Sposalizio della Vergine a Città di Castello - Si spera in un "prestito"
PERUGIA - “La Giunta regionale in accordo con il Comune di Città di Castello e con la direzione umbra dei beni culturali già dichiaratasi disponibile, farà ogni tentativo possibile per ottenere in prestito temporaneo il celebre dipinto di Raffaello, ‘Lo sposalizio della Vergine’, oggi all'Accademia di Brera di Milano, per poterlo riesporre a Città di Castello, dove venne realizzato nel 1504”. Lo ha detto in Consiglio regionale l'assessore alla cultura Fabrizio Bracco rispondendo ad una interrogazione di question time del consigliere Andrea Lignani Marchesani (Pdl) che, nel formulare la richiesta ha evidenziato come la celeberrima opera, che inizialmente fu sottratta dalle truppe napoleoniche a fine '700, rappresenti di fatto “una proprietà umbra che temporaneamente deve tornare in Umbria”, e che già in passato si era pensato più volte di chiedere in prestito.
Bracco, che sul furto da parte dei francesi ha dato una versione diversa - “fu invece donata dalla municipalità di Città di Castello al generale Giuseppe Leghi, comandante dell'esercito francese della Repubblica cisalpina il 24 gennaio 1798” - ha detto che le le istituzioni locali da decenni si sono adoperate per fare tornare il quadro in Umbria, in particolare a Città di Castello, ma i tentativi anche del solo prestito sono fin qui caduti nel vuoto per non causare un trauma all’opera.
Dopo aver convenuto entrambi, sia Lignani Marchesani che l'assessore Bracco, sui rischi concreti corsi dal quadro a Milano, proprio per le condizioni ambientali in cui si è ritrovata l'Accademia di Brera, l'interrogante si è detto “soddisfatto” dell'impegno annunciato dall'assessore che ha indicato Palazzo Vitelli come collocazione possibile di una mostra. Sul fatto che il quadro, anziché sottratto dai giacobini francesi venne donato loro dalla municipalità di Città di Castello, Lignani Marchesani ha tenuto a precisare: “Quello in carica non era un governo legittimo, era schiavo dei francesi e si era sostituito al governo papale, allora legittimo”.
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