Se fosse per quello che è emerso dal bel dibattito organizzato a Perugia da Articolo 1 – Mdp e Sinistra italiana presso il Parco di Santa Sabina, il partito unico della sinistra sarebbe cosa fatta o quasi. Incalzati dalle domande di Giuseppe Castellini, già direttore di Giornale dell’Umbria e Nuovo Corriere Nazionale e attualmente opinionista anche su alcune tv umbre, Alfredo D’Attorre (importante deputato di Art. 1 – Mdp) e Peppe De Cristofaro (senatore di punta di Sinistra italiana) si sono mossi sul filo della convergenza, politica e programmatica. Ossia la necessità che la sinistra, “di cui in questo Paese c’è un grande bisogno e che viene chiesta a gran voce dal nostro popolo”, si presenti unita sulla base di un programma preciso e penetrante e di un Manifesto da sottoporre agli italiani e che rappresenti un vincolo di impegni strettissimo.

L’unica questione su cui, durante il dibattito che è stato introdotto da due ottimi interventi di Valerio Marinelli (coordinatore provinciale di Articolo 1 – Mdp) ed Elisabetta Piccolotti (segretaria regionale di Sinistra italiana), tra i due parlamentari è sembrata emergere qualche discrasia è stata la questione Pisapia. D’Attorre ha respinto qualsiasi pretesa leaderistica di Pisapia, ma ha affermato che l’ex sindaco di Milano resta comunque uno degli interlocutori del progetto di unità. Peppe De Cristofaro, che non ha perdonato a Pisapia l’appoggio al ‘Sì’ nel referendum costituzionale, è apparso invece molto più freddo.

Per il resto, convergenza su un programma che rimetta al centro il lavoro (i due hanno convenuto con i dati presentati da Castellini, secondo i quali non è affetto vero che l’occupazione sia in aumento, ma anzi continua a diminuire), che redistribuisca il peso fiscale accentuando la progressività (“è uno scandalo questo bonus sugli asili nido non legato al reddito e basato su chi arriva prima a fare clic), con l’introduzione di una tassa di successione per i patrimoni più elevati, salvaguardando invece le fasce meno abbienti e del ceto medio. De Cristofaro, da parte sua, ha aggiunto la necessità di misure che spingano sulla gratuità dell’istruzione, visto che la crisi sta incidendo sui tassi di frequenza e di abbandono dei giovani negli studi, con le categorie meno abbienti, ma anchge del ceto medio, che tornano ad essere colpitre da questo fenomeno, che penalizza le prospettive di qualità di vita e di lavoro di centiniaia di migliaia di giovani dei ceti meno abbienti e del ceto medio.

In sostanza un programma che recupera i valori più profondi e più alti della sinistra, che ricorda quello dei “Gloriosi trent’anni” (quelli dalla metà degli anni Cinquanta agli anni Ottanta del Novecento) in cui, nell’Occidente, la crescita fu diffusa e anzi fu più veloce per i ceti più poveri e per il ceto medio. Anni caratterizzati da una modertata disuguaglianza, che invece oggi è diventata gravissima, con le risorse che sempre più corrono dalle parti basse e medie della piramide sociale verso quelle più alte.

Molto nutrita la platea, segno di un’attenzione e di un interesse verso quello che si sta muovendo in un’area che mira a raccogliere le speranze di un ampio arco sociale duramente penalizzato dalla recessione ma che stava subendo pesanti arretramenti, a favore dei ceti più abbienti, già prima dell’arrivo della recessione, sull’onda del trionfo del cosiddetto ‘turbocapitalismo’ mondiale, che tanti disastri ha prodotto come d’altronde già avvenne alla fine degli anni Venti, quando il turbocapitalismo ebbe modo di dimostrare per la prima volta come sia capace di creare sconquassi, con un corollario gravissimo di disuguaglianze e di rottura gravissima della coesione sociale.

Una prospettiva che l’Europa e l’Italia debbono assolutamente combattere e battere, pena l’ulteriore crescita della disuguaglianza, ormai arrivata a quella che c’era ai tempi della Belle Époque e che non a caso fu tra gli elementi che determinarono lo scoppio della Grandue Guerra.

Non sono mancati, durante il dibattito, momenti di vera e proprria indignazione, come quando Elisabetta Piccolotti ha bollato come “vergognosa” la liquidazione di 30 e rotto milioni di euro a Flavio Cattaneo per poco più di un anno di lavoro come amministratore delegato di Telecom. D’Attorre ha affermato che nel programma unitario della sinistra dovrà esserci un punto che prevede tasse più elevate per quelle imprese ch epagano i manager più di una certa soglia. “Se pagano queste cifre stratosferiche – ha detto D’Attorre – è segno che se le possono permettere ed è quindi normale che non godano di tassazione agevolata”.

All’interno del dibattito c’è stato anche un ampio spazio per la relazione di un rappresentante della Rsu (Rappresentanza sindacale unitaria) della Nestlè-Perugina sulla vertanza in atto per scomgiurare la mobilità di quasi 400 lavoratori dello stabilimento Perugina di San Sisto. Articolo 1 – Md e Sinistra italiana hanno espresso la solidarietà più forte al sindacato e ai lavoratori, mettendosi a disposizione e in mobilitazione a tutti i livelli per uno sbocco favorevole della vertenza.

Condividi