di Giorgio Cremaschi.

Adesso sentiremo le solite frasi di cordoglio, che dureranno meno del solito perché ci sono le elezioni in cui si parla d'altro. Tre operai sono morti come topi per il gas, un altro è gravissimo. Nella fabbrica Lamina, all'interno della città più ricca ed europea d'Italia, Milano, si è uccisi sul lavoro come nell'800. Bastava pochissimo per evitare il massacro, le norme di sicurezza da rispettare in questi casi sono semplici. Non è stato così e c'è stata la strage. 
Ora sentiremo le solite frasi di circostanza, fare piena luce, accertare le responsabilità, balle. Tutti sanno tutto e quelli che piangono lacrime di coccodrillo lo sanno più di tutti. 
Nel 2017 gli omicidi di lavoro, quelli ufficiali, sono aumentati del 7% , secondo l'Osservatorio di Soricelli molto di più. La riduzione degli obblighi di sicurezza, il taglio al personale pubblico addetto ai controlli, una magistratura che sembra aver dimenticato Guariniello, una politica preoccupata solo di non ostacolare le povere imprese e di fare leggi per loro, liberismo, disoccupazione e precarietà hanno costruito le condizioni per il massacro. E le imprese che chiedono di lavorare oltre i limiti e le norme, altrimenti non si è veramente disponibili e si viene guardati male. E i mass media che certo non dedicano alla strage di operai la stessa attenzione che impegnano in altre loro inutili campagne. E gli economisti egli esperti che continuano a parlare di aumento della produttività, della flessibilità, della competitività e che non possono non sapere che nell'Italia di oggi questo vuol dire più morti. E quei sindacalisti che ora si indignano, ma poi firmano accordi che distruggono le tutele del lavoro. 
Lo sfruttamento del lavoro autorizzato, incentivato, esaltato è l'omicida autore delle stragi. Ma i suoi complici sono tanti e diffusi e io non voglio unirmi al loro cordoglio, anzi voglio disprezzarlo con dolore e rabbia. Sporchi assassini.

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