Sos credito: l’analisi e le proposte di Apifidi Umbria
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PERUGIA - “Chiediamo più attenzione da amministrazioni e mondo bancario per le esigenze delle imprese in fatto di credito il cui accesso ha rappresentato anche nel 2011 una forte criticità per le aziende di un tessuto economico di fondamentale valenza a livello produttivo e occupazionale per l’Umbria”.
Questo l’accorato e preoccupato appello lanciato da Maurizio Staffa, vice presidente di Apifidi Umbria, il Consorzio di Garanzia della Confapi regionale che supporta le realtà economiche del comparto manifatturiero umbro nei loro rapporti con le banche.
Staffa evidenzia come il 2011 abbia rappresentato per la categoria un momento difficile in generale e, in particolare, con riferimento all'accesso al credito; difficoltà accentuate da una ripresa debolissima nella prima parte dell’anno, inesistente nella seconda e con sbocchi di difficile identificazione. Un quadro, quello locale, che è riflesso di quello riscontrato nel resto del Paese.
“Lo scenario che si prospetta per il 2012 - continua Staffa - appare ancora più preoccupante. Infatti a fronte di una recessione annunciata dagli organismi internazionali deputati, abbiamo assistito e assistiamo a un depauperamento del patrimonio delle banche dovuto all’andamento borsistico dei loro titoli, a una diminuzione dei depositi da parte dei risparmiatori, alla necessità di adeguare in basso il valore degli attivi delle stesse banche rappresentati dai titoli del debito pubblico in portafoglio e, da ultimo ma non meno importante, l’applicazione già in atto dei nuovi rating voluti con l’accordo di Basilea 3. Tutto ciò, ovviamente, non fa altro che diminuire la capacità di finanziamento da parte delle banche e per contro crea ulteriori difficoltà alle imprese per ottenere credito. Il quadro si tinge ancor più di grigio-nero se si considera che i Consorzi Fidi, organismi che hanno svolto un ruolo determinante in questi tre anni di crisi supportando massicciamente le aziende associate, si sono appesantiti in termini di sofferenze. E ciò senza aver avuto la possibilità di ricapitalizzazione, più volte promessa dalle Istituzioni da un anno a questa parte e colpevolmente ancora a venire. Nessuna azione di mantenimento e, a maggior ragione di crescita, può ipotizzarsi senza un’adeguata politica del credito che deve essere messa al primo posto nella lista delle cose da discutere e fare. Non esistono imprese, economia, occupazione, ricchezza e, a cascata, azioni di redistribuzione senza un sistema del credito efficiente. Stupisce che se ne parli così poco”.
Staffa prosegue sostenendo che non c’è più tempo per rinviare i problemi (ne è un esempio la definizione di Ati Prisma 2). “Si devono assumere – conclude il vice presidente di Apifidi - provvedimenti a livello centrale e locale. I primi hanno a che fare con il potenziamento del Fondo Centrale di Garanzia in un’ottica di interazione e sussidiarietà con il mondo dei Confidi che hanno l’obbligo di assumere una massa critica sempre più estesa al fine di abbassare i costi delle garanzie e frazionare al massimo i rischi del credito. A livello locale si tratta di risolvere due problemi strategici. Il primo è quello della dimensione: l’Umbria non sembra autosufficiente con i numeri che ha, quindi appare utile e necessario completare il progetto di mettere a sistema i Confidi umbri opportunamente ricapitalizzati e guardarsi intorno presso le Regioni vicine per implementare prodotti e garanzie a costi più bassi. Il secondo attiene a una governance di sistema che veda il mondo delle imprese più protagonista”.
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