Sono del tutto comprensibili le difficoltà di chi, serbando convincimenti profondi sul fatto che l'acqua sia un bene comune, si trovi a condividere l'esperienza dell'amministrazione della nostra Città con chi ha così chiaramente dimostrato di avere sul tema una concezione esattamente contraria a quella e si ritrovi costretto a garantire fedeltà incondizionata ad un Sindaco che esalta i laboratori didattici di Rocchetta, fa plin plin con il Ministro Balduzzi, si è fin qui opposto a tutte le iniziative di consiglio comunale per il rispetto del referendum dello scorso anno ed oggi rimette il Comune contro i cittadini in un'ennesima e del tutto evitabile contesa giudiziaria.

È veramente un peccato che sul tema l'Assessore Simona Vitali continui a scambiare dei rilievi di natura squisitamente politica per delle aggressioni personali che metterebbero perfino in discussione la sua moralità ed offenderebbero la sua dignità personale. Sgombriamo dunque il campo da considerazioni di detta e completamente fuorviante natura, confermando l'alta stima per le doti personali dell'Assessore la cui nomina salutammo d'altronde come un'occasione per rendere più forte nella nostra Città la battaglia per l'acqua bene comune.

Alla prova dei fatti, però, l'occasione in potenza si è tramutata in un'illusione d'atto e con l'ultima decisione della Giunta di cui fa parte per la resistenza in giudizio contro il ricorso al Tar proposto dal Comitato Rio Fergia si è toccato il fondo. Pertanto, della replica che l'Assessore ha riservato agli interrogativi del PD si può anche condividere la ricostruzione della storia di questi anni, ma non la verve melodrammatica e piagnucolosa con cui si intenderebbe giustificare la propria metamorfosi da lupi a difesa dell'acqua ad agnelli presunti paladini delle Istituzioni.

Infatti, a differenza della scarsa conoscenza dei termini della vicenda che l'Assessore imputa al Pd, noi sappiamo bene che il ricorso al Tar del Comitato è stato indirizzato alla Regione dell'Umbria quale Istituzione che ha la competenza, l'autorità e il dovere di eseguire la sentenza del Consiglio di Stato. Ma è proprio per questo che risulta gravissima la decisione della Giunta per la resistenza in giudizio del Comune di Gualdo Tadino nello stesso procedimento e non è per niente vero, contrariamente a quanto sostiene l'Assessore Vitali, che questa resistenza al ricorso intentato dal Comitato contro un progetto deliberato dalla Regione sia per lo stesso Comune “un atto dovuto, derivante dalla consuetudine amministrativa e da quella correttezza istituzionale che non può e non deve mai essere persa di vista”.

Se la consuetudine amministrativa e la correttezza istituzionale che invoca la Vitali oggi, contro cui sbraitava ieri e con cui essa intende giustificare la deliberazione della sua Giunta fosse un'argomentazione valida, allora la Giunta Scassellati, a suo tempo, avrebbe dovuto fare lo stesso, costituendosi come parte nell'appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che aveva accolto le ragioni del Comitato di Boschetto. Allora la politica ebbe a dire la sua e la cosa, seppur da alcuni ventilata e da altri fortemente pretesa, non si perfezionò, mentre oggi si dice che la politica nulla può. Tutto è tecnico: il merito della vertenza, il ricorso del Comitato, la resistenza in giudizio del Comune.
Veniamo così al bandolo vero della matassa e a quell'ABC della politica su cui la Vitali sfida e di cui pretende per sé la conoscenza perfetta.

Non è vero che la politica nulla può. Intanto una cosa l'ha potuta: proprio la resistenza in giudizio contro il nuovo ricorso al Tar del Comitato per il ripristino effettivo dei luoghi e la messa in sicurezza del bacino imbrifero interessato dalle perforazioni di ricerca compiute da Idrea. Non ci risulta infatti che una Giunta sia un organo tecnico: essa delibera sempre “politicamente”, per quanto sulla scorta dei dossier degli uffici e dei tecnici, e nella fattispecie ha assunto una posizione tutt'altro che tecnica, ma eminentemente politica alla cui base c'è una scelta chiara ed intellegibile.

E' dunque una bugia dalle gambe cortissime e dal naso lunghissimo che in questo caso la politica avrebbe inesorabilmente dovuto abdicare alla tecnica e non avrebbe potuto far altro che resistere in giudizio contro il Comitato in un procedimento di cui il Comune non era nemmeno chiamato a farne direttamente parte: la politica della Giunta Morroni ha solo scelto da che parte stare, quali obiettivi perseguire, quali istanze accogliere, quali interessi rappresentare.

In questa luce, le parole dell'Assessore Vitali, le prime e le sole che ad oggi sono state pubblicamente pronunciate dall'interno della Giunta per giustificare la decisione della resistenza in giudizio contro i cittadini di Boschetto, meritano e richiedono un chiarimento immediato che deve innanzitutto pretendere il Comitato per la difesa del Rio Fergia, nella stessa misura in cui in simili fattispecie si è fatto con altri amministratori ed esponenti politici.

Come si vede, non vi è alcuna intenzione personalmente offensiva nei confronti dell'Assessore Simona Vitali, non da parte nostra: la invitiamo anzi a riappropriarsi dei suoi convincimenti, a riconsiderare in maniera più appropriata le facoltà, l'autonomia e il primato della politica migliore e a fare fronte comune, noi dall'opposizione, lei dall'interno della Giunta, contro una decisione peraltro presa in sua assenza che è ostile alle ragioni dell'acqua bene comune e dei cittadini e all'interesse della collettività.

La Giunta si può e si deve ritirare dal processo al Tar e a questo fine intervenga anche la Vitali se vuole dimostrare coerenza con le sue battaglie. La Giunta si impegni affinchè l'annosa vicenda dei pozzi di Corcia e Rigali si chiuda per sempre con l'accoglimento definitivo delle richieste dei cittadini di Boschetto.
E' questo l'unico atto dovuto ed è questa la vera correttezza che si pretende dalle Istituzioni nel caso della vertenza del Rio Fergia, così come, ad un anno esatto dal referendum, l'unico atto dovuto e la vera correttezza che si pretende dalle stesse è il rispetto della legge direttamente scritta dai cittadini italiani: l'acqua è un bene comune e la sua gestione deve appartenere a tutti.

Gianluca Graciolini

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