Proclamato lo stato di agitazione unitario (Cgil, Cisl, Uil e Csa) del personale del Comune di Terni: “Le ragioni – spiega in una nota la Fp Cgil di Terni - sono molteplici, ma riconducibili tutte ad una questione, l’amministrazione, ormai da mesi, procede a colpi di mano, interrompendo il pagamento di parti consistenti del salario con decisioni unilaterali, disdettando accordi che avevano recepito istituti e norme contrattuali nazionali, riguardanti l’organizzazione dei servizi erogati ai cittadini, preoccupata unicamente di vessare i lavoratori e le lavoratrici”.
“Invece di svolgere il compito proprio di un Comune, cioè migliorare in qualità e quantità i servizi alla città – scrive il sindacato - si smontano, depotenziano ed esternalizzano servizi. Basta guardare alle supplenze nei servizi educativi, affidate a un’agenzia interinale, che nei fatti non funzionano, determinando un peggioramento delle condizioni di lavoro di insegnanti, educatrici e supplenti. Ma lo stesso vale per l'annosa questione della polizia locale e dei servizi sociali”.
Per la Fp Cgil quelli trascorsi sono stati mesi di "incontri infruttuosi” e di “melina”, di “enunciazioni mai seguite dai fatti”, di “rassicurazioni pronunciate in presenza del prefetto e smentite il giorno successivo”.
La vicenda dell’indennità delle educatrici è la classica "punta dell’iceberg" della situazione del personale comunale, ed ha comunque dell’incredibile: alle lavoratrici è stata sospesa da febbraio 2021 l’erogazione di una indennità di turno, prevista del contratto di lavoro nazionale, pur continuando a lavorare (dal 2008 ad oggi) in turno e senza che l’organizzazione dei nidi sia minimamente cambiata, tanto è vero che anche il dirigente del personale ha citato, tra le peculiarità del lavoro delle educatrici, il fatto di lavorare in turno.
“Ma evidentemente l’obiettivo era un altro – insiste la Fp Cgil - mettere le mani sul Fondo del salario accessorio dei dipendenti. Com’è noto, si tratta di soldi dei dipendenti, non facenti parte del bilancio dell’ente e separati da esso, la ripartizione dei quali è oggetto di contrattazione sindacale: l’amministrazione lo sa – rimarca il sindacato - e anche i dirigenti ne sono al corrente. D’altra parte, dell’analogo fondo del personale dirigente, a quanto ammonti e quanta parte di esso andrà a ciascuno dei dirigenti, si è parlato sui media locali recentemente e nessun amministratore lo ha messo in discussione, come è giusto che sia. Invece sembra che il fondo del salario accessorio dei dipendenti 'comuni mortali' sia nel mirino della politica, che evidentemente ne vuole disporre a proprio piacimento, con la compiacenza della dirigenza”.
Una decisione che trova l’opposizione di tutte le organizzazioni sindacali e della RSU, “ma l’amministrazione ha optato per un'azione impositiva – conclude la Fp Cgil - che non si riduce alla questione dell’indennità delle educatrici, ma colpisce tutti i dipendenti, con gestione del personale che non fa altro che generare e non risolvere conflittualità. Perché l’amministrazione pretende di disporre del fondo del salario accessorio, di ripartirlo (e distribuirlo!) secondo criteri non trasparenti e non concordati coi sindacati, come invece è previsto dalle norme? Queste le ragioni della proclamazione dello stato di agitazione, perché non si può fare a meno di chiedersi: cui prodest?”.

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