In Italia le emissioni di gas serra sono invariate da cinque anni, i consumi di energia nuovamente crescono più del PIL, inoltre è diminuita la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (nonostante che in questo campo abbiamo grandi potenzialità). Il consumo di suolo è ancora elevato (14 ettari al giorno), abbiamo il parco auto più ampio d’Europa e diminuisce costantemente l’offerta dei trasporti pubblici. Un altro aspetto negativo da aggiungere è il calo della circolarità dei materiali, infatti dal primo posto in Europa siamo scesi al terzo.
L’ultimo rapporto della Ellen MacArthur Fundation segnala che ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono nell’oceano (paragonabili a un camion di spazzatura scaricato in mare ogni minuto). L’Italia ogni anno produce 8 milioni di manufatti in plastica.
Il modello di crescita economica turbo capitalistico (incentrato solo sul profitto) oltre ad aver causato la crisi ambientale, di cui ogni giorno avvertiamo gli effetti, ha bloccato l’ascensore sociale. Perciò è fondamentale unire le due problematiche: quella ambientale e quella della crescita delle diseguaglianze.
Una vera conversione ecologica del modello di sviluppo può funzionare solo con il coinvolgimento concreto dei cittadini, non può essere calato brutalmente dall’alto. Serve, pertanto, un processo condiviso portato avanti tramite una discussione nazionale alla quale possano partecipare di tutte le parti sociali. Per dare vita a un nuovo Patto Verde per lo sviluppo sostenibile e durevole.
Il 5 novembre è stato pubblicato sulla rivista Bioscience il rapporto (che ha il sapore del monito) "Avvertimento degli scienziati riguardo alla emergenza climatica". Siamo ancora in tempo partendo da subito con azioni concrete, pertanto in questa complicatissima fase è possibile guardare al futuro con speranza sulla base di sei raccomandazioni:
1. Settore energetico: è fondamentale sostituire i combustibili fossili con fonti rinnovabili a basse emissioni, eliminare i sussidi alle compagnie petrolifere, e imporre tasse sul carbonio adeguatamente elevate per scoraggiare l'impiego degli idrocarburi.  I paesi più ricchi, devono sostenere le nazioni più povere nel passaggio a fonti alternative.
2. Riduzione di emissioni di metano, polveri sottili, idrofluorocarburi e altri inquinanti climatici: per consentire la riduzione di oltre il 50% della tendenza al riscaldamento globale.
3. Natura: ripristinare e proteggere ecosistemi come foreste, praterie, torbiere, zone umide e mangrovie, per catturare in maniera massiva l'anidride carbonica presente in atmosfera. Le piante, gli animali e i microrganismi svolgono un ruolo significativo nel ciclo e nello stoccaggio del carbonio.
4. Cibo: il nostro modo di mangiare sta fagocitando le riserve del Pianeta. È necessario passare ad una dieta più bilanciata e a base di vegetali e ridurre lo spreco di cibo. Il cambiamento dietetico ridurrebbe notevolmente le emissioni di metano e altri gas serra e consentirebbe la coltivazione di maggiore cibo per il consumo umano e creare nuove aree di rimboschimento.
5. Economia: passare a una economia carbon-free per riavvicinare l'umanità alla biosfera e allontanarla dalla ricerca del mero profitto. È possibile, in questo modo, utilizzare gli ecosistemi e garantire nel tempo la sostenibilità delle risorse della biosfera. Gli esperti avvertono, inoltre, che la crisi climatica colpirà anche il mondo della finanza.
6. La crescita della popolazione: è necessario porre al centro la giustizia sociale ed economica, ridurre le disuguaglianze.
Considerando lo stato attuale della situazione globale, i sei punti dovrebbero essere al centro dell’agenda di ogni governo, per assicurare un futuro migliore alla nostra e alle prossime generazioni.
Nell’immediato è possibile iniziare con micro azioni per eliminare la plastica dalla nostra vita quotidiana, per iniziare bastano due oggetti: una borraccia e una borsa.
La consapevolezza che qualcosa deve cambiare è aumentata molto in questi mesi, più di un milione le persone hanno preso parte al terzo Global Climate Strike in 180 città italiane, il 27 settembre scorso. E una partecipazione ampia è attesa per Il quarto sciopero globale fissato per il 29 novembre, lo slogan scelto per questa iniziativa è Block the planet. Durante la giornata di mobilitazione verranno sperimentare alcune pratiche di blocco e di disobbedienza civile caratterizzate dalla partecipazione pacifica e di massa. Inoltre, l’evento avrà luogo lo stesso giorno del Black Friday - il venerdì nero che sancisce l’inizio degli acquisti natalizi – e la giornata per il clima servirà, in particolare, per fare pressione verso i politici che si riuniranno a Madrid dal 2 al 13 dicembre, per la Cop25 (la conferenza delle parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici UNFCCC), affinché finalmente vengano intraprese azioni concrete per salvare la Terra.

Fosco Taccini

 

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