“Non ho niente di personale contro Mauro Agostini, ma il suo rientro alla direzione di Sviluppumbria dopo anni e anni di attività nel Parlamento italiano restituisce alla comunità umbra la solita immagine di regione rossa, di stampo irrimediabilmente bolscevico, dove nulla deve cambiare perché non siano alterati gli equilibri politici raggiunti dalla sinistra in tanti decenni di dominio sulle cose istituzionali e per quanto attiene alla occupazione di poltrone”: è il commento del consigliere regionale del Pdl Maria Rosi, a proposito dell'avvicendamento alla direzione dell'Agenzia regionale che ha visto il ritorno, dopo un periodo di aspettativa dovuto alla sua carica di parlamentare, di Mauro Agostini.

“Non è in discussione il diritto di tornare al suo lavoro – spiega Rosi – ma ragioni di logica e di opportunità potevano indurre chi amministra la Regione a esiti diversi. Non è etico che vent'anni fa ad Agostini sia stato concesso un contratto da direttore dell'Agenzia a tempo indeterminato, e che lo stesso possa tornare in sella dopo una lunga parentesi politica ai massimi livelli. Oggi i cittadini chiedono altro alla politica, non le solite vecchie logiche di conservazione del potere ma, anzi, che la politica faccia un passo indietro rispetto alla logica della 'sistemazione' di chi resta senza poltrona. Invece, ci si premura di continuare ad assicurare lauti stipendi sempre ai soliti, mentre uguale trattamento non viene mai riservato a chi possiede le competenze necessarie, ma viene lasciato nel limbo”.

“E' arrivato il momento – conclude - di alzare l'asticella della qualità nell'azione politica, di abbandonare le ottuse logiche di partito che portano a un sistema di potere cieco, che ha ridotto l'Umbria a una riserva indiana. Mi auguro che gli umbri possano ribellarsi a questa sorta di dittatura bolscevica che dura da sessanta anni e che, al di là di qualche posto di lavoro in cambio di voti, non ha inciso per niente sul benessere dei cittadini”.

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