ASSISI - "Le conosciamo bene, per averle vissute in prima persona, quelle scosse continue della terra che provocano sofferenza, paura e smarrimento. Ma il terremoto non può arrestare la speranza, solido ancoraggio per ricominciare: con questa determinazione vivemmo quei mesi del '97 e del '98, quando il sisma colpì ripetutamente Assisi e l'Umbria".

E' una "solidarietà umana e spirituale" quella che la comunità francescana del Sacro convento di Assisi esprime alle popolazioni dell'Emilia Romagna. Padre Enzo Fortunato, portavoce del Sacro convento, ricorda la sua esperienza di "terremotato", a partire da quella scossa del 26 settembre '97, quando il sisma fece crollare le volte della Basilica Superiore di San Francesco, causando la morte di due frati e di due tecnici della soprintendenza ai beni culturali dell'Umbria.

"La comunità francescana - sottolinea il custode del Sacro convento padre Giuseppe Piemontese - pur colpita così da vicino non smarrì neanche per un istante le sue convinzioni più profonde e la volontà di non fermarsi nella propria opera di fratellanza, solidarietà e ricostruzione nel ricordo di Francesco d'Assisi. Con fede e con speranza, oggi come ieri, ci inginocchiamo davanti alla tomba del Santo, pregando per le vittime e offrendo vicinanza a chi soffre", conclude padre Piemontese.
 

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