L’esperto di politiche sportive analizza l’attuale situazione del mondo del calcio

(AVInews) – Perugia, 1 apr. – “In questo dramma dell’epidemia Covid-19 tutti gli sport sono stati colpiti. Sono state rinviate le Olimpiadi del Giappone, gli Europei di calcio, e quasi tutte le manifestazioni nel mondo. In Italia, però, è in corso una singolare gara, con i presidenti dei club di serie A impegnati nel cercare di concludere la stagione sportiva entro l’estate, ad ogni costo, per cercare di evitare un danno stimato di 720 milioni di euro. Infatti, per i bilanci societari è decisivo che il campionato venga portato a termine in modo da incassare gli introiti dei diritti televisivi e attutire il colpo della perdita di valore dei titoli azionari delle tre società italiane quotate in borsa: Juve, Roma e Lazio. Una crisi che dimezza il valore delle azioni di tutte le principali società calcistiche europee quotate in borsa, come ci spiega Marcello Frisone su ‘Il Sole 24 Ore’”. A commentare la situazione del mondo del calcio in questo periodo di Coronavirus è Stefano Vinti, esperto e opinionista di politiche sportive.

“Proprio in questi giorni – ricorda Vinti – si è aperta una aspra polemica tra il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, che ha giustamente dichiarato che ‘le grandi società calcistiche vivono in una bolla speculativa oltre le loro possibilità. Il calcio è non tutto lo sport, lo sport non è solo il calcio’, a fronte di una possibile richiesta di aiuto allo Stato, con un obolo, a causa della crisi causata dal Coronavirus. La crisi però già esisteva, ben prima della comparsa del virus, come ha ribadito il ministro Spadafora”.

“Noi curiosi – spiega Vinti – siamo ora a conoscenza, dopo la lettura dell’ottimo Paolo Zuliani su ‘Il fatto quotidiano’, che la serie A ha accumulato ‘appena’ 2,5 miliardi di euro di debiti, con una classifica che vede la Juventus in testa con 576,8 milioni di euro, seguita dall’Inter con 490,1 milioni di euro, e poi la Roma con 495,4 milioni di euro. Al quarto posto il Milan con 164,4 milioni di euro, al quinto la Lazio con 121,6 milioni di euro. Poi il Genoa a quota 100,7 milioni di euro, l’Udinese a 82,3, il Bologna a 75,3, il Napoli a 74,2, il Sassuolo a 63,1 e così via”.

“Ci sono poi le plusvalenze – commenta infine Vinti –, che servono a coprire le perdite di gestione operativa vendendo calciatori a prezzi ‘leggermente’ al di sopra del reale prezzo di mercato. Solo al termine dell’ultima stagione, la serie A ha fatto plusvalenze per 717 milioni di euro, e oltre un terzo del totale è stato realizzato da Juventus e Roma. Pagamenti per 3/4 effettuati non con denaro liquido ma con la contro-cessione di altri giocatori. Una bomba a orologeria destinata tra non molto a esplodere. Le plusvalenze costituiscono oggi 1/4 dei bilanci dei club e se la serie A, nelle cinque stagioni tra il 2013-2014 e il 2017-2018, ha totalizzato plusvalenze per 2.637 milioni di euro, la Premer League ha fatto altrettanto con 2.686 milioni di euro, ma a fronte di un fatturato tre volte superiore. Inoltre, nel 2019 l’intera Europa ha speso per le commissioni pagate ai procuratori dei giocatori 565,2 milioni di euro e la serie A ha speso più di tutti con 118 milioni di euro. Considerando che il monte stipendi della serie A ammonta a 1,36 miliardi di euro, 200 milioni di euro più di un anno fa, perché lo Stato dovrebbe intervenire per affrontare una crisi del calcio professionistico che nulla o poco c’entra con il virus? Le risorse disponibili andrebbero impiegate per sostenere il diritto allo sport di base per tutti e il diritto dei cittadini alla attività motoria. In questo caso, stare dalla parte del ministro dello sport Spadafora deve essere un impegno politico e morale”.

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