademecum contro il gender diffusi dal Forum delle associazioni familiari dell’Umbria.

Fondamentale, in primis, è dire la verità, ripristinare una corretta comunicazione e informazione per dare la giusta prospettiva. E' questo quello che cerchiamo di fare come associazione: promuovere e diffondere una cultura di genere che vada oltre le differenze e contrasti discriminazioni e violenze, così come prescrive la nostra Costituzione, attraverso l'organizzazione, nel nostro territorio regionale, di momenti di incontri e di riflessione.

Ma per contrastare le discriminazioni di ogni tipo e prevenire atti di violenza, è necessario formare i “nuovi cittadini” in maniera più consapevole: per questo riteniamo importante che ci siano momenti di approfondimento sui temi della parità e del rispetto delle differenze, anche nelle scuole.

L'Associazione Gylania è impegnata anche nel promuovere e sostenere la formulazione di ordini del giorno nei consigli comunali a sostegno della parità, tesi a ribadire che ogni forma di discriminazione basata sul sesso e sull’orientamento sessuale è contro la legge, contro la Costituzione.

A tale proposito ci auguriamo che al più presto la Regione Umbria ripresenti il disegno di legge “Norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini” e lo approvi insieme alla legge contro l’omofobia che è già in discussione in consiglio.

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