ORVIETO - Chiusura a sorpresa a Umbria Jazz Winter. Ieri sera, a introdurre il concerto finale, e' arrivato, inatteso, Renzo Arbore, che del festival umbro e' presidente. Una conclusione con verve e umorismo. Arbore e' venuto da Roma apposta per aprire la serata in onore dei vincitori del 'top jazz' italiano, ovvero i musicisti piu' votati dai critici specializzati, interpellati ogni anno, dal 1982, dalla rivista Musica Jazz, storica testata nata 65 anni fa, una delle piu' antiche del settore. Arbore ha parlato del livello attuale, altissimo, del jazz italiano. ''Quando sento suonare questi - ha detto - vorrei essere come loro. Pensate che il mio clarinetto, che ho ripreso dopo qualche tempo, mi ha detto: ma perche' mi tratti cosi?''. Insomma, un ambiente molto cambiato rispetto al passato. ''Ci siamo contati - ha scherzato - noi della vecchia associazione dei reduci del jazz, e siamo rimasti una decina. Forse allora eravamo cento''. Sulla scia della nostalgia, Arbore ha raccontato della sua visita alla casa di Louis Armstrong a New York ed ha regalato un aneddoto sul grande Satchmo: in visita al Papa con la moglie, alla domanda se avessero figli, Armstrong al pontefice rispose: ''No, ma ci stiamo divertendo un mondo cercando di farli''. Altro fuori programma (ma poi non tanto) e' stata anche l'esibizione al pianoforte del sindaco di Orvieto, Antonio Concina, un passato da pianista. E' accaduto nel Palazzo dei Sette, dove si svolgeva la parte piu' 'leggera' del programma di Umbria Jazz. A meta' strada tra il serio e lo scherzo, era stato lo stesso sindaco ad avanzare questa possibilita' nella conferenza stampa di presentazione del festival. Promessa mantenuta. Concina ha preso il testimone da un grande 'collega', Danilo Rea che, dopo aver concluso il suo set con Come together (Beatles) e Que sera (Chico Buarque), gli ha lasciato il pianoforte e i suoi due partner, Massimo Moriconi al contrabbasso e Massimo Manzi alla batteria. Concina ha suonato un tema poco noto di Hoagy Carmichael dedicato a Napoli e una bella composizione, intitolata 'Sentimentale', di Lelio Luttazzi. ''A suonarla mi sono commosso - ha detto Concina, che e' istriano di nascita - perche' Lelio era un caro amico. Con che spirito ho suonato? Con semplicita' e leggerezza, e del resto cerco di mettercene un po' anche in questa politica''. Orvietani incuriositi e sala affollata, per il primo sindaco apparso come musicista su un palco del piu' importante festival jazz italiano in quasi 40 anni di vita. In platea anche Arbore, amico di vecchia data di Concina, e passeggiando i due, con Carlo Pagnotta, direttore artistico di Umbria Jazz, hanno rievocato i trascorsi del jazz italiano di una volta.

 

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