PERUGIA- La proposta di legge di iniziativa consiliare riguardante ulteriori integrazioni alla legge regionale che disciplina la raccolta, conservazione e il commercio dei tartufi e' stata al centro dell'audizione convocata stamani dalla Seconda Commissione del Consiglio regionale dell'Umbria. La proposta di legge mira a tutelare il tartufo nero di Norcia, sia per quanto riguarda le modalita' di coltivazione che di raccolta; le misure per incentivare la tartuficoltura controllata, certificata e quindi tracciabile; la semplificazione delle procedure burocratiche necessarie per lo svolgimento dell'attivita' tartuficola.

Oltre a cio' la proposta di legge si prefigge di evidenziare la tracciabilita' e quindi la tutela della tipicita' del tartufo nero, di chiarire i limiti alla raccolta nelle zone di ripopolamento e cattura, di esaltare l'importanza economica del tartufo per la Valnerina, di semplificare le procedure per il riconoscimento delle tartufaie controllate e di definire in modo differente il bosco impiantato allo scopo di creare una tartufaia.

Intervenendo all'audizione i funzionari dell'assessorato all'agricoltura, hanno spiegato che "la legge attualmente in vigore e' stata modificata piu' volte nel corso degli anni, per la necessita' di chiarire quanto previsto dal testo". "In Umbria - hanno spiegato - ci sono 5.500 tesserini per la ricerca del tartufo che vengono effettivamente utilizzati, mentre 684 sono le tartufaie controllate. Il problema principale della norma riguarda l'esigenza di dare una risposta sia a chi gestisce le tartufaie che i cercatori.

Il quadro normativo e una sentenza della Consulta non chiariscono se sia possibile cercare tartufi all'interno delle zone di ripopolamento e cattura, come resta il dubbio sulla possibilita' per il proprietario di avere piu' di una tartufaia (fermo restando il limite di 3 ettari per la singola tartufaia, estesi a 15 per i consorzi). Rimane da valutare approfonditamente l'opportunita' di creare regole differenti per il tartufo bianco e per quello nero mentre sarebbe rischioso intervenire sulla definizione di bosco, prevista dalla legge nazionale e difficilmente modificabile senza rischiare ricorsi".
 

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