“La prossima fusione di sei Casse di Risparmio locali in un’unica grande Cassa di Risparmio regionale dovrà essere l’occasione per il rilancio delle nostre aziende e non di restrizione del credito con eventuale perdita di posti di lavoro”. Lo scrive, in una nota, il consigliere regionale Andrea Smacchi (PD) preoccupato perché “le aziende umbre che hanno più rapporti e più linee di credito aperte, all’atto della fusione delle filiali locali, potrebbero subire una contrazione significativa della loro capacità di esposizione ritrovandosi con una sola linea aperta e di ammontare esiguo. A titolo esemplificavo – spiega -, se una piccola o media azienda ha in essere sei linee di credito da 100 mila euro, per complessivi 600 mila euro, il rischio è che si ritrovi, a seguito della fusione delle filiali, solamente con 100 mila euro di disponibilità”.

 

Per Smacchi, va evitato, quindi il rischio “di peggiorare la situazione di aziende che stanno già affrontando un periodo durissimo, a causa della crisi economica, riducendo loro anche la possibilità dello scoperto con il quale lavorano e pagano. In questa fase molto delicata che dovrà portare alla nascita di una grande Banca regionale, le Istituzioni e le Associazioni di categoria devono governare il processo e vigilare sui principi che regolano i rapporti fra privati al fine di evitare un contraccolpo economico-finanziario a danno delle nostre aziende medio-piccole con conseguente perdita di posti di lavoro. La Regione – aggiunge l'esponente della maggioranza - apra un tavolo di confronto tra le parti, si faccia promotrice di azioni che consentano un salto di qualità, volte a sostenere la continuità. A tale proposito – auspica - sarebbe opportuno che, almeno per un periodo transitorio di 1 - 2 anni, le linee di credito e di scoperto siano la somma di quelle in precedenza possedute dalle aziende. In questa fase così delicata i soggetti coinvolti – continua - dovrebbero avere un riferimento specifico, tipo uno sportello, al quale potersi rivolgere in caso di difficoltà o di diniego”.

 

Smacchi si dice convinto della possibilità e dell'importanza di “lavorare tutti insieme, grazie anche alla partecipazione attiva delle Associazioni di categoria, per permettere alla costituenda Banca dell’Umbria di continuare ad erogare lo stesso livello di credito a partire dalle aziende presenti in settori che hanno maggiori prospettive di ripresa. Credo - conclude Smacchi -, che le Istituzioni abbiano il dovere di indicare quali siano le priorità del nostro territorio considerato che, nonostante l’export abbia visto un incoraggiante incremento del 5,8 per cento, nel primo trimestre del 2012, sono ugualmente aumentati i disoccupati di 5.700 unità”.

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