Il taglio del nastro inaugurale del nuovo allestimento delle sale del Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia che conducono all’esposizione della Pala di Sant’Onofrio di Luca Signorelli (l’opera più importante della collezione museale capitolare), ha concluso l’incontro con il direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta tenutosi in San Lorenzo l’11 settembre. La dott.ssa Jatta ha relazionato sull’interessante tema dal titolo: “La spiritualità del Perugino, maestro di Raffaello, nelle opere Vaticane”, diverse delle quali commissionate e realizzate dal Divin Pittore a Perugia, poi prelevate dai francesi durante l’epoca napoleonica. Una delle più significative è la Resurrezione di Cristo della chiesa di San Francesco al Prato, oggi esposta nel Palazzo Apostolico, quasi a dare il “benvenuto” ai capi di Stato ricevuti dal Papa.
 

Un giorno di gioia per Perugia. “In quest’epoca di rinvii dovuti alla pandemia – ha commentato la dott.ssa Jatta –, l’idea di prepararsi due anni prima alle grandi celebrazioni che Perugia e il suo territorio dedicheranno alla figura di Pietro Perugino è importante. Sono onorata di essere stata chiamata dal cardinale Bassetti e dal vescovo ausiliare Salvi ad aprire queste celebrazioni con una conferenza nel giorno in cui si apre il Museo del Capitolo della Cattedrale con il nuovo allestimento di un’opera così significativa come la Pala di Sant’Onofrio del Signorelli. È un giorno di gioia per Perugia e mi ha fatto molto piacere essere qui per questo evento”.
 

Il Perugino del Papa. Nell’illustrare le opere di Pietro Vannucci conservate nei Musei Vaticani, il direttore ha precisato che “queste opere rientrarono dopo aver subito le esportazioni napoleoniche con lo spirito di evangelizzare rivolto ad un vasto pubblico e all’educazione dei giovani. È lo spirito con il quale il Congresso di Vienna aveva stabilito che le opere dal Museo Universale del Louvre dovessero tornare ai territori di origine. Papa Pio VII, il pontefice della Restaurazione dopo la tempesta napoleonica, chiese di portarle in Vaticano con l’idea di un museo aperto. Pensate che fino ad oggi milioni di visitatori hanno potuto ammirarle e goderne non soltanto dal punto di vista estetico, ma come veicolo di evangelizzazione. E le opere del Perugino, tra cui quelle realizzate per le Chiese di Perugia e del suo territorio, rappresentano questa promozione visiva della fede, dell’evangelizzazione dei popoli. Capisco il dispiacere dei perugini privati di queste opere d’arte, ma se delle opere universali sono al servizio della fede in luoghi così chiave come possono essere i Musei Vaticani, si capiscono determinate scelte”. Al riguardo la dott.ssa Jatta ha sottolineato che “Il Perugino del Papa (la menzionata opera della Resurrezione di Cristo, ndr) sta non soltanto ad aiutare il Papa nelle sue meditazioni durante le sue ore di lavoro, ma è veramente l’accoglienza riservata ai capi di Stato con i quali il pontefice si relaziona, un’opera che trasmette un bellissimo messaggio”.
 

Il Perugino ci parla ancora. Il cardinale Gualtiero Bassetti, nell’introdurre la relatrice, ha esordito dicendo: “dare l’avvio alle celebrazioni in onore di un pittore come Pietro Vannucci, morto a Fontignano nel 1523 e nato a Città della Pieve, è un privilegio particolare per il vescovo di questa terra pregna di arte, bellezza, umanità e profonda spiritualità, che spira dagli sguardi della gente e dai paesaggi, gli stessi che il pennello del Perugino ha reso ancora più profondi e immortali… L’arte parla a tutti, come ha detto papa Francesco qualche anno fa accostandola ai temi a lui più cari, evangelizza tutti, a cominciare dai più umili. Il Perugino ci parla ancora attraverso le sue immagini. Sono loro le sue fonti dirette e non possono mentire, perché parlano direttamente dalla sua alla nostra anima. Tanti secoli non hanno attenuato, anzi hanno accresciuto i significati da lì espressi, e la sublime mediazione dell’arte con il trascendente”.

 

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