di Pasquale Coccia

Lo sport sociale entra a pieno titolo nell'agenda politica europea e sollecita l'Ue ad avviare politiche sportive comuni. Promosso dalla Commissione europea, il 21 e il 22 febbraio si svolgerà a Budapest il terzo forum europeo sullo sport. I temi oggetto di discussione riguardano argomenti importanti come l'attività fisica e la salute, il volontariato e le organizzazioni sportive senza fini di lucro, l'inclusione sociale nello sport, lo sport e i disabili, la scuola e lo sport, lo scambio di buone pratiche nello sport e il sostegno alle reti di associazioni sportive di base, la lotta alla violenza e alla discriminazione, il finanziamento dello sport di base e la buona governance, la parità dei sessi nello sport.

Gli argomenti individuati sono il frutto di una consultazione pubblica on line effettuata l'anno scorso su scala europea, che ha coinvolto istituzioni sportive pubbliche, società sportive di base ed esperti indipendenti (i risultati sono consultabili sul sito internet: http://ec.europa.eu/sport/library/doc/a/100726_online_consultation_repor...).

L'obiettivo della Commissione europea è di delineare politiche sportive coordinate e comuni nell'ambito dell'Ue. Per favorire il dibattito al forum di Budapest, al quale parteciperanno oltre duecento rappresentanti dei Paesi membri dell'Ue, la Commissione europea ha predisposto un documento, che indica con chiarezza quali temi dovrebbero essere prioritari nell'agenda dell'Ue per la promozione dello sport.
In Italia, le tematiche che saranno discusse al forum sono totalmente ignorate dalle istituzioni sportive, come il Coni, e dal governo, rappresentato dal sottosegretario Rocco Crimi, che ha la delega allo sport. Nel documento predisposto dalla Commissione europea si legge: «Le persone disabili hanno il diritto di partecipare alle attività sportive come gli altri. L'Ue e i suoi stati membri hanno firmato la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che prevede l'obbligo di adottare le misure opportune affinché tali diritti siano esercitati».

Quali misure ha adottato il governo Berlusconi per garantire il diritto allo sport alle persone disabili? In Italia dalla scuola primaria alla secondaria superiore, siedono tra i banchi 150 mila studenti disabili fisici e psichici, perché il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini non garantisce anche a loro il diritto al movimento con insegnanti di educazione fisica specializzati, come avviene per gli altri studenti normodotati, che svolgono due ore settimanali di lezione? La Commissione europea raccomanda agli stati membri dell'Ue di «favorire la partecipazione dei disabili agli eventi sportivi europei e di promuovere l'organizzazione di eventi riservati ai disabili in particolare attraverso il sostegno a progetti e reti trasnazionali. In questo contesto, va sostenuta la ricerca sulle attrezzature sportive riservate ai disabili». Nel nostro Paese, le barriere architettoniche impediscono alla stragrande maggioranza delle persone disabili, bambini, giovani e anziani, di accedere agli impianti per praticare lo sport a fini terapeutici o sociali e di assistere alle manifestazioni sportive.

Un altro tema centrale del forum europeo di Budapest è quello dell'integrazione sociale dello sport. Sull'importanza che lo sport ricopre nelle politiche del welfare la Commissione europea è molto chiara: «Lo sport consente agli immigrati e alla società ospitante di interagire in modo positivo favorendo l'integrazione e il dialogo interculturale. Con sempre maggiore frequenza lo sport è incluso in programmi specifici per gli immigrati, nonostante le differenze sostanziali negli approcci nazionali. Lo sport può anche essere un mezzo per l'inclusione sociale delle minoranze e di altri gruppi socialmente deboli o svantaggiati e può contribuire a migliorare la comprensione tra le comunità, anche in aree reduci da conflitti».
Quali politiche sportive di integrazione degli immigrati e delle minoranze etniche, sono state avviate dal governo Berlusconi e dal Coni, che ogni anno percepisce dalla finanziaria 470 milioni di euro? Nessuna. Eppure nel nostro Paese ogni anno il 6 giugno si celebra con certa enfasi e retorica la Giornata dello sport voluta proprio dal governo Berlusconi.

Anche sul fronte economico la situazione resta statica rispetto ad altri paesi europei. Se lo sport incide sul Pil mondiale per il 2% (World Economic Forum, Davos 2009), e fa registrare una crescita sul piano occupazionale superiore ai tassi medi negli altri Paesi europei, in Italia non sono state favorite politiche di solidarietà finanziaria tra lo sport professionistico e quello basato sul volontariato. Ad eccezione dell'Uisp, un ente di promozione sportiva, al forum europeo di Budapest l'Italia andrà a mani vuote, senza idee e priva di una rappresentanza governativa.

Da Il Manifesto del 19 febbraio 2011

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