Se fossimo tra quei cittadini che solo tre anni fa accordarono il proprio consenso alla coppia Morroni-Monacelli, oggi ci preoccuperemmo di mettere in piedi un’associazione per i diritti degli elettori ed intenteremmo una sorta di class action nei loro confronti, per essere state vittime del più grande inganno politico mai concepito in precedenza, visto l’abisso che c’è tra le promesse propagandate a piene mani e il nulla dei fatti, tra quelle così programmaticamente virtuose del primo momento e la dannosità delle due o al massimo tre scelte compiute di un qualche peso.

Una di queste è proprio la realizzazione del nuovo centro commerciale previsto nell’area dell’ex consorzio agrario. Avevano detto a gran voce: mai più centri commerciali! Stanno facendo l’esatto contrario con l’aggravante che l’ennesimo centro commerciale si realizza grazie ai 3500 mq di terreno di proprietà comunale che serve ai calcoli delle cubature per la finalizzazione del progetto.
Nella conferenza stampa di venerdì scorso, convocata in fretta e furia da una Giunta spaventata dalla petizione popolare, è andato in scena uno spettacolo che rasenta l’indecenza, svela la precarietà su cui si regge l’operazione concordata tra Comune e rentiers ed aggrava la posizione dell’Amministrazione comunale.

Se un nuovo centro commerciale nasce perché gli investitori si ripromettono di erodere fette di mercato agli altri già presenti ci sta e fa parte del gioco economico e della libera concorrenza. Un’amministrazione avveduta avrebbe però ed almeno dovuto sollecitare che un’ulteriore proliferazione dei centri commerciali garantisca dei benefici non solo a chi li fa e li gestisce ma anche a chi li frequenta: la libera concorrenza dovrebbe perciò riguardare non solo la creazione dell’offerta ma anche il sostegno della domanda, con l’abbassamento dei prezzi al consumo. Su questo il silenzio del Sindaco e della Giunta è stato totale, ancorché sappiamo bene che nel nostro Paese l’andamento dei prezzi e del costo della vita è ben al di sopra del potere d’acquisto dei salari, degli stipendi e delle pensioni ed è stato così indipendente dai fattori virtuosi che avrebbe dovuto garantire la maggiore concorrenza in ragione dell’abnorme invasione della grande distribuzione, anche nel caso di Gualdo. Parimenti, nella fattispecie, qualche dubbio sull’operazione decisa dalla Giunta Morroni dovrebbe venire proprio ai paladini del libero mercato: non ci pare che il fondamento liberista per eccellenza, quello della concorrenza a parità di opportunità e senza interferenze pubbliche trovi conferma nell’iniziativa pubblico/privata così come concepita in questo caso. Si fa un centro commerciale grazie ad un regalo del Comune, quando tutti gli altri operatori non hanno certo potuto contare su questi benefici.

Ma nella conferenza stampa di venerdì scorso, il Sindaco e tutta la Giunta si sono resi compartecipi di un “programma” economico inquietante, senza se e senza ma. Gli investitori della società “il Granaio” hanno espressamente detto che si ripromettono non solo di erodere mezzo milione di euro per ogni media superficie di vendita di alimentari, ma anche di erodere fatturato per 10 mila euro all’anno ad ogni negozio di prossimità, senza che né il Sindaco né la Giunta abbiano battuto ciglio. Non c’è che dire: siamo in presenza di una compagine amministrativa che si rende partecipe di una speculazione immobiliare in perfetto stile e contemporaneamente, scientemente, si mette addirittura a programmare la morte del piccolo commercio, i cui operatori si prodigano ancora nell’ostinazione di armonizzare la funzione sociale e di servizio al cittadino dei propri esercizi con una redditività sempre più compromessa dalla crisi economica e dall’incalzare della grande distribuzione.

Una vergogna inedita: più volte abbiamo sostenuto che i commercianti gualdesi sono stati letteralmente turlupinati da questo Sindaco e da questa Giunta, venerdì scorso ne abbiamo avuto la più incontrovertibile delle conferme. Contro quelle parole dovrebbero insorgere le associazioni di categoria, a partire dalla Confcommercio, quella maggiormente rappresentativa a Gualdo, a tutela della stragrande maggioranza dei suoi associati che verrebbero così consapevolmente danneggiati dal progetto dell’ex consorzio.

La seconda assurdità di cui il Sindaco e la Giunta si sono resi compartecipi nel corso di quella conferenza stampa è altrettanto inquietante. Hanno di fatto affiancato i rappresentanti della società per quella che si è contraddistinta come la “prima” di un’operazione promozionale per la vendita o l’affitto degli immobili previsti nel centro, dimenticando che per queste evenienze i privati hanno liberamente a disposizione il contatto diretto, le agenzie immobiliari e, al limite, gli istituti di credito od altre agenzie economiche di loro fiducia, non certo il Consiglio comunale della Città e l’egida della pubblica amministrazione locale.

Stendiamo poi un velo pietoso sul presunto ritorno pubblico dell’affare, proprio quell’auditorium che secondo la vanagloria del Sindaco dovrebbe servire a sviluppare ed integrare l’offerta turistica della Città. Non sappiamo a quale tour operator si rivolga il Primo cittadino, ma è semplicemente banale ed irriverente per l’intelligenza media di un qualsiasi gualdese continuare a sproloquiare di turismo quando si è chiuso all’unica opportunità effettivamente utile a questo fine di dotare la nostra Città di un complesso ricettivo degno di questo nome. E non sappiamo a quale convegnistica o a quale domanda culturale si riferisca il Sindaco per giustificare il suo sogno di magnificenza, senza minimamente porsi la questione di come sostenere i costi vivi della patrimonializzazione, della manutenzione e della gestione di un complesso la cui insostenibilità economica ne compromette già oggi il regime e la funzionalità.

Infine: dall’illustrazione dell’operazione fatta nella conferenza stampa prende sempre più corpo l’ipotesi che il nuovo centro commerciale ospiterà operatori già presenti nella nostra Città, anche per quel che riguarda il supermercato. Anche in questo caso si tratterebbe di una follia di cui si renderebbe partecipe l’amministrazione comunale senza che essa abbia predisposto alcun accorgimento di sorta per evitare la desertificazione di un altro pezzo di Città, attraverso una più attenta programmazione urbanistica e dello sviluppo. Che fine faranno tutti quegli operatori commerciali o di servizio al cittadino che hanno costruito attorno o dentro un grande complesso commerciale la loro prospettiva economica? E che fine farà l’area da cui pare se ne andranno alcuni dei più importanti presidi commerciali e di servizio? E se si dovesse solo trattare di un più semplice trasferimento di attività ed esercizi già esistenti perché continuare ad illudere i cittadini sbandierando 70 nuovi posti di lavoro? Tutte domande che ad oggi non trovano risposta da parte del Sindaco e della Giunta e dalla larghissima maggioranza che ha preso corpo proprio su questo “affare”, un partito unico della rendita sempre più distante dal sentire più profondo della Città e sempre meno connesso con le istanze più autenticamente popolari che anche su queste questioni comprendono la necessità di un’alternativa e di un’inversione radicale di tendenza.

E’ quanto si dimostra con il successo della raccolta di firme cui abbiamo dato vita già dalla giornata di venerdì scorso e che si sta rapidamente diffondendo in Città, trovando molta disponibilità trasversale tra gli operatori commerciali e i cittadini. Tra il pomeriggio di venerdì e la mattinata di sabato, già oltre duecento sono state le firme raccolte tra i gualdesi nel solo centro storico e nel quartiere di San Rocco per contrastare il progetto che vuole la realizzazione di un altro centro commerciale e per manifestare la propria indisponibilità nel consentire l’utilizzo a questo fine di un terreno di “loro” proprietà. E’ già possibile sottoscrivere la petizione in almeno 15 esercizi commerciali e nelle prossime settimane verranno allestiti banchetti itineranti, a partire da quello di giovedì 22 marzo presso il mercato settimanale. Fin da questa settimana, la petizione verrà estesa a tanti altri esercizi commerciali e partirà anche il porta a porta.

Con essa ci proponiamo di sottoporre a referendum la questione e di cambiare radicalmente la natura e la destinazione del progetto, considerata la sua rilevanza pubblica per la Città e la sua economia ed in virtù del fatto che un bene comune venga mercificato ad interesse esclusivo di pochi privati, per di più ad ulteriore danno dell’economia in generale, del settore commerciale in particolare e rischiando di assestare il fatidico colpo di grazia a tanti operatori e al Centro storico, quello che dovrebbe rappresentare l’anima di una comunità di 15 mila abitanti. La partita è ancora apertissima, nonostante il voto pressoché unanime di un consiglio comunale in difetto di rappresentatività e nonostante la stranissima condivisione di chi dovrebbe rappresentare la generalità degli interessi dei commercianti e non solo quelli di pochi tra loro.

Ci sono ancora otto mesi abbondanti per perfezionare l’iter amministrativo, prima dell’avvio dei lavori secondo le attuali previsioni progettuali: pretenderemo perciò che i risultati della petizione possano essere presi nelle dovute considerazioni nel corso delle ulteriori tappe autorizzative, a partire da quelle che verranno espletate dalla Regione. L’invito che rivolgiamo ai gualdesi è pertanto quello di rimuovere la rassegnazione o l’indifferenza dalle loro coscienze e di contribuire almeno con una firma alla promozione di un’altra idea di Città, migliore perché più solidale e rispettosa della coesione sociale, più ricca perché più a misura d’uomo, di donna e di cittadino, più libera perché indisponibile a manomettere la verità sulla crisi cui ci ha condotto l’attuale modello di sviluppo e a mercificare il bene comune per l’interesse di pochi.

Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini

 

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