VITERBO - Nella mattinata odierna, i Carabinieri del Comando Provinciale di Viterbo,  diretti della Procura della Repubblica di Viterbo, hanno dato esecuzione ad un provvedimento restrittivo nei confronti di sette persone, indagate – a vario titolo – di “spaccio” di sostanza stupefacenti e sfruttamento della prostituzione, sequestrando anche un locale notturno. Tali misure sono state eseguite con la collaborazioni di Reparti Speciali dell’Arma (Nuclei Ispettorato del Lavoro di Viterbo e  Nucleo Operativo del Gruppo Tutela del Lavoro di Roma e Nucleo Cinofili di Roma) nonché dei Comandi Provinciali di Terni, Perugia e Siena.

L’indagine ha inizio alla fine del 2016 allorquando, nell’ambito di una penetrante attività di controllo del territorio, furono acquisite notizie secondo le quali in alcuni comuni dell’Alta Tuscia , operava una rete di spacciatori di sostanze stupefacenti, segnatamente cocaina.

In seguito a ciò, seguendo le direttive del magistrato inquirente, i militari  del Nucleo Investigativo e della Compagnia CC di Viterbo sviluppavano un’articolata  attività investigativa – denominata Operazione Birretta (termine utilizzato frequentemente dai malviventi per indicare lo stupefacente) che permetteva di individuare a Castiglione in Teverina un soggetto, Z.G, che, con la complicità di altri, era diventato un punto di riferimento di numerosi assuntori della zona e del vicino comprensorio orvietano. Questi, a sua volta, si riforniva di stupefacenti da un macedone, E.A., che gravitava tra il viterbese, l’Umbria e la confinante Toscana. 

Alcuni degli indagati erano soliti frequentare locali notturni e ciò dava la possibilità agli inquirenti di far luce su un’organizzazione dedita allo sfruttamento della prostituzione. I coniugi M.E. e A.E., gestori di un night club di Viterbo, ottenevano importanti introiti anche dalle prestazioni sessuali, a pagamento, che le intrattenitrici del locali offrivano alla clientela dello stesso.   

In particolare, i due reclutavano donne straniere, prevalentemente dell’Est Europa, assumendole come intrattenitrici con contratti di lavoro di breve durata (in modo di alternarle  frequentemente) che venivano   ospitate

in appartamenti ubicati nel centro storico di Viterbo;

Per questa attività i due coniugi si avvalevano della collaborazione di un viterbese che provvedeva a prelevare le donne al loro arrivo alla stazione ferroviaria dia Viterbo, per accompagnarle nei luoghi di residenza e a trasportarle ogni sera sul posto di lavoro.

Le indagini hanno anche accertato che parte degli introiti percepiti dalle donne in questione versavano agli organizzatori del traffico parte dei compensi ricavati con le loro prestazioni sessuali avvenute sia all’interno del locale che al di fuori di esso.

Nel corso delle indagini è emerso anche un episodio inquietante: alcuni avventori del night, sotto l’effetto di cocaina, al rifiuto di una giovane lituana di avere un rapporto sessuale con loro, l’avevano malmenata pesantemente, tanto da costringerla a fuggire. Successivamente, con l’aiuto dei gestori del locale che temevano una sua eventuale denuncia alle forze di polizia, la giovane veniva costretta ad allontanarsi da Viterbo senza permettergli di ricorrere alle necessarie cure per accertare la gravità delle lesioni subite.

Gli elementi raccolti dai carabinieri hanno permesso alla Procura della Repubblica di Viterbo di chiedere al G.I.P. l’adozione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di:

Z.G. di anni 50, residente a Castione in Teverina,  pregiudicato, artigiano;
E.A. di anni 40, macedone, residente a Viterbo, operaio, pregiudicato;
M.E. di anni 61, residente a Montefiascone, imprenditore, pregiudicato;  
S.G. di anni 39, residente a Castiglione in Teverina;
S.M. di anni 39, residente ad Orvieto, operaio.
A.L. di anni 38, macedone,  residente a Montecchio (TR), operaio;
A.E. di anni 39, russa, residente a Montefiascone.

Oltre questi sono state indagate altre sette persone. 

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