PERUGIA - Gli studenti libici a Perugia vivono con crescente ansia e preoccupazione la rivolta che in queste ore divide il Paese. Ma al di la' dell'unanime condanna della violenza che insanguina la Libia la divisione e' evidente anche tra loro: c'e' chi si schiera apertamente con chi protesta e chi fa il tifo per il colonnello.

In tv scorrono le immagini di Al-Jazeera che mostrano le proteste e gli scontri in Libia quando veniamo accolti in casa da alcuni studenti libici che da qualche mese sono a Perugia grazie a una borsa di studio che permette loro di frequentare l'Universita' per Stranieri del capoluogo umbro. Una quindicina di ragazzi, alcuni provenienti da Tripoli, altri dal sud della Libia. Non vivono tutti nella stessa abitazione ma tra loro si conoscono, studiano insieme, si confrontano, soprattutto su quanto sta avvenendo nel loro Paese.

Tutti, martedi' scorso, hanno ascoltato le parole di Muhamar Gheddafi alla televisione. "Seguiamo costantemente e con apprensione quanto sta avvenendo in queste ore nel nostro Paese - spiega uno degli studenti, 27 anni, mentre con lo sguardo fissa le immagini di Al-Jazeera -.Quello che sta accadendo in Libia non ci piace". Da oltre sei mesi e' a Perugia ma la sua famiglia e' a Tripoli. "Ho sentito al telefono i miei familiari poco fa - ci dice - ma quello che raccontano loro non e' quello che vediamo in televisione, quello che trasmettono le emittenti arabe. Da Tripoli ci dicono che la situazione non e' percepita come particolarmente pericolosa.Le nostre famiglie sono serene".

"Molti di noi che si trovano in Italia si sono alterati quando hanno appreso in tv quanto stava accadendo - spiega un altro -. Poi ci siamo messi in contatto con le nostre famiglie che ci hanno rassicurato". Il discorso di Muhamar Gheddafi al Paese? "La gente dovrebbe ascoltare le sue parole per ritornare uniti - ci dice un altro studente, 25 anni, anche lui di Tripoli -.Non c'e' guerra in Libia. Gli attacchi arrivano da ragazzi che sono stati drogati, che agiscono per conto di altri. Quello che dicono in tv sono bugie". Alcuni sembrano aver creduto alle parole di Gheddafi, le ripetono piu' volte. Altri appaiono piu' riluttanti a rispondere alle domande. Prima di esprimersi si parlano tra loro, si confrontano in una sorta di piccolo dibattito, a tratti pacato, a tratti piu' acceso, in arabo.

"Basta sangue, basta violenza, basta la lotta. E' questo che noi vogliamo dire" interviene uno dei libici, uno dei piu' 'anziani' tra gli studenti presenti in casa. Da sette mesi e' a Perugia insieme alla moglie e ai figli e non nasconde di essere "molto preoccupato" per quanto sta avvenendo in Libia.

"Ma non vogliamo che altri Paesi entrino in questa questione - sottolinea -. Vogliamo risolvere questo problema da soli". Alcuni dicono di aver paura di cio' che potra' avvenire in futuro, altri si dicono comunque "fiduciosi" in Muhamar Gheddafi.

"Soltanto in una parte della Libia ci sono dei problemi - afferma un altro -. Non a Tripoli, piu' a Est, a Bengasi, a Derna". Resta in disparte, non partecipa al dibattito, uno dei ragazzi presenti in casa. Mentre gli altri discutono lui legge in Internet le ultime notizie che arrivano sul suo Paese. "In tutto il mondo arabo e' in corso un grande cambiamento - afferma ad un certo punto -. Anche in Libia la gente vuole un cambiamento. Il pensiero di 40 anni fa non e' quello di adesso.

Ghaddafi ha permesso per anni di restare uniti, ma ora ci vuole altro. Ci sono tanti problemi da affrontare: il lavoro, tanti giovani che non hanno una casa. Tra i ricchi c'e' tanta gente povera". Molti dei ragazzi che si sono schierati contro Gheddafi in queste ore non sono a Perugia ma a Roma, dove parteciperanno o hanno partecipato a manifestazioni di protesta, come quella svoltasi davanti all'Ambasciata libica. Altri avevano manifestato anche al centro di Perugia, martedi' scorso, contro il regime di Gheddafi.

"Gheddafi e' un terrorista", "Gheddafi come Bin Laden", "Basta dittatura", "Italia perche' sei rimasta zitta per cosi' lungo tempo?" avevano scritto in dei cartelli tenuti in mano in piazza IV Novembre, nel cuore dell'acropoli perugina. "Gheddafi sta uccidendo le persone per strada" aveva detto uno dei manifestanti, 37 anni, studente di educazione sanitaria,con 2 fratelli e 5 sorelle in Libia.

"La rivolta era nell'aria - ha detto un altro -. C'e' una opposizione forte a questo governo. I giovani vogliono lavoro e diritti in Libia". Intanto l'Universita' per Stranieri informa che da lunedi' scorso stanno arrivando a Perugia parte dei 500 laureati libici che studieranno la lingua italiana alla Stranieri per un periodo di circa tre mesi, prima di iscriversi a scuole di specializzazione e dottorati delle loro discipline di riferimento in diversi atenei italiani. Anche loro, come i ragazzi che ci hanno accolto in casa, sono titolari di borse di studio erogate dal loro paese. Mentre ci accompagna alla porta il gruppo di studenti ci ferma: "Una cosa e' importante che voi scriviate. Viva la Libia sopra a ogni cosa. Basta sangue".

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