Livia Parisi

L’Italia dice no al mais geneticamente modificato della Monsanto. Ci avete creduto? Purtroppo si trattava di un’imprecisione. È corsa rapidamente in rete, nei giorni scorsi, una notizia che ha stupito in molti: il ministro della Salute Renato Balduzzi scrive alla Commissione europea, chiedendo una sospensione d’urgenza dell’autorizzazione alla messa in coltura di sementi di mais Mon810, in attesa di nuovi accertamenti sui rischi connessi alla salute dell’uomo.
Rivendicando la presenza di nuovi dati o anche la semplice rivalutazione dei dati scientifici esistenti, infatti, secondo la normativa comunitaria, uno Stato membro può vietare varietà transgeniche.

L'Italia ha imboccato un vicolo cieco

Senonché questo aggiornamento non ha portato a nulla di nuovo: a Bruxelles dunque arriverà una domanda non accoglibile. L’ennesima strada chiusa intentata dall’Italia per far finta di fare qualcosa senza realmente fare nulla. Da qui la decisione della Fondazione Diritti Genetici, di chiedere a gran voce un un vero no agli Ogm, in nome della qualità e tipicità unica del nostro patrimonio agroalimentare. “L’unico strumento legislativo che può impedire definitivamente la coltivazione di piante transgeniche nel nostro paese”, spiega il presidente della Fondazione Mario Capanna, “è l’applicazione della clausola di salvaguardia, prevista dalla direttiva europea 2001/18 e già attivata in numerosi paesi dell’Unione. La stessa che il Movimento 5 Stelle chiederà con un’interrogazione parlamentare che stiamo preparando insieme in questi giorni”.

La firma della petizionr su Change.org

La Fondazione, poi, attraverso Change.org, la più grande piattaforma di petizioni al mondo utilizzata da oltre 20 milioni di utenti in 196 paesi, lancia proprio da questa settimana una raccolta firme rivolta a tutti coloro che chiedono che l’Italia sia Ogm-free.
Collegandosi a www.change.org si potrà firmare per chiedere ai ministri dell’Ambiente, dell’Agricoltura e della Salute di “attivarsi con urgenza per salvaguardare l’integrità del settore agroalimentare italiano attraverso l’unica azione legislativa davvero efficace: redigere e notificare alla Commissione europea la clausola di salvaguardia”.
Le possibilità di successo di una petizione come questa sono molte, considerando che, secondo un’indagine della Confederazione italiana agricoltori, il 55% degli italiani intervistati ritiene gli Ogm dannosi per la salute e il 76% crede siano meno salutari di quelli “normali”.

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