Sinistra per Gualdo: Con i lavoratori della Faber. Serve intervento del governo
La Sinistra per Gualdo, assieme a Rifondazione Comunista di Perugia e ai Giovani Comunisti, è da sabato scorso che partecipa attivamente al presidio delle lavoratrici e dei lavoratori della Faber in lotta per scongiurare la chiusura dello stabilimento produttivo di Fossato di Vico, annunciata unilateralmente dalla multinazionale proprietaria, la svizzera Franke.
La nostra presenza non vuole testimoniare solo un atto dovuto di solidarietà nei confronti dei lavoratori e delle loro famiglie, ma si pone come sostegno attivo ad una vertenza sacrosanta e si concretizzerà anche nei prossimi giorni, nelle prossime iniziative di mobilitazione e di lotta, come impegno diretto in ausilio del presidio dei lavoratori. Questi ragazzi e queste ragazze, questi uomini e queste donne, non dovranno mai essere lasciati soli in una vertenza che si preannuncia lunga, difficile e complessa, affinché la stessa assuma un carattere di rilievo nazionale. Centonovanta posti di lavoro sono un’enormità in un’area già profondamente segnata dalla crisi economica ed occupazionale, tanto più in un settore che fino ad oggi ha ben garantito diversificazione produttiva nel territorio e presa sui mercati. Questo territorio, ed in generale l’Umbria, non può certo permettersi di perdere un altro dei presidi industriali più significativi e con esso altre centinaia di posti di lavoro.
Nel presidio di questa mattina presso la direzione aziendale di Fabriano abbiamo voluto ancora una volta dimostrare la nostra presenza al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori della Faber con una folta rappresentanza dei nostri militanti. Sappiamo che alcuni sindacalisti, per non perdere l’antico vezzo, si sono addirittura lamentati di questa presenza ben visibile ed apprezzata dai lavoratori, contrariamente all’atteggiamento di chi li dovrebbe rappresentare. Al di là delle polemiche che si potrebbero fare su un comportamento trito, ritrito e così incredibilmente, evidentemente irresponsabile che nasconde invano interessi altri dalla difesa del lavoro, ci preme invece sottolineare il rischio che si può nascondere dietro la mal sopportazione di taluni dirigenti sindacali per le bandiere rosse che hanno sempre rappresentato le lotte dei lavoratori nel nostro Paese. Non vorremmo proprio che, neanche a fronte della possibilità di perdere da subito 190 posti di lavoro, l’unica preoccupazione e l’unica problema per chi dovrebbe avere la responsabilità di pretendere delle risposte ed agire limpidamente una vertenza per scongiurare tale sciagura, sia quella di limitare la possibilità dei comunisti e della sinistra di sostenere le mobilitazioni dei lavoratori.
E non vorremmo che vi sia sottovalutazione rispetto alla sorte di questi ultimi o rassegnazione per una decisione unilaterale di un’impresa multinazionale contro cui va al contrario imbastita una lotta ed una mobilitazione incisive, determinate e senza cedimenti. Diversamente, sarebbe un film già visto, anche di recente, anche nel nostro territorio, con note e non certo esaltanti conseguenze.
Vorremmo anzi che tutte le organizzazioni sindacali, unitariamente, servano bene la loro missione, senza remissioni o accomodamenti inopportuni e francamente fuori luogo che in questo caso e di fronte alla prospettiva che si aprirebbe per questi lavoratori significherebbe solo condannarli a un po’ di cassaintegrazione ed alla successiva disoccupazione. Le maestranze della Faber non sono rassegnate alla fine dell’azienda in cui hanno prestato la loro professionalità e che è cresciuta anche grazie a questa e al loro lavoro. Vanno perciò assecondate tutte le iniziative di lotta che decideranno autonomamente per potenziare la vertenza, compresa quella di minacciare ed eventualmente organizzare, sul modello OMSA, una campagna di boicottaggio di tutti i prodotti della Franke attraverso la rete.
I sindacati hanno fin qui fatto bene ad invocare l’intervento delle due Regioni coinvolte, Umbria e Marche, ma l’ipotesi dello smantellamento di questa presenza industriale va immediatamente portata sul tavolo del governo e del ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, a costo di disturbare dei manovratori che si ostinano a non vedere le reali priorità del nostro Paese, in primis la chiusura delle aziende o la fuga degli investitori all’estero. Ed anche la politica, al di là delle scontate solidarietà di facciata, deve fare la sua parte e lavorare per pretendere la convocazione di un tavolo nazionale ed una soluzione positiva in quel contesto della vertenza, possibile solo con il passo indietro della direzione aziendale. Il confronto con una multinazionale che comunque manterrebbe i suoi interessi, molte attività e la sua presenza nel nostro Paese con la sua sede di rappresentanza di Peschiera del Garda, con quella direzionale di Fabriano, con lo stabilimento di Sassoferrato e con la sua rete commerciale è materia di governo e chiama ad un intervento di politica industriale incisiva e diretta a livello centrale.
In questa consapevolezza e per questa necessità, vogliamo così rilanciare la proposta che di fronte all’ennesima sciagura economica ed occupazionale che ha investito il nostro territorio, serve una mobilitazione unitaria di tutte le sue forze con un consiglio comunale grande ed aperto di tutta la dorsale appenninica, come primo momento di un’unica e grande vertenza territoriale che rivendichi politiche ed interventi concreti per la sua reindustrializzazione, per la salvaguardia dei posti di lavoro e per il mantenimento delle presenze industriali.
Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini
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