Di Armando Allegretti

PERUGIA - La notizia era comparsa sul sito web de L’Unità già nel lontano 2009 quando gli 800 milioni del piano Romani-Brunetta per il superamento del digital divide che da tempo attendevano di essere sbloccati dal Cipe furono “congelati” in attesa della fine della crisi, “perchè il governo ha cambiato l’ordine delle priorità” dichiarò all’epoca Gianni Letta.

Nel 2009 Letta disse anche “Abbiamo dovuto riconsiderare le cose per dare la precedenza a questioni come gli ammortizzatori sociali”, perchè “l'occupazione è la nostra principale preoccupazione”.

Ma poi l'investimento sulla banda larga non era direttamente collegato alla creazione di nuovi posti di lavoro e alla ripresa dell’economia?

I fondi, disse Letta, “stanno lì, non sono stati spesi nè sciupati: una volta usciti dalla crisi si potrà riprendere l’ordine della priorità, e la prima sarà la banda larga”.
Le reazioni furono immediate, “Errore”, “doccia fredda”, “scelta senza futuro”. Sindacati, partiti di opposizione e associazioni di categoria tuonarono: “senza puntare su rilancio e innovazione non si esce dalla crisi”.
L'investimento complessivo previsto dal piano del viceministro Paolo Romani per estendere le reti ad alta velocità era di 1,4 miliardi, di cui appunto 800 milioni da reperire dai fondi Fas 2007-2013. Proprio quelli congelati: “Lo stanziamento era stato previsto prima della crisi, ora dobbiamo dare la precedenza a questioni come gli ammortizzatori sociali”, aveva detto Gianni Letta annunciando il blocco a data da destinarsi.
Qualcosa sembrava essersi sbloccato, ma ad oggi la situazione è rimasta pressoché immutata, i fondi previsti per Internet sono stati dirottati verso lidi migliori, dicono.

I 770 milioni di euro previsti per la banda larga e il superamento del digital divide entro il 2013, non saranno più disponibili, perché, “il Ministro Tremonti ha deciso di usare quei fondi per destinarli all’ammortamento dei titoli di Stato e per l’istruzione. Si materializzano, quindi, le paure degli utenti di internet e di quanti considerano la diffusione della rete un innegabile volano di sviluppo per questo paese”, dichiarò tempo fa l’Assessore alle infrastrutture tecnologiche immateriali Stefano Vinti. Secondo il precedente testo della Legge di Stabilità, il 50% del surplus del ricavato dall’asta che si è svolta per l’assegnazione delle frequenze doveva andare al settore delle telecomunicazioni. Ma il testo attuale, ora come ora, cambia le carte in tavola e nega quei fondi al settore, allontanando così la possibilità di garantire internet per tutta la popolazione nel prossimo decennio.

L’Italia, che già non è in vetta alle classifiche per lo sviluppo della tecnologia, perde un’altra occasione di diminuire la distanza con altri paesi europei, ma soprattutto dimostra ancora una volta di non aver affatto capito quali e quante potenzialità nasconde la “rete”.
“La scelta del Governo penalizza anche l’Umbria, disse Vinti qualche tempo fa. Nella nostra regione, stiamo marciando nella giusta direzione visto che da tempo puntiamo alla eliminazione del digital divide con passi significativi nella diffusione della banda larga, creando le condizioni affinché Internet svolga il suo ruolo trainante anche nello sviluppo economico”.

Una storia che si ripete quindi, come un cane che si morde la coda e che cambia di volta in volta priorità e destinazione per quei “benedetti fondi” che di certo gioverebbero alla ripresa economica e al superamento del digital divide.
 

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